Foto: Garnero Daniela in Santanchè di fronte Hervé Falciani e Angelo Mincuzzi alla sua dx Enrico Zanetti sottosegretario all’Economia
di MOWA
Immaginiamo un giardiniere che, mentre sta lavorando nell’immenso giardino del castello del suo facoltoso padrone, assista, suo malgrado, al fatto che, nella vicina serra, si stia compiendo un omicidio ad opera di uno dei membri della ricca famiglia e, nel tentativo di salvare la vita della malcapitata persona, per contingenti motivi, sia costretto a commettere effrazione perché la serratura della serra è chiusa a chiave.
Malauguratamente, il giardiniere non arriva in tempo a salvare la vita della vittima, ma riesce, però, a trovare l’arma occultata dall’assassino: arma che è servita a commettere il reato di cui è stato involontario testimone.
Il giardiniere sapendo benissimo, però, che in quel paese le autorità sono, incomprensibilmente, “succubi” dei potenti e, allo stesso tempo, non teneri con i “poveracci” che, a loro dire, sovvertono il principio dell’“ossequianza” e della “servizievole fedeltà” nei confronti di coloro dai quali hanno avuto il lavoro, decide di rifugiarsi in un altro paese dove ci sono meno pregiudizi e sono più aperti verso i “tipi come lui”.
Il giardiniere, come prova inconfutabile di quanto è stato testimone, porta con sé l’arma che l’assassino ha usato e la consegna alle forze di polizia del nuovo paese (con cui collabora) che scoprono che la stessa è già stata utilizzata varie volte ed in Stati diversi per commettere altri omicidi.
A questo punto, il giardiniere si aspetta che l’assassino venga assicurato alla giustizia, invece è lui ad essere imprigionato, in quanto la polizia del paese dove lavorava aveva, nel frattempo, spiccato mandato di cattura per il reato di effrazione della serra.
Il giardiniere viene anche a conoscenza che, nonostante la disapprovazione della polizia, il Ministro della Giustizia di questo paese vorrebbe riconsegnare al castellano del paese vicino l’arma dell’omicidio. A questo punto si vede “costretto” a fare una scelta e a rivolgersi alla polizia di un altro paese nella speranza di assicurare l’assassino alla giustizia.
Inoltre, il povero giardiniere, nel tentativo di far comprendere all’opinione pubblica cosa stia accadendo, decide di affidarsi ad un onesto giornalista e pubblicare un libro di denuncia dove spiegare come il suo gesto (l’effrazione da lui fatta) fosse motivo di necessità ben superiore rispetto a quanto da lui assistito (l’assassinio) e che l’arma consegnata alle autorità era la prova, provata, di altri omicidi…
L’assassino, per il giardiniere, doveva essere fermato nel suo macabro rituale e arrestato a tutti i costi.
Bene.
Tutto questo è, più o meno, l’esempio di quanto sta accadendo all’ingegnere informatico italo-francese Hervé Falciani che è “reo” di sottrazione, alla banca HSBC, di file contenenti i nominativi di persone che evadono milioni e milioni al fisco nei propri paesi (causa di dissesti finanziari che hanno provocato guerre, povertà e carestie), persone che non sono trattate alla stregua di quanto, invece, sta subendo lui in prima persona.
E ultimo episodio, ma non meno triste, a cui abbiamo assistito basiti è stata la trasmissione di Michele Santoro “Servizio pubblico” dove la parlamentare (sic!) della Repubblica italiana, Daniela Garnero, conosciuta come Santanchè (cognome ereditato per i dodici anni di matrimonio col chirurgo estetico Paolo Santanchè) imprecare come una furia cieca ma, soprattutto, sorda, contro Hervé Falciani, inducendo, nell’occasione, persino il giornalista del Corriere della sera Gian Antonio Stella, ad appelli di moderazione nelle accuse rivolte all’ingegnere informatico. Nulla é servito per farla tornare sui suoi passi al punto che ha proseguito nel suo infelice strabismo narrativo spingendosi, persino, ad ingiuriare l’ingegnere informatico con appellativi come “ladro”, “infedele” ecc.
Che fosse indispettita la parlamentare con Hervé Falciani lo possiamo capire (ma non comprendere e, tanto meno, giustificare) visto che nella famosa “lista” degli evasori sembra comparire, anche, il nome di un suo amico e (ex?) socio in affari, Flavio Briatore.
Avremmo preferito, forse come segno distintivo di distanza dagli evasori, che vincesse l’ego che porta alla smania di protagonismo e declinasse l’invito di Michele Santoro.
Sarebbe stato, ancor meglio e opportuno, per non incorrere in pessime rappresentazioni della figura pubblica come parlamentare, che in quell’occasione sollevasse, invece, la dovuta indignazione e/o si sentisse scandalizzata nell’avere, in Italia, così tanti evasori e chissà, magari, impegnarsi per una legge contro i “furbetti”… ora, documentati in quella lista.
Ma così non è stato.
La “pitonessa” Santanché si è lanciata in accuse senza prove nei confronti di Falciani dicendo che probabilmente è pagato da “chissà chi” per sostenere una vita ricca di agi.
“L’ignoranza perfetta è quella che ignora persino se stessa” diceva il comico Pino Caruso nel 2009, perché, se la parlamentare avesse sfogliato qualche pagina del libro di Falciani uscito recentemente, avrebbe constatato che così non è, anzi… e si sarebbe risparmiata la figuraccia della replica sia del conduttore che dello stesso ingegnere informatico che vive sotto scorta e con lavoro proprio.
Si sarebbe, anche, risparmiata, in risposta alle ingiurie lanciate nei confronti di Falciani, almeno, l’appellativo di essere alla stregua delle “intelligenze artificiali”.
Mossi da curiosità nei confronti della parlamentare scopriamo sui giornali cose interessanti e che lasciano un po’ di amaro in bocca; costei come si è potuta permettere di fare “sermoni” moralistici quando leggiamo cose inerenti il valore della sua villa milanese oppure quello della villa di Courmayeur affittata come se fosse un “negozio”?
E sembra non siano le uniche…
Saremmo, altresì, curiosi di vedere cos’altro potrebbe venir fuori se ci fosse un’ispezione seria da parte delle autorità sulla regolarità catastale della villa milanese.
Avremmo preferito che la rappresentante pubblica sollevasse motivo d’interesse sul perché i nostri servizi segreti sentirono Hervé Falciani negli anni passati e non successe, praticamente, nulla.
Chi furono gli interlocutori dei servizi segreti che bloccarono le indagini?
Come mai non proseguirono gli accertamenti di elusione/evasione invece di fare lo scudo fiscale (da parte dei politici del momento) che li agevolò?
Chi erano i politici del momento che proposero lo scudo fiscale?
Non era, allora, forse, dalla sua parte politica l’ex-ministro Tremonti?
La “pitonessa” che si lancia in interpellanze urgenti (2-00327 del 3 dicembre 2013, seduta n. 130) a difesa di una Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB), insieme ad altri parlamentari (Bergamini, Brunetta, Abrignani, Brambilla, Giammanco, Biancofiore, Crimi, Galan, Antonio Martino, Centemero, Sandra Savino, Milanato, Polverini) dove nella premessa si sostiene che “…la CEB è [sia – ndr] uno strumento chiave della politica di solidarietà europea, che, attraverso prestiti partecipa al finanziamento di progetti sociali, risponde a condizioni di emergenza, concorre al miglioramento delle condizioni di vita e alla coesione sociale nelle regioni meno avvantaggiate del continente europeo…” non capisce (o non vuol capire!) che c’è relazione tra tutto questo e gli evasori-elusori.
Vorremmo citare una brevissima sequenza del libro di Hervé Falciani (citato sopra) che a pag. 60 recita:
“Molti pensano che la finanza non abbia influenza sulle loro vite. Si preoccupano per l’aumento dei prezzi, ma non si accorgono che quell’aumento è dovuto a una legge che consente alle imprese di effettuare manovre opache sui prezzi nei paradisi fiscali. Quando si pensa in modo troppo locale non ci rende conto delle dinamiche sovrastanti. Se da un determinato paese escono ogni anno centinaia di miliardi di euro, la sua economia ne soffre. Spesso però ciò avviene in maniera lecita, grazie alle leggi votate dai rappresentanti degli stessi cittadini che poi ne pagano le conseguenze. Ecco perché io ho deciso di muovermi per cercare di cambiare le cose.”
Hervé Falciani si è esposto come cittadino contro i potenti… ora, vedremo cosa sarà capace di fare Lei, signora Garnero Santanchè, per non essere ricordata sui libri di storia come una delle tante che sedendo in Parlamento “spostava aria a destra e a manca!” e, questa volta, non potrà chiedere aiuto all’ex demoproletario, suo “unico amico a Milano: Umberto Gay” per salvarsi la faccia.