di MOWA
Quante volte vi è capitato di rivolgervi a qualcuno per avere un confronto su un problema o argomento e questi vi risponde, rimanendo nel vago, citando Stati, organizzazioni politiche o sindacali, religioni e mai, o quasi mai, citando la persona o le persone che sono gli artefici di quella cosa che voi volevate obiettare, le responsabilità rimangono, secondo loro, dunque, sempre generali…
Ci siamo, ahime!, abituati a rispondere a quesiti specifici con generalizzazioni, cadendo spesso nei luoghi comuni, invece di approfondire quali siano le vere cause (e le persone in carne ed ossa che le hanno proposte) che hanno determinato il motivo del contendere.
Ragionando per astrazioni ci siamo spinti in quel tunnel che porta alcuni verso una crescente frustrazione ed altri verso la depressione, senza capire che così facendo sarà difficile riconoscere i “colpevoli”.
Certo non è facile trovare l’origine, la fonte e/o la causa di ciò, ma dobbiamo imparare a seguire il nostro buon senso e affermare(sforzandoci di farlo, vincendo la pigrizia intellettuale) che c’è sempre un proponente e che quel proponente vuole trovare altri alleati per dare continuità alla sua tesi.
Le idee di qualcuno possono essere valide ma anche negative ed è per questo che si sente la necessità dell’identificazione del proponente.
Si possono proporre cose validissime che verranno riprese da altri meno corretti e che, così facendo, potrebbero trasformarle in negativo. Oppure, potrebbe succedere la cosa inversa, che sia il proponente poco corretto e chi sviluppa la tesi la modifichi in modo da farla diventare positiva. Ma potrebbe succedere, anche, che a danno si sommi altro danno.
Facciamo un esempio praticissimo per comprendere meglio.
Su uno dei tanti siti internet veicola la proposta di tale Giorgio Forti (membro di “ECO” cioè Ebrei contro l’Occupazione, professore emerito alla Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi di Milano nonché Socio dell’Accademia Nazionale Dei Lincei) di voler risarcire i palestinesi per i territori occupati. L’espressione esatta usata da Forti sarebbe: “Come italiani ed europei, crediamo che i nostri governi debbano risarcire i Palestinesi dell’offesa e danno enorme loro provocato causando l’occupazione della loro terra da parte degli Ebrei…”
La proposta in sé la si può considerare indecente anche solo per aver trasformato i morti, i feriti, le sofferenze, le deportazioni ecc. di quella popolazione in merce “comprabile” con qualche pezzo di carta ma, la cosa peggiore, è che questa oscenità faccia breccia anche in coloro che dovrebbero fare quadrato contro siffatte “pacificazioni” come “Bocchescucite – Voci dai territori occupati” che nella loro autodescrizione recitano: “Abbiamo bisogno di un amico comune per aiutarci a fare ponti e non di condividere un nemico. Siamo noi che apparteniamo a questa terra e non la terra a noi!” e più sopra: “Beati i puri di cuore, beati i miti, beati i costruttori di pace, beato chi ha fame e sete di giustizia…il ribaltamento delle logica del mondo.”
Non si vede “fame e sete di giustizia” nella richiesta, di un risarcimento economico, oltretutto ad altri soggetti, fatta da Forti, è una follia come lo fu la creazione di uno “Stato” sionista come quello d’Israele.
Non si vedono i presupposti della creazione di una situazione di pace se si persevera a proporre due Stati anziché uno che darebbe la possibilità di comprimere le smanie espansionistiche dell’imperialismo che utilizza, anche, argomenti religiosi pur di estendere (espandere) i suoi profitti…
Ed è, forse, in questa logica che avanzano proposte come quella di monetizzare le disgrazie perpretate nei confronti di propri simili.
Ci si è già dimenticati di chi furono (e non per smania di vendetta) i costruttori dell’assurda idea di costruzione del paese sionista?
Ci si è scordati, rimuovendo le cause, di quali interessi ci fossero dietro la promozione dell’ipotesi di Israele?
Vogliamo dire che la Federazione sionista (capeggiata da lord Rothschild) ebbe dall’allora, massone, segretario degli affari esteri britannico Balfour (2 novembre 1917) l’appoggio sia politico che logistico per la realizzazione di un piano di instabilità politica internazionale di così ampia portata dando vita al piano sionista di Vladimir (Ze’ev) Jabotinsky, illustrato molto bene nel suo scritto “Il muro di ferro” (pubblicato nel 1923).
Vogliamo dire che per realizzare ciò si servirono di terroristi che, con la tecnica fuorviante delle false flag, poi diventarono, anche, capi di stato.
La terra palestinese, infatti, venne presa di mira da organizzazioni terroristiche sioniste come Irgun e Stern e sostenute dall’ Agenzia Ebraica con il suo leader David Ben Gurion. Poi vennero anche i terroristi sionisti dell’Haganah che, secondo documenti dell’ONU, provocarono massacri nell’albergo Semiramis a Gerusalemme il 5 gennaio 1948 o, addirittura, un’epidemia di tifo tra alcuni assediati autoctoni, avvelenando l’acquedotto di Acri.
Facciamo qualche nome per capire: David Ben Gurion (dell’Haganah che uccise persino unità britanniche), Menahem Wolfovitch Begin (che dal movimento socialista Hashomer Hatzair passa a quello terrorista di destra Irgun fondato da Jabotinsky), Ariel Sharon e Shimon Peres (che fu capace, nel 1951, di appoggiare la proposta di irradiare, a loro insaputa dei veri motivi, con raggi X quasi centomila bambini ebrei sefarditi del Marocco in cambio di soldi).
Anche qui si parla di soldi come se fossero la salvezza dei mali del mondo e come se questa carta colorata fosse in grado di restituire i propri cari uccisi da guerre volute e perseguite in nome e per conto del “Dio denaro”.
Si comincino a rispettare gli esseri viventi e si faccia meno uso dell’ipocrisia e dopo, ma solo dopo, potremo parlare di buona fede.
Solo dopo si potrà dire che nessuno può ritenersi eletto o scelto da divinità perché si muore tutti nello stesso modo…