Ipotizzavano atti terroristici anche contro stazioni e centri commerciali. Nel mirino politici, magistrati, questure e sedi di Equitalia
di Luigi Grimaldi
Quattordici le persone arrestate poco prima di Natale , 44 in gli indagati provenienti da molte città d’Italia. Al vertice del gruppo che si rifaceva a Ordine Nuovo gli inquirenti collocano un ex carabiniere 48enne. Il gruppo usava Facebook come strumento di propaganda e proselitismo. Tutti i nomi degli indagati.
Per gli inquirenti non è un fulmine a ciel sereno. Torna il terrorismo di marca neofascista. Quattordici arresti in varie regioni italiane e perquisizioni a carico di altri 31 indagati. Il blitz dei Ros, dello scorso 22 dicembre, coordinato dalla procura dell’Aquila, ha alzato il velo su una realtà dai contorni, al di là della cronaca giudiziaria, socialmente inquietanti.
Ma ora il capo del gruppo sembra deciso a vuotare il sacco e a parlare con i magistrati in vista dell’udienza del tribunale del riesame del prossimo 19 gennaio. Stefano Manni, che si vantava di una parentela con il terrorista nero Gianni Nardi, è deciso a rilasciare dichiarazioni spontanee per chiarire la sua posizione. Secondo i suoi difensori “quello che il quarantottenne ascolano, rinchiuso dallo scorso 17 dicembre nel carcere di Pescara, vuole evidenziare è di non avere avuto serie intenzioni di passare dalle parole ai fatti”. Un proposito, espresso nella speranza di ottenere gli arresti domiciliari, che cozza contro le risultanze investigative. (vedi intercettazione telefonica all’indirizzo http://video.ilgazzettino.it/index.jsp?videoId=49972§ionId=36&t=blitz-contro-il-terrorismo-neofascista-lintercettazione )
Il gruppo clandestino, che si richiama al disciolto movimento neofascista “Ordine Nuovo”, protagonista negli anni ’70 dell’eversione di marca neofascista, stava tessendo una ragnatela in tutto il territorio nazionale. Una organizzazione vasta e ramificata, organizzata in microcellule, che progettava di raccogliere ampi consensi e di unificare diverse tendenze politiche nell’ambito della destra facendo coscientemente leva su l’odio razziale e xenofobo come collante e benzina – complice la crisi economica che relega ai margini sempre più cittadini – per raccogliere adesioni e complicità.
Una attività di proselitismo svolta anche all’interno di compagini para-politiche popolate di scontenti e facinorosi. Tra gli inquirenti è diffusa la convinzione che il mix scontento-propaganda-violenza avrebbe avuto possibilità concrete di sollecitare un salto di qualità.
Come a dire: Si invoca la caccia al nero e poi quella caccia diventa realtà.
E infatti, quando l’inchiesta ha bloccato le attività della formazione neofascista, già erano state messe in atto operazioni di finanziamento e contatti per l’acquisto di armi ed esplosivi in Slovenia. Attività fortunatamente monitorate dalla polizia slovena.
Il piano eversivo era stato strutturato su un doppio binario: da un lato atti destabilizzanti, da compiersi su tutto il territorio nazionale, e dall’altro un’ opera di capillare infiltrazione nei posti di potere istituzionali, mediante la partecipazione alle elezioni con un proprio “nuovo” partito”. Un modello collaudato dalle esperienze di movimenti come l’ETA in Spagna o l’Ira in Irlanda, caratterizzate da un’ala militare e da un braccio politico.
Una miscela esplosiva .” Di certo – ha dichiarato alla stampa un ufficiale dei ROS impegnato nelle indagini – i neo fascisti sono in aumento. La Destra è in fermento ovunque e non sempre i gruppi possono controllare i propri aderenti”.
Insomma la nuova eversione ha compreso di avere terreno fertile nelle crepe aperte della esasperazione sociale ed economica. Bastano quindi toni duri, estremi, violenti contro gli immigrati, i Rom, i politici, il fisco e la deriva eversiva, la lotta armata, diviene possibile. Il rischio più che concreto è quello del passaggio dalle parole ai fatti, mediante l’arruolamento di militanti tra il movimento dei “Forconi” o della “Lega Nord”. Movimenti estranei alla vicenda ma tra i cui militanti si sono segnalati personaggi, oggi indagati, inclini all’effervescenza eversiva.
Il leader del gruppo eversivo “Avanguardia ordinovista” per gli inquirenti è Stefano Manni, 48 anni,ex carabiniere, residente a Montesilvano (Pescara), accusato di aver “utilizzato il web (Facebook) come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo”.
Il gruppo si estendeva a macchia di leopardo in tutto il paese: Udine, Gorizia L’Aquila, Montesilvano, Chieti, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Padova, La Spezia, Venezia, Napoli, Roma, Varese, Como, Modena, Palermo e Pavia.
Ma la caccia al “nero”, l’odio xenofobo, sarebbe stato solo l’inizio: volevano uccidere politici “senza scorta” con un’azione coordinata e simultanea: “dieci, undici, insieme…”. Volevano far saltare le sedi di Equitalia con il personale dentro. Tra gli obiettivi anche spazi dedicati alla gente comune: stazioni, centri commerciali e poi prefetture, questure e magistrati.
Gli indagati
Stefano Manni, nato ad Ascoli Piceno nel 1966, residente a Montesilvano (Pescara); Marina Pellati, nata a Varese nel 1965, residente a Montesilvano; Piero Mastrantonio, nato a L’Aquila nel 1973, residente al Progetto Case di Collebrincioni (L’Aquila); Monica Malandra, nata a L’Aquila nel 1972, residente al Progetto case di Collebrincioni (L’Aquila); Emanuele Lo Grande Pandolfina Del Vasto, nato a Palermo nel 1951, residente a Pescara; Franco Montanaro, nato a Roccamorice nel 1968 e lì residente; Franco La Valle, nato a Chieti nel 1963 e lì residente; Luca Infantino, nato a Legnano (Milano) nel 1981 e lì residente; Maria Grazia Callegari nata a Venezia nel 1957, residente a Pino Torinese; Franco Grespi, nato a Milano nel 1962 e residente a Gorizia; Ornella Carolina Regina, nata a Milano nel 1961 e residente a Gorizia; Marco Pavan, nato a Mirano nel 1984 e residente a Piombino Dese (Padova); Katia De Ritis, nata a Lanciano nel 1957 e lì residente; Luigi Di Menno Di Bucchianico, nato a Lanciano nel 1967 e residente a Villamagna; Rutilio Sermonti, nato a Roma nel 1921 e residente a Colli del Tronto; Mario Mercuri, nato a Petritoli (Ascoli Piceno) nel 1939 e residente a Colli del Tronto (Ascoli Piceno); Valerio Ronchi, nato a Mariano Comense (Como) nel 1966 e residente ad Arosio; Giuseppa Caltagirone, nata a Casteldaccia (Padova) nel 1961 e residente ad Arosio (Como); Cristian Masullo, nato a Palmanova (Udine) nel 1973 e residente a Udine; Fabrizio D’Aloisio, nato a Roma nel 1964 e residente a Fara in Sabina (Rieti); Anna Maria Scarpetti, nata a Roma nel 1953 e lì residente; Annamaria Santoro, nata a Torino nel 1967 e residente a Moncalieri; Serena Vecchiatini, nata a Codigoro (Venezia) nel 1979 e residente in Germania; Barbara Bottinelli, nata a La Spezia nel 1964 e lì residente; Lisetto Gianni, nato a Pasiano di Pordenone (Udine) nel 1964 e residente a La Spezia; Nicola Trisciuoglio, nato a Napoli nel 1961 e lì residente; Daniela Bugatti, nata a Milano nel 1960 e lì residente; Loredana Bianconi, nata a Roma nel 1964 e lì residente; Francesco Gallerani, nato a Castelmassa (Padova) nel 1954 e lì residente; Marcello De Dominicis, nato a Penne nel 1976 e residente a Pianella; Monica Copes, nata a Varese nel 1978 e lì residente; Luigi Nanni, nato a Caracas nel 1966 e residente a Canosa Sannita (Chieti); Giovanni Mario Pilo, nato a Olbia (Sassari) nel 1958 e residente a Oschiri; Antonio Esposito, nato a Castellamare di Stabia (Napoli) nel 1963 e lì residente; Marco Cirronis, nato a Cagliari nel 1978 e residente a Oristano; Alberto Bernasconi, nato a Como nel 1990 e residente a Solbiate (Como); Tiziana Agnese Mori, nata a Pavia nel 1968 e residente a Giussago (Pavia); Giovanni Trigona, nato a Palermo nel 1965 e residente a Lodi; Marianna Muzzarelli, nata a Modena nel 1971 e residente a Maranello; Maria Grazia Rapagnetta, nata a Civitavecchia nel 1965 e lì residente con il nome di Maria Grazia Santi Zuccari; Miroslawa Legerska, nata a Cadca (Slovacchia) nel 1986; Giovanni Amorelli, nato a Gorizia nel 1976 e residente a Venezia; Maurizio Gentile, nato a Roma nel 1961 e residente a Gorizia.
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Riceviamo dallo studio legale del’ Avv. Cesare Bruzzi Alieti una comunicazione riguardante Barbara Bottinelli e Lisetto Gianni, citati nell’articolo :https://www.iskrae.eu/neofascisti-pronti-per-la-caccia-al-nero-lacquisto-di-un-arsenale-nei-balcani/ Il legale lamenta la presenza sul sito dei nomi dei suoi assistiti in relazione all’ inchiesta su un gruppo terroristico neofascista avviata a fine dicembre 2014 dalla Procura della Repubblica dell’Aquila “nonostante la loro posizione – scrive l’avvocato Bruzzi – sia stata archiviata ben tre anni fa”. Il riferimento è all’inchiesta “Aquila Nera”.
Lo stralcio principale della vicenda si era concluso a settembre 2016 a “Rito Immediato” con la condanna da parte del gup del tribunale dell’Aquila Guendalina Buccella a 6 anni di reclusione di Stefano Manni, 49 anni, ascolano residente a Montesilvano (Pescara). L’uomo, un ex carabiniere, è stato ritenuto il capo del gruppo politico clandestino «Avanguardia ordinovista», sgominato appunto dall’operazione «Aquila nera»
Ma la vicenda in realtà non si è del tutto chiusa ed è cronaca di poche settimane fa (il 13 Febbraio scorso) il rinvio a giudizio di 19 delle 44 persone inizialmente coinvolte a vario titolo nel reato di associazione con finalità di terrorismo, eversione dell’ordine democratico e associazione neofascista finalizzata all’incitamento, alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, che esortava i componenti del gruppo a commettere atti di violenza e attentati alle sedi istituzionali, utilizzando come mezzo di propaganda Facebook.
Tra questi rinviati a giudizio non vi sono con ogni evidenza Bottinelli e Lisetto. Va detto però che secondo quanto riportato dalla stampa locale, ancora a SETTEMBRE 2016, in particolare da il quotidiano “Il Centro”, “nel luglio 2015 con giudizio immediato sono stati disposti i rinvii a giudizio di tutti gli accusati iniziali, in tutto 44 persone (e tra queste vi erano anche Bottinelli e Lisetto ndr). Attualmente una ventina di persone è sotto processo a Pescara” ed evidentemente si trattava dei rinviati a giudizio del 13 febbraio scorso (cfr http://www.ilcentro.it/l-aquila/l-aquila-terrorismo-stefano-manni-condannato-a-6-anni-di-reclusione-1.200886?utm_medium=migrazione) .
Insomma ad oggi sono stati rinviati a giudizio presso la Corte di Assise di Chieti (la competenza territoriale in questi anni si è spostata dall’Aquila a Pescara e poi da Pescara a Chieti): Marina Pellati, Emanuele Pandolfina Del Vasto, Franco La Valle, Luca Infantino, Maria Grazia Callegari, Franco Crespi, Omelia Carolina Regina Garoli, Marco Pavan, Catia De Ritis, Luigi Di Menno Di Bucchianico, Mario Mercuri, Giuseppa Caltagirone, Valerio Ronchi, Daniela Bugatti, Luigi Nanni, Marco Cirronis, Jacopo Cozzi, Agnese Tiziana Mori, Giovanni Trigona.
La prima udienza del processo si terrà il prossimo 17 settembre.
Non ce ne voglia il cortese Avv. Cesare Bruzzi Alieti, ma, dato il permanere della vicenda nell’alveo della attualità di cronaca (trattandosi di archiviazione e non di assoluzione passata in giudicato) non riteniamo di aver l’obbligo di rimuovere i nominativi dei suoi clienti, (almeno sino al termine della vicenda processuale) dando atto , doverosamente, nel contempo, della assenza, al momento, di seguiti penali di alcun genere per i suoi assistiti.