di Giulio Cavalli
Attenzione: non riporto l’articolo perché consideri Libera l’unica depositaria dell’antimafia doc (pur volendole bene senza venerarla), ma perché la presa di posizione di un’associazione solitamente “tiepida” con il PD sottolinea ancora di più, se ce ne fosse bisogno, come Delrio non possa non accettare una forte critica “politica” alla sua disattenzione (nella più ottimista delle ipotesi che è quello che vogliamo credere). E mi spiace che si sia talmente spazientito per un mio articolo su LEFT da alzare il telefono in mezzo ai suoi molti impegni piuttosto che accendere una sana autocritica che apra un dibattito costruttivo:
Quanto emerge dall’inchiesta Aemilia sulla presenza della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna porta in dote “nulla di penalmente rilevante” a carico di Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma “sicuramente c’è stata una sottovalutazione” della situazione da parte di Delrio. E’ questo il giudizio di Libera, che oggi a Bologna ha presentato il dossier 2014-2015 sulla presenza delle mafie in Emilia-Romagna.
Un documento corposo, che dedica una parte all’inchiesta Aemilia con una sintesi dell’ordinanza della Dda di Bologna. E, in quelle pagine, un capitolo è destinato proprio a Delrio e ai suoi rapporti con la comunità cutrese di Reggio Emilia. “Non c’è nulla di penalmente rilevante – afferma il giornalista Lorenzo Frigerio, di Libera informazione – ma sicuramente Delrio ha sottovalutato la situazione”. E, aggiunge Frigerio, “se anche un politico impegnato per la legalità come Delrio è stato vittima inconsapevole delle cosche, significa che molta strada deve essere ancora percorsa dalla politica” emiliana per capire “la minaccia rappresentata dalle mafie”.
Nel dossier di Libera si ripercorre il coinvolgimento dell’ex sindaco in quelle vicende: dall’ormai famosa presenza alla processione di Cutro in piena campagna elettorale all’appuntamento chiesto da Delrio all’allora prefetto De Miro sulle interdittive antimafia, a cui l’ex sindaco andò accompagnato da alcuni esponenti cutresi. “Contro la prefettura – sottolinea Frigerio – le cosche scatenarono un tritacarne mediatico, strumentalizzando la comunità calabrese di Reggio Emilia, e Delrio ci finì dentro”, nel tentativo di “comporre esigenze diverse” come i provvedimenti antimafia della prefettura e gli imprenditori calabresi che si lamentavano.
Beni sequestrati. Nel rapporto di Libera si fotografa la permeabilità dell’Emilia-Romagna attraverso alcuni numeri significativi. Tra l’agosto 2013 e il luglio 2014 sono stati sequestrati alle mafie 448 beni, per un valore di 21 milioni di euro: dati che fanno dell’Emilia-Romagna la prima del nord Italia. E poi c’è il capitolo del narcotraffico: cinque operazioni al giorno,col sequestro di 817 chili di sostanze stupefacenti e la denuncia di 2.718 persone. “In Emilia-Romagna c’è’ un giro importante di droga, legato a gruppo mafiosi pericolosi”, segnala Santo Della Volpe, presidente di Libera
informazione e numero uno della Fnsi.Ci sono poi i cosiddetti “reati spia”, dietro cui spesso si celano le attività dei clan. Ad esempio, nel 2013 in Emilia-Romagna sono state 312 le denunce per estorsione, in aumento negli ultimi due anni, 399 i danneggiamenti (spesso per incendio) e almeno una cinquantina le segnalazioni di usura. Tra i reati spia rientrano anche gli illeciti nello smaltimento dei rifiuti (837) e nel ciclo del cemento (142).
(fonte)
11 marzo 2015