Caro Presidente,
mi chiamo Amir e sono un rapper che più volte nelle sue canzoni ha dato voce ai ragazzi di seconda generazione.
Nonostante io abbia la cittadinanza da sempre (mia madre è italiana), molte volte sono stato considerato uno straniero per via delle mie origini egiziane.
Di fatto però non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera. È cittadino solo chi è nato da italiani, mentre il bambino che nasce in Italia da due stranieri viene iscritto all’anagrafe come straniero. I bambini e i ragazzi che vivono questa situazione sono oltre mezzo milione in Italia.
Per lingua, cultura, abitudini, questi ragazzi sono italiani, ma possono diventarlo a tutti gli effetti solamente a 18 anni, e fino a quel giorno devono vivere in Italia con il permesso di soggiorno.
Tristissimi recenti episodi hanno dimostrato quanto crescere stranieri nella proria nazione alimenti l’odio, la violenza. La risposta migliore a questa barbarie è l’inclusione. L’integrazione è lo strumento più forte che abbiamo per prevenire fenomeni come il terrorismo.
Adesso in Italia un’intera generazione cresce e rischia di restare straniera nel paese che sente proprio, in cui è nata, si è formata, e nel quale intende restare per sempre…
Con profondo orgoglio sento di essere figlio di questa terra, di questo suolo. Amo la mia patria, per la quale contribuisco ogni giorno con amore alla storia, allo sviluppo economico e culturale.
Il paese dei tanti figli di stranieri in Italia non è quello di origine dei genitori, ma è quello in cui crescono.
Per un Paese migliore, il futuro della prossima generazione italiana non deve fondarsi su una crisi di identità, bensì alimentarsi di appartenenza alla nostra comunità. E di partecipazione a tutti i diritti e doveri di un cittadino.
E invece io come tanti figli di stranieri in Italia, abbiamo vissuto un’emarginazione innaturale, che ci ha impedito di essere quello che sentivamo di essere a pieno titolo: italiani e non stranieri nel nostro paese.
Nel discorso di fine anno 2012 l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affrontò e supportò con decisione il diritto di cittadinanza dei bambini nati in Italia da immigrati stranieri, crediamo anche a seguito di una petizione che aveva avuto molto successo, accompagnata dallo stesso videoappello che ripropongo anche ora. Eppure ad oggi non vi è stata ancora nessuna azione concreta.
Potrebbe esprimersi anche Lei, Presidente Mattarella, così come fece Napolitano, su un problema così importante per l’Italia intera?
Il 19 febbraio io e la rapper Karima ci siamo rivolti anche a Renzi con una lettera in qualità di ambasciatori della regione musicale Arezzo Wave Ius Soli, portando avanti queste stesse ragioni.
Basta andare in una qualsiasi scuola elementare per rendersi conto che già oggi l’Italia è cambiata ed è inevitabile che prima o poi ci sia un riconoscimento del diritto di cittadinanza a chi nasce qui. La politica dovrebbe soltanto adeguarsi alla realtà.
Noi sentiamo di essere parte di quell’Italia che crede nel progresso e nel miglioramento. Per questo vorremmo sapere cosa ci propone il nostro futuro; Presidente, Lei cosa ne pensa?