Riguardo ai vaccini, bisognerebbe forse impostare il discorso in maniera diversa e farsi domande diverse.
In medicina è spesso difficile trovare un nesso causa effetto (almeno lo è nel singolo caso quando non sia provata la causalità attraverso studi epidemiologici come nel caso dell’amianto e altri inquinanti o per il fumo ecc. ecc.) e probabilmente così sarà anche per la vicenda dei vaccini antinfluenzali, già i primi controlli ci dicono che i lotti incriminati sono assolutamente normali e non ci saremmo aspettato niente di diverso. Anche perché se i lotti fossero alterati i morti non sarebbero solo una ventina (per ora). Ma la domanda che ci dobbiamo fare ancora prima è: il vaccino antinfluenzale serve ?
Uno degli ultimi studi pubblicati, su Jama nell’agosto 2013, passava in rassegna tutti gli studi randomizzati eseguiti dal 1946 al 2013 per valutare l’efficacia del vaccino antinfluenzale nelle persone cardiopatiche, ritenute quelle più a rischio di sviluppare complicazioni severe in seguito a infezioni respiratorie.
Di 2189 lavori registrati solo 12 hanno superato i requisiti richiesti: 6 confrontavano vaccini sperimentali con vaccini tradizionali e sei confrontavano vaccini tradizionali con placebo o controllo. Di questi ultimi si occupa la prima metanalisi riportata su Jama.
Questi sei studi presentano caratteristiche assai diverse tra loro per Paese in cui si è svolto lo studio (Polonia, Olanda, Iran, Argentina, Tailandia e Sudafrica) per numero di casi trattati (min 292, max 3242), per numero di eventi (min 12, max 86) per intensità di epidemia influenzale (da nulla a sporadica a estesa) e infine per qualità dello studio (solo due sono stati valutati di alta qualità).
Gli autori concludono affermando che esiste un vantaggio significativo in termini di eventi cardiovascolari maggiori e di morti tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati e che tale effetto è maggiore nelle persone che avevano avuto una sindrome coronarica acuta nell’ultimo anno per stemperarsi nei cardiopatici cronici.
A queste conclusioni si potrebbero fare alcune obiezioni: citando il dichiarato conflitto d’interesse piuttosto corposo tra sponsor e autori e anche tenendo conto che gli eventi sono stati alla fine pochi: 246 eventi cardiovascolari e 97 decessi su un totale di 6469 persone cardiopatiche reclutate fanno perdere un po’ di valore ai dati presentati.
Ma anche senza voler fare troppo le pulci agli autori rimane il fatto di una protezione statisticamente significativa nelle persone che hanno avuto un evento coronarico acuto nell’ultimo anno e una lieve protezione non significativa nei cardiopatici cronici.
Sono solo questi quelli che noi stiamo vaccinando con una campagna di massa?
Quando noi parliamo di anziani parliamo spesso di 65enni in ottima salute, questi avranno vantaggi dalla vaccinazione o si tengono solo i rischi ?
Allora quello che vorremmo vedere sono degli studi epidemiologici fatti bene che convincano operatori e popolazione della giustezza della scelta di una campagna vaccinale di massa contro l’influenza.
Forse queste morti saranno almeno l’occasione per un maggior rigore.
Cari saluti
maurizio bardi
dicembre 2, 2014