Invio copertine libri come richiesto da Salvatore e frammenti della sua “storia”, del “movimento di rilancio della costituzione” e del Centro “Il Lavoratore”.
Solo ora capisco meglio la ragione per cui d’Albergo, con la solita perspicacia ed acume insisteva nel dire “devi mandargli almeno le copertine” e a me che rispondevo “ma tutti hanno già tutto”, ribadiva “si ma non se lo ricordano e se lo dimenticano. E poi alcuni sono arrivati dopo gli anni 70-80 e altri persino dopo che avevamo costituito il movimento e dopo i Quaderni del centro Il Lavoratore. Anzi bisognerebbe mettere su due colonne, fianco a fianco e appaiate tra loro, il testo del “manuale di difesa della Costituzione” e la relazione che il Quaderno 1 del Centro sulle riforme istituzionali che dimostra la coerenza tempestività con cui abbiamo anticipato quanto affermiamo oggi stesso, perché la tua relazione contiene tutti gli elementi e considerazioni per cui abbiamo costituito il Movimento per il rilancio della Costituzione”.
La prima versione era dattiloscritta a “blocchi” e Bucci, per tenere lezioni all’università, ritenne fosse più adatto del testo stampato ( al tempo usavo spesso il testo a blocchi, come anche quello su “pubblica amministrazione e teoria dell’impresa” richiestomi da Chirico e che gli ho consegnato.
In verità la relazione contenuta in “Conflitti di classe e “riforme istituzionali” ricalca, seppure aggiornata, quella stessa con cui introdussi l’incontro-riunione di Milano per la costituzione non di un Comitato ma di un “movimento” proprio per segnare la contrapposizione al “movimento” anti-proporzionale e referendario di Segni e “movimento di RILANCIO” che segna la rottura e il distinguo con quello romano di “difesa” che abbiamo contribuito a costituire, con cui rompemmo in quanto agnostici rispetto alla tesi del “Rilancio” che con Salvatore consideravamo condizione imprescindibile per difenderla ( ma anche perché i vari Clementi usavano elaborazioni e idee di d’Albergo per farse mediatori usandoli per mediarle politicamente con i partiti ecc. ,per accreditarsi presso i vertici anche per fini personali e di carriera che, a quanto pare, il Clementi ed altri sono riusciti a fare).
In questo allegato troviamo tre copertine e indici che rappresentano un es. di ciò di cui veramente e quotidianamente si occupava Salvatore con e tra i lavoratori e nel sindacato ma anche con i vari movimenti insediati nel territorio. Tra cui quelli per la pace e segnatamente col Comitato di Tradate che – unitamente al coordinamento di Varese ma in dissenso con quella nazionale – promosse una iniziativa legislativa avanzando la proposta di una CORSIA PREFERENZIALE PER LE LEGGI DI INZIATIVA POPOLARE in forza del “diritto della pace” ( in opposizione e all’opposto della corsia preferenziale per i decreti legge. di cui gai allora si vociferava). Io e d’Albergo per conto del Comitato di Tradate fummo ricevuti da Gianni Ferrara allora senatore e presidente (o componente ?) della Commissione affari costituzionali del senato. Nella rivista si riporta l’esperienza del Comitato di Tradate e la proposta di legge, girando poi con d’Albergo la Lombardia in assemblee e riunioni con i vari comitati per la pace, dove risaltava la differenza tra l’imbelle pacifismo e la lotto per la pace come questione sociale, di uguaglianza e nuovo potere dei popoli: di una lunghissima serata in Brianza a Merate ho la trascrizione dattiloscritta da cui si evince la specifica e originale posizione di d’Albergo rispetto alla questione della pace.
Il Comitato di Tradate e con lui il coordinamento di Varese, assieme a d’Albergo sosteneva posizioni originali e distinte da quella di vari altri comitati, che in sintesi possono riassumersi come molto diverse dalle posizioni “pacifiste” che conclamavano l’art. 11 della Costituzione semplicemente come “diritto alla pace”, mentre con riferimenti politici e giuridici, di diritto costituzionale e diritto internazionale, era viceversa da intendersi come espressione e ispiratore de un “DIRITTO DELLA PACE” che impregna e caratterizza l’intera nostra Costituzione a cui dare attuazione applicando e attuando un concezione post-bellica e nuova del diritto, dopo la sconfitta dell’imperialismo nazi-fascista.
Si che nella rivista “devianza e emarginazione” edita dalla cooperativa Macella che era anche la sede legale del Movimento e del Centro “Il Lavoratore” , si racconta anche ‘esperienza del Comitato di Tradate, oltre a contenere uno straordinario e dettagliato intervento di d’Albergo ricco di moltissime proposte di democratizzazione dello stato e delle istituzioni, volte a dare attuazione e realizzare IL “DIRITTO DELLA PACE” della nostra Costituzione e della Carta dell’ONU (che ha ispirato il nostro articolo 11), .
Tradate ( “Morire per Tradate” era il titolo dell’articolo di fondo sul Corsera scritto da Biagi e riferito alla Lega) che era uno dei centri operativi di Salvatore, dove si tenne anche il suo confronto-dibattito con Sabbatini (un dei c.d. “sandinisti” della CGIL): possediamo l’intero dibattito già sbobinato e trascritto ma talmente voluminoso che richiederebbe un lavoro impegnativo per farne un testo “circolabile” ma che sarebbe estremamente utile oggi perché centrato su quei temi del controllo dell’organizzazione del lavoro e dei piani d’impresa del ruolo di potere e controllo sociale dei delegati di linea , del consiglio di fabbrica e soprattutto dell’Assemblea dei lavoratori, pure e ancor più nella fase delle c.d. “nuove tecnologie” che, anzi, Salvatore considerava che esse rendevano possibile un ancor maggiore e migliore controllo operaio sulla produzione e sul come e cosa produrre: all’opposto della vulgata con cui allora e come se fosse la prima e non la quinta rivoluzione tecnologica del capitale, le “nuove tecnologie” vennero usate per sostenere il superamento e la fine della lotta di classe.
E sempre alla Biblioteca di Tradate Salvatore tenne la sua magistrale lezione sulla “storia reale del PCI” – con testimonianze dirette dei protagonisti nei vari decenni e nelle diverse fasi – dal 45 all’89 – di “67 comunisti varesini” di cui Salvatore – eravamo poco prima della Bolognina – disse ” dovrebbero farlo tutte le federazioni provinciali e avremmo la storia reale del PCI e di comunisti italiani come in questo libro” e allora sarebbe difficile o impossibile mistificarne o occultare cioè che veramente è stato il PCI (tanto che nel libro, non c’è una sola testimonianza che nel dichiarare il perché erano e si era comunisti, faccia riferimento all’URSS, ha osservato d’Albergo nel suo intervento): libro che, tra parentesi. col metodo di lettura che era quello stesso di Gramsci (anche di Emilio Sereni che chiamavamo la biblioteca ambulante, che era forse più erudito anche di Togliatti ma meno colto e non all’altezza della cultura di Togliatti: in un riunione della direzione del PCI – la segreteria della FGCI veniva invitata – ero seduto accanto a lui, prese un volume di 400 pagine che avevo con me, lo lesse in circa 15-20 minuti e mi disse il suo giudizio che risultò pregnante e preciso quando io terminai di leggerlo in due o tre giorni). Salvatore lesse le 800 pagine di testimonianze dei comunisti varesini per ben tre volte in circa 3-4 ore – ho ancora i sui appunti che mi ha lasciato – dalle 16 quando arrivò a Tradate col treno e gli consegnai il libro alle 19, 30, che, come si vide poi nel suo intervento, praticamente lo conosceva a memoria anche gli aspetti meno significativi.
Questo nella seconda copertina. Per capire , aveva ragione Salvatore, bastano già i titoli e e i temi citati nella prima delle copertine allegate: Quale stato per quale sviluppo. Riforma delle autonome locali e programmazione economica- sindacato e istituzioni-Regione- comuni- Ente intermedio- Area metropolitana- Casa – Servizi sociali – Industria. a cura dell’IRES-CGIL (d’Albergo per altro faceva parte dell’IRES CGIL nazionale).
L’ultima copertina allegata è delle EDIZIONI SINDACALI sono riportate le lezioni (non insieme ma avvicendandoci) tenute ad Ariccia ai corsi di formazione per delegati sindacali, da Barbera e in contraddittorio con lui dal sottoscritto e da d’Albergo, come voluto dalla segretaria nazionale Cgil, che voleva mettere a confronto e posizioni dell’antesignano del “negazionismo” Costituzionale cioè Barbera, e le nostre mie e di d’Albergo.