Nota di Marco Rizzo
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che, in questi ultimi anni, ha distrutto identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con coerenza al comunismo. In questo percorso, appunto da comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimento comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, indicando nei processi di revisionismo di quella esperienza una delle cause del fallimento che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo alla sua essenza. Il fallimento dell’URSS e’ il fallimento del revisionismo, da Krusciov a Gorbaciov, non certo del socialismo. Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria della politica e della società italiana, che la colpa è dei partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà, assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi della”nostra” storia, da una parte come punto teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione pratica del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalinismo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo-leninismo era il termine di riferimento politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico della borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costruzione del Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere in quanto vera “democrazia di tutti”.
Oggi, nel sessantesimo anniversario dalla scomparsa del compagno Stalin, percorreremo questa strada assieme ad altri compagni e con varie iniziative unitarie. Tra queste vogliamo ricordare:
-quella del Centro di Cultura e Documentazione Popolare ww.resistenze.org che promuovono il progetto “Mels” di biblioteca digitale.
La biblioteca digitale Mels ha lo scopo di conservare con l’integrità che offre la forma immagine, le opere che fanno parte del patrimonio storico del movimento comunista e operaio ad esclusivo uso di promozione culturale e studio personale.
Il primo lavoro disponibile è, in onore del 60mo e dell’urgenza della sua conservazione, il primo volume delle opere complete di Stalin pubblicate da Rinascita nel 1955 (III edizione), seguiranno gli altri volumi e libri disponibili.
-Il Convegno unitario dal titolo: CON STALIN che si terrà a Firenze Domenica 17 Marzo dalle ore 10 alle 15 in Via Alamanni 4 e di cui alleghiamo il documento di introduzione:
Con questo evento intendiamo svolgere un lavoro volto a ricordare, valorizzare e attualizzare il suo pensiero e la sua opera rivoluzionaria.
Vogliamo farlo rilanciando e mettendo in risalto il loro significato di classe e rivoluzionario, l’attualità dell’incessante lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo che il compagno Stalin ha svolto, conseguendo colossali realizzazioni e vittorie indimenticabili, che gli sono valse l’ammirazione e il rispetto dei lavoratori e dei popoli.
Ma gli sono valse anche l’odio controrivoluzionario della borghesia, dei trozkisti, dei revisionisti e di tutti i reazionari, comunque siano camuffati.
Sappiamo di avere di fronte un compito non facile. Sulla “questione Stalin” pesano come macigni decenni di denigrazioni, di calunnie, di falsificazioni grossolane e raffinate, di silenzi. Pesa quell’antistalinismo che è divenuto la carta di credito di tutti gli ideologi borghesi, il luogo comune di tutti gli opportunisti, la campagna permanente di un intero ceto di politicanti cialtroni e corrotti che hanno cercato con ogni mezzo di cancellare Stalin dalla memoria storica del movimento operaio e comunista. Una caratteristica permanente che si inserisce a pieno nell’offensiva portata avanti dalla borghesia imperialista che mira a demonizzare e criminalizzare il suo nemico irriducibile: il movimento comunista ed operaio.
Attaccando Stalin come fosse stato un burocrate e un sanguinario, si attaccano infatti le straordinarie realizzazioni del socialismo, la vera libertà degli operai e degli altri lavoratori, si colpisce la teoria d’avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale della società, le aspirazioni più profonde dei lavoratori e dei popoli, mentre si diffondono il pessimismo e le illusioni piccolo borghesi.
Sappiamo bene che attaccando Stalin si attacca anche Lenin e inevitabilmente si proclama la fine del marxismo, la base teorica sulla quale i bolscevichi si sono sempre saldamente appoggiati. Purtroppo sappiamo anche che molti militanti di “sinistra”, interessati alla trasformazione sociale, sono caduti preda di questa velenosa campagna.
A tutto questo è necessario rispondere, oggi come ieri, contestando apertamente l’operazione anticomunista che è stata costruita attorno al grande dirigente rivoluzionario, difendendo la verità rivoluzionaria su Stalin e offrendo su questo terreno un importante segnale di unità dei comunisti che non può che avvenire sulla base dei principi del marxismo-leninismo.
L’errore che abbiamo voluto evitare, specie nelle condizioni attuali, era quello di realizzare sulla scadenza del 60° anniversario iniziative separate o contrapposte delle forze che si richiamano al movimento comunista ed operaio.
Di fronte alla canea antistalinista, cioè anticomunista, che la borghesia e gli opportunisti portano avanti, potevamo e dovevamo dare una risposta decisa e coesa, facendo pesare la presenza dei comunisti nella situazione italiana.
Perciò abbiamo lavorato per un convegno unitario, con significative adesioni collettive e individuali, coscienti del significato di un evento costruito pazientemente, in un clima costruttivo e di rispetto delle reciproche posizioni.
Abbiamo reputato che un’iniziativa nazionale unica in occasione del 60° anniversario della scomparsa del grande dirigente bolscevico, avrebbe posto con più forza la figura e l’opera di Stalin come lo spartiacque più reciso, il bastione che si erge fra i comunisti e tutti i nostri nemici interni ed esterni al movimento comunista ed operaio nazionale e internazionale. Inoltre avrebbe corrisposto alle aspirazioni e ai desideri di tanti compagni.
Il Convegno è stato costruito sulla base di un appello “senza se e senza ma”, ponendo come base politica e ideologica poche cose, con la dovuta chiarezza: anzitutto il riconoscimento della dittatura del proletariato – che è il contenuto essenziale della rivoluzione proletaria – e della prima esperienza storica di edificazione del socialismo, a cui è legato indissolubilmente il nome e l’opera del compagno Stalin.
Dunque un giudizio positivo sul suo pensiero, sulla sua opera, sul ruolo che ha giocato in Unione Sovietica e nel Movimento Comunista Internazionale.
Di conseguenza, la condanna del rovesciamento della dittatura del proletariato e della restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti, che con il nefasto XX Congresso non solo cercarono di coprire di fango Stalin, ma si diressero a vele spiegate verso la riconciliazione con l’imperialismo, determinando con le loro tesi illusorie e ingannevoli una grave rottura nel movimento comunista, di cui ancora paghiamo le conseguenze.
Anche oggi vogliamo continuare a parlar chiaro, senza usare quei mezzi termini, quelle parafrasi, quelle “teorie moderne”, in realtà vecchie e superate, che gli opportunisti ci consigliano di usare per andare al “socialismo” tutti assieme e appassionatamente, sfruttati e sfruttatori, banchieri e parassiti, preti e poliziotti, ovviamente senza lotta di classe, senza rivoluzione, senza Partito comunista…
No, noi utilizzeremo le nostre categorie scientifiche, la nostra concezione del mondo e della società: il materialismo dialettico e storico. Questo è il passo preliminare di ogni serio studio, di ogni analisi, di ogni critica volta a far avanzare il movimento comunista ed operaio e ad infliggere colpi sempre più duri all’imperialismo e al capitalismo.
Dinanzi agli attacchi costanti e feroci da parte del nemico di classe e dei suoi collaboratori, di fronte allo sfacelo di un sistema morente noi comunisti non dobbiamo aver alcun timore di manifestare le nostre opinioni ed intenzioni rivoluzionarie.
In mezzo alla confusione, alle incoerenze, alle illusioni sparse dal revisionismo, dal riformismo e da tutti gli opportunisti, noi rivendichiamo come valido e ricco di preziosi insegnamenti tutto il patrimonio di lotta del movimento comunista internazionale, e vantiamo il nostro passato, esibendolo come forza di convincimento e di trascinamento nella lotta della classe operaia e delle masse popolari.
Il proletariato ha bisogno di certezze, di orientamento ideologico e politico, e dunque abbiamo il dovere di offrire ciò con convinzione, difendendo la nostra storia gloriosa, i nostri maestri: Marx, Enegls Lenin e Stalin. Non certo per quel “culto della personalità” che per primo Stalin ha sempre combattuto; né per una sorta di “devozione personale” nei loro confronti, poiché non coltiviamo il principio della devozione per le persone. Ma perché il pensiero e le realizzazioni dei classici del marxismo-leninismo rappresentano per noi la pietra angolare sulla quale basare la nostra azione, perché essi ci sono da guida nella preparazione della rivoluzione e nella costruzione di un nuovo e superiore ordinamento sociale, in marcia verso la società senza classi.
Sicuramente i nostri critici-critici ci rimprovereranno di guardare ad un mondo che ormai non c’è più, e diranno nella migliore delle ipotesi che siamo degli inguaribili nostalgici.
Curioso. Difendono un sistema anacronistico, in cui una minoranza di parassiti possiede la maggior parte della ricchezza prodotta, in cui vengono liquidati decenni di conquiste sociali e un’intera generazione viene definita “persa”, in cui governi controllati dai monopoli finanziari portano avanti una politica a favore di chi ha provocato la crisi economica, e poi si meravigliano se guardiamo a Stalin come la nostra bussola e vogliamo il socialismo!
Ebbene, sappiano questi ipocriti sostenitori del capitalismo che oggi celebreremo Stalin con lo stesso spirito e con la stessa ottica con cui i bolscevichi guardavano alla Comune di Parigi, che sebbene sconfitta rappresentava la “forma finalmente scoperta”; che lo facciamo nella consapevolezza di ripartire da un punto più alto di esperienza e di patrimonio storico e sulla base dei preziosi insegnamenti maturati nella costruzione della nuova società. Per noi l’analisi della sconfitta temporanea delle prime esperienze storiche di costruzione del nuovo mondo è un momento di sviluppo della nostra teoria e della nostra pratica, non un pretesto per affermare che il socialismo scientifico non è più valido, come hanno fatto molti rinnegati.
I comunisti sono per loro natura proiettati nel futuro. In tutto il mondo il passato, il vecchio che va rovesciato, è la borghesia, che cerca di trascinare l’umanità nella sua fossa; è il capitalismo, un sistema morente perché scosso da contraddizioni risolvibili solo con la rivoluzione proletaria. Di fronte alla barbarie del capitalismo il comunismo è il futuro dell’umanità, anche se la storia ha i suoi tempi, non paragonabili a quelli biologici dell’essere umano.
Andiamo dunque ad aprire un Convegno dal carattere non retorico o storiografico, ma che avvii un lavoro volto a dare una risposta ideologica e politica all’offensiva della classe dominante e a rilanciare le ragioni del socialismo, per costruire una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza disoccupazione, senza parassitismo e guerre di rapina.
Un Convegno che sia caratterizzato da un confronto libero e aperto sull’enorme contributo offerto dal compagno Stalin, che è la discriminante comune e la linea di demarcazione nei confronti del moderno revisionismo. Un momento di dibattito, sulla base dell’esperienza storica che Stalin rappresenta, per affrontare le complesse questioni che la profonda crisi capitalistica pone di nuovo all’ordine del giorno della lotta di classe degli sfruttati.
Convinti come siamo che la ripresa del cammino verso la rivoluzione e la costruzione della società socialista nei singoli paesi passa necessariamente e principalmente attraverso la sconfitta ideologica e politica del revisionismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, del socialdemocraticismo, del movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo, malattia infantile del comunismo, ampiamente e sciaguratamente presenti nelle fila del movimento comunista ed operaio nazionale e internazionale.
Un Convegno, che ha un valore in termini di dibattito e di possibile cooperazione tra forze che lavorano per la ripresa del movimento comunista ed operaio, che è un momento e un aspetto del lavoro dasviluppare, in modo combattivo e unitario, nella situazione concreta.
Non la vogliamo fare lunga, per lasciare spazio alle relazioni e agli interventi. Il compagno Stalin in un colloquio ebbe a dire: “So che dopo la morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia, ma il vento della storia la disperderà senza pietà”.
Il tempo è galantuomo ed infatti siamo qui a celebrare con orgoglio e con soddisfazione il 60° anniversario della morte del compagno Stalin rivendicandolo come nostro compagno e maestro, mentre nessun partito revisionista o socialdemocratico potrebbe organizzare un convegno dal titolo ”con Krusciov” o “con Gorbaciov” senza coprirsi di vergogna e di ridicolo.
Ci auguriamo che questo Convegno serva a restituire ai comunisti, agli operai avanzati, ai giovani rivoluzionari, agli antifascisti, agli anticapitalisti, ai progressisti, a tutti coloro che lottano per la libertà e l’indipendenza, per la democrazia e il socialismo, il pensiero e l’opera di questo gigante rivoluzionario dello scorso secolo, nella convinzione che “Con Stalin” si vince!
05 mar, 2013