Il Ministro dell’Interno Alfano reitera la sua promessa sul concedere il mezzo blindato al magistrato minacciato di morte ma sono rimaste, solo, parole.
Ci chiediamo, nel contempo, se il povero magistrato che sta svolgendo il suo straordinario lavoro d’indagine dovesse subire qualche atto materiale delle minacce che gli hanno promesso, il Ministro non dovrebbe essere chiamato in “concorso morale (il correo dà un impulso psicologico alla realizzazione di un reato che materialmente viene commesso da altre persone)” con i malavitosi?
Non può essere solo negligenza o sottovalutazione.
Proviamo a ragionarci sopra.
MOWA
Il ministro Alfano, un anno dopo, ripete la promessa
di Aaron Pettinari
“Abbiamo deciso di utilizzare ogni mezzo, ogni tecnologia usata in ogni parte del mondo, a tutela dell’incolumità dei magistrati di Palermo”. Parola di Angelino Alfano. Ad un anno dalla condanna a morte lanciata dal carcere da Salvatore Riina ed in seguito alle dichiarazioni su un progetto di attentato nei confronti di Antonino Di Matteo, rese dal neo pentito dell’Acquasanta Vito Galatolo (“E’ un bidone carico di tritolo” e sarebbero coinvolti “personaggi esterni a Cosa nostra”) il ministro degli Interni ha di fatto promesso l’arrivo del bomb jammer, lo strumento in grado di annullare gli impulsi degli ordigni attivati a distanza. Lo ha ribadito durante la riunione svolta ieri al Viminale del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicata alla vicenda delle minacce ricevute dai magistrati siciliani. All’incontro, oltre al ministro, erano presenti il procuratore generale Roberto Scarpinato, il procuratore di Palermo Leonardo Agueci, quello di Caltanissetta Sergio Lari ed anche lo stesso Pm Nino Di Matteo. Alfano ha aggiunto: “Fin qui abbiamo destinato loro tutta la forza di cui lo Stato dispone in termini di mezzi e di uomini. Numero e qualità degli uomini a protezione dei magistrati rispondono a criteri di eccellenza”.
La manifestazione e le promesse mancate
Proprio sabato in tutta Italia le Agende Rosse di Salvatore Borsellino ed i comitati di Scorta civica (a Palermo erano scesi in piazza oltre duemila giovani, affiancati da cittadini e rappresentanti del mondo dell’associazionismo antimafia) hanno organizzato delle manifestazioni per tornare a chiedere la dotazione del bomb jammer per la sicurezza del pm storico del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia. La promessa rinnovata da parte del ministro appare come una vittoria da parte dell’intera società civile ma alla luce delle tempistiche fin qui adottate per dare una risposta non vi è ancora alcuna certezza. Nel dicembre 2013, infatti, lo stesso Alfano in conferenza stampa (dopo l’incontro del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza) alla domanda di Antimafia Duemila sulla mancata risposta all’interrogazione parlamentare dell’on. Luigi Di Maio del 14 ottobre 2013 (relativa alla effettiva disponibilità del “jammer” per Nino Di Matteo), il ministro dell’Interno aveva risposto che per il dott. Di Matteo il dispositivo anti bomba “era stato reso disponibile”. In quell’occasione non venne fatto alcun riferimento alla tipologia dello strumento (se di vecchia o nuova generazione) né sulle controindicazioni per la salute che portava con sé. Pochi giorni dopo, all’audizione durante la trasferta milanese della commissione parlamentare antimafia il 16 e 17 dicembre 2013, rispondendo ad una domanda dell’onorevole “cinquestelle” Giulia Sarti parlò degli effetti collaterali e disse: “Noi l’abbiamo già reso disponibile, salvo un’accurata verifica tecnica. Non posso dire l’ora o il giorno, ma mi sento di dire che la verifica si concluderà in un ristrettissimo lasso di tempo, certamente nei prossimi giorni”. Da quel giorno è passato quasi un anno e nel mentre Angelino Alfano, dopo aver accettato di incontrare Salvatore Borsellino ad una data concordata, lo scorso 12 aprile (giorno fissato in accordo col Viminale) il ministro degli Interni era assente, scegliendo di presenziare ad un convegno del nuovo centrodestra.
Le indiscrezioni giornalistiche
Oggi, alcune indiscrezioni giornalistiche parlano di modifiche messe a punto sul jammer, in modo da renderlo compatibile con gli spostamenti del magistrato nella città di Palermo. Non solo. Si dice anche, così come ha riferito Alfano, che verrà presto acquistato un “nuovo esemplare” di ultima generazione che risponderebbe a tutti i requisiti di sicurezza, teoricamente lo stesso modello usato in occasione degli spostamenti dei grandi capi di Stato (come avvenuto a Roma per Obama).
Anche il Csm in trasferta
Secondo quanto riportato dal procuratore nisseno Sergio Lari le nuove intimidazioni sarebbero “concrete” (si è ancora alla ricerca del tritolo) e per questo motivo il Comitato avrebbe deciso di dare il proprio assenso alla nuova dotazione. Nel frattempo il vice presidente del Csm Giovanni Legnini ha annunciato che a Palermo si terrà un plenum straordinario del Csm tutto dedicato al contrasto alla criminalità organizzata. Legnini ha incontrato i pm nella Capitale assieme al consigliere di Area Piergiogio Morosini, in passato Gip del processo sulla trattativa Stato-mafia. Proprio Morosini, assieme ad altri consiglieri, si era fatto promotore di questa trasferta sin dai primi giorni delle notizie delle intimidazioni. Legnini, oltre ad esprimere la totale solidarietà del Consiglio superiore della magistratura ha manifestato anche “la disponibilità a esprimere con ulteriori atti concreti la vicinanza del Csm ai pm di Palermo, che vivono una situazione di enorme difficolta’ e angoscia per le minacce mafiose”.
19 novembre 2014