di Angelo Ruggeri
Nel momento in cui la legge truffa non è scattata, la storia sociale e politica italiana del paese è cambiata, c’è stato un contraccolpo e lo schieramento moderato non più tenuto. Parimenti si potrebbe dire che nel momento in cui è passato l’8 giugno ’91 il referendum per la preferenza unica, purtroppo con il sostegno di tutti i partiti compresa Rifondazione, è cambiata la storia del paese: c’è stato un contraccolpo che solo pochi, che avevano invitato a votare no, avevano previsto, i referendum di Segni per il maggioritario al Senato -che già una volta erano stati respinti dalla Corte costituzionale- sono stati riproposti, in nome della totalità delle adesioni raccolte, sempre con il sostegno entusiasta del PDS del Centro riforma dello Stato, di Rete e Verdi. Una parte delle sinistra negli anni ’90 si faceva portatrice della stessa ipotesi di legge truffa combattuta nel ’53, un altra parte non seppe fare conto dei contraccolpi che si erano determinati a destra nel ’53 subendoli negli anni ’90 a sinistra. Mancanza di memoria storica, di teoria e autonomia di analisi di classe dei sistemi elettorali e istituzionali. Il “bobbismo” è entrato in profondità nelle nostre fila e con esso la politologia, il sociologismo e l’ingegneria istituzionale in-vece del materialismo storico o di qualsiasi analisi anticapitalistica organica.
Dal ’53 nessuno aveva più osato parlare di modifica della proporzionale, fino alla fase delle bombe di piazza Fontana quando nella destra della DC (Bartolo Ciccardini, ora candidato per i “progressisti” e Zamberletti) si impostò tutta una battaglia per dire che bisognava passare dal proporzionale al maggioritario e introdurre il sindaco elettivo, perché sentivano che il proporzionale era la base di svolta verso sinistra della società: Non sapevano ancora cosa sarebbe successo nel ’75, ma sapevano che la direzione di marcia era verso un contesto di democratizzazione che il proporzionale garantiva e rafforzava. Furono ripresi a livello culturale anche elementi di analisi della destra conservatrice, con Sandulli e Crisafulli (che fuoriusciti dal PCI passarono subito all’estrema destra) che cominciarono a discuterne dietro il falso alibi secondo cui con le lotte, dal ’68-’69, si stava delegittimando la Costituzione. La cosa grave è che Bobbio, nel parlare di quegli anni nel suo volumetto sul pensiero filosofico del ‘900, chiama si “eversiva” la destra, ma definisce anche “delegittimante” la sinistra di quegli anni, così come del resto si dichiarò contrario (anche Rossana Rossanda) al referendum contro il taglio della scala mobile che proclamò illegittimo.
La destra Dc oltre che la destra fascista ponevano il problema del superamento della proporzionale perché i processi degli anni ’60 e poi ’70 aveva portato a alla centralità del parlamento, alla sua parità con il governo come previsto dalla Costituzione, e quindi per restaurare il primato del governo si riproponeva il superamento del proporzionale. Sempre a questo hanno mirato i referendum di Segni, per rafforzare ulteriormente e definitivamente il potere di vertice governativo, “sparando” sul parlamento italiano così come Eltsin ha sparato sulla “Casa Bianca” di Mosca. In mezzo tra le iniziative della destra DC del ’70 e quelle di Segni, ci sono state le proposte di modifica del proporzionale della P2 nell”85 (Gelli disse che i comunisti stavano vincendo con la democrazia e bisognava fermarli), quelle di Craxi e di Spadolini verso la fine degli anni ’70 e di Lucio Magri nella relazione al Congresso del Pdup nell”82.
L’abilità è stata anche di partire da un referendum captativo come quello sulla preferenza unica con la falsa motivazione che bisognava impedire ai cittadini(sic!) di eleggere i mafiosi, non democratizzando dal basso il potere verticistico assoluto delle segreterie dei partiti che i mafiosi candidavano, ma riducendo la libera scelta democratica degli elettori e consegnando all’esclusività delle segreterie l’indicazione di chi eleggere.
Il referendum sulle leggi elettorali del senato era invece il vero scopo dei promotori che miravano a fare saltare la proporzionale incominciando dall’instaurare l’uni-preferenziale alla Camera.
Come mai anche il Senato, nonostante il collegio unico si era caratterizzato come proporzionale attraverso il recupero dei resti? Ma perché ormai era evidente che in una società complessa non devono contare tanto le persone in quanto tali, ma i contenuti dietro cui ci può essere qualunque soggetto-persona o quasi. Questa è stata del resto la funzione positiva principale dei partiti di massa: il superamento del notabilato. Lo scoprire la intercambiabilità dei soggetti in funzione di un obbiettivo e dei contenuti. Altrimenti altro che deputati operai, contadini, giovani, o donne: saremmo ancora esclusivamente ai candidati dei ceti più di grido, di maggiore immagine, di maggiori entrature massmediologiche, cioè di appartenenti alla stessa élite e agli stessi ceti anche se collocati in liste diverse. Se si fosse coerenti e non strumentali rispetto al fatto che si debbono votare i governi e non le persone, dovrebbero respingere l’uninominale. Ed è tanto vero che conta così poco l’uninominale rispetto a ciò che nella forma di potere presidenzialistica americana, tutto è fondato sul potere delle corporazioni, cioè sul sistema d’impresa: e la corruzione è elevata a sistema di potere.
Pochi sanno che in America i partiti non contano, nonostante le convenzioni, perché il sistema di governo americano è il sistema di potere delle grandi corporazioni. Per questo nel ’90, alla costituzione del Movimento antifascista per la difesa e il rilancio della Costituzione dicevamo”se contano le persone, allora contano Raul Gardini, Berlusconi, Benetton e De Benedetti, ecc., che a loro volta sono centri di potere, gruppi di aggregazione corporativa degli interessi, delle clientele, di potere spesso occulti, oltretutto senza base reale”. Oggi ne abbiamo conferma con Forza Italia dove la corporazione dei feudi e delle aziende di Berlusconi si trasformano in gruppo elettorale, con i dirigenti della Finivest trasformati in veri e propri funzionari alle dipendenze di un notabile che ogni due giorni si riuniscono per fare il punto e vedere cosa fare non sull’andamento delle aziende, ma sulla campagna elettorale e su come rispondere agli altri gruppi politici e intervenire nella situazione del Paese. Al contrario occorreva e occorre contrastare questo con un impegno di modifica del sistema dei partiti democratizzandoli e non cambiando la proporzionale e la Costituzione ed eliminando il finanziamento pubblico. Tutto, anche la corruzione, nasce dal degrado del pluralismo e dal rovesciamento della sua funzione democratica da parte delle segreterie di Partito. Dobbiamo depotenziare i vertici di partito per combattere la lottizzazione tenendoci il pluralismo.
26-5-1994