Relativamente alle misurazioni sulle diverse sorgenti radar, il prof. Coraddu rileva che i tecnici dell’Agenzia regionale non hanno rilevato i valori di picco dei campi elettromagnetici emessi. “I radar spesso emettono impulsi elettromagnetici molto brevi (da qualche μsec sino a qualche decina di nsec) con livelli di picco migliaia di volte superiori a quelli medi”, spiega il fisico. “In queste condizioni le sonde utilizzate da ARPA Sicilia possono produrre risultati totalmente inattendibili per problemi sia di risposta temporale che di saturazione”. Massimo Coraddu osserva pure limiti e incongruenze nei rilievi effettuati per le emissioni prodotte dalle stazioni della telefonia cellulare e dalle emittenti radiofoniche. “Nel caso in cui il valore misurato raggiunga 75% del valore limite d’attenzione di 6 V/m, ossia 4,5 V/m, la Norma CEI 211-7 impone che si ripeta la misurazione con gli strumenti a banda stretta. Tale livello è stato però raggiunto e superato in via Ariosto 21/23 (con misure di 4,57 V/m e 5,05 V/m) senza che siano stati fatti ulteriori accertamenti. Paradossalmente, è stato poi predisposto un monitoraggio continuo mediante centralina di rilevamento, non in questa via, dove si sono registrati i valori di campo più elevati, ma in via Cavour 19, dove i livelli di campo risultavano nettamente inferiori (massimo registrato 2,8 V/m)”.
A conclusione delle sue osservazioni, il prof. Coraddu suggerisce l’adozione di una serie di misure più idonee per l’individuazione e il contrasto delle fonti elettromagnetiche inquinanti. “Sarebbe molto opportuno realizzare un piano previsionale complessivo delle emissioni, che tenga conto della somma di tutti i contributi sulla base di un censimento completo delle sorgenti presenti nell’isola, in modo da individuare eventuali aree a rischio e procedere al loro risanamento”, scrive il fisico. “Nessun impianto trasmittente realizzato dopo il 2003 può essere privo di tale modello previsionale, mentre ai gestori di impianti realizzati prima di quella data occorre richiedere di realizzarne e presentarne uno”.
Per quanto riguarda le emissioni delle stazioni della telefonia cellulare e di quelle radiofoniche, rilevate da ARPA con livelli di campo assai elevati e prossimi ai limiti di sicurezza all’interno dell’abitato, il prof. Coraddu chiede che le misurazioni vengano ripetute con maggiore accuratezza, “utilizzando una tecnica e una strumentazione a banda stretta e con un maggior numero di punti di misura”. Anche per le emissioni prodotte dai radar militari, e i cui rilievi dell’ARPA sono ritenuti del tutto “inattendibili”, Coraddu suggerisce ad eseguire nuovamente le misurazioni con strumenti banda stretta “in grado di rivelare adeguatamente impulsi di breve durata ed elevata intensità”, previa una completa conoscenza delle caratteristiche radiometriche delle sorgenti. “In tutti quei casi in cui il modello previsionale o le misure di verifica abbiano evidenziato valori di campo prossimi o superiori ai limiti di sicurezza previsti, bisognerà adottare provvedimenti immediati per la riduzione delle emissioni”, conclude il fisico. “Solo tali procedure sono in grado di garantire il rispetto delle norme di sicurezza per la salute umana, mentre eventuali misure aggiuntive potranno essere adottate, ad esempio, per la sicurezza dei portatori di dispositivi elettromedicali impiantati (soggetti al rischio di interferenza elettromagnetica) o per la protezione della fauna all’interno di zone naturalistiche protette”.