Attualmente l’Italia partecipa alla missione d’addestramento EUTM Somalia (European Union Training Mission) dell’Unione europea, con 78 militari impiegati in vari ambiti. “Oltre alla formazione militare di base, a quella specialistica e a quella finalizzata alla leadership, EUTM fornisce al ministero della difesa ed alle forze armate nazionali della Somalia consulenza strategica sullo sviluppo del settore della sicurezza, anche per quanto riguarda la gestione del personale, la pianificazione strategica e la legislazione relativa alla difesa”, spiega il Ministero della difesa. Prorogata dal Consiglio dei ministri degli esteri europei fino al 31 dicembre 2016, la missione Ue ha contribuito sinora alla formazione di circa 4.000 militari somali e opera in stretta collaborazione con il Comando militare statunitense per il continente africano (US AFRICOM) ed AMISOM, la missione militare dell’Unione africana in Somalia. Dal gennaio dello scorso anno la base di EUTM è stata trasferita dall’Uganda nel complesso portuale-aeroportuale di Mogadiscio, mentre tutte le attività addestrative sono condotte presso il Jazeera Training Camp, sito a una ventina di chilometri dalla capitale. EUTM comprende a sua volta due missioni Ue complementari: EUNAVFOR Somalia – Operazione Atalanta contro la pirateria al largo delle coste somale ed EUCAP Nestor “per lo sviluppo delle capacità nel settore della sicurezza marittima nel Corno d’Africa e nell’Oceano indiano occidentale”. Dal 6 agosto 2014 al 3 marzo 2015, l’Italia ha dispiegato per EUNAVFOR nell’aeroporto di Chabelley, Gibuti, i velivoli a pilotaggio remoto Predator A+ del 32° Stormo dell’Aeronautica. I droni sono stati impiegati in ben 28 interventi (con oltre 300 ore di volo) per la raccolta dati d’intelligence, la ricognizione e la sorveglianza in mare e sulla terra ferma.
Le forze armate italiane guidano da più di due anni le attività di EUTM in Corno d’Africa. Dall’8 marzo scorso, Bruxelles ha nominato comandante della missione il generale di brigata degli alpini Antonio Maggi, che ha sostituito il gen. Massimo Mingiardi. “EUTM Somalia rischia di fallire nelle sue finalità addestrative e di equipaggiamento del Somali National Army (SNA) se gli Stati Uniti e l’Unione europea non assicureranno congrui finanziamenti a lungo termine”, ha dichiarato il gen. Mingiardi, prima di lasciare il proprio incarico. Nello specifico, il militare ha invitato Bruxelles ad impiegare i 2,5 milioni di euro stanziati nel 2015 per EUTM, nell’acquisizione di attrezzature “non letali” e nella costruzione in Somalia di caserme, alloggi e altre infrastrutture. Intanto, lo scorso mese di febbraio, i militari italiani di EUTM Somalia hanno donato una serie di attrezzature ai soldati somali che hanno frequentato i corsi tenuti a Mogadiscio: blu guns (repliche di armi in plastica blu, necessarie per l’addestramento di base individuale e di squadra), scudi e caschi protettivi, maschere antigas e altri accessori per le operazioni anti-sommossa e di ordine pubblico. Nell’aprile 2014, l’Italia aveva consegnato alle forze di polizia somale pure 30 veicoli blindati.
Decine di ufficiali somali sono addestrati in questi mesi a Livorno presso le apposite strutture del Comfose, il Comando Forze Speciali dell’Esercito, dagli incursori del 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin”, reparto d’eccellenza della Brigata Folgore. Le attività rientrano nel programma di cooperazione militare rivolto alla Somalia, avviato dopo la firma a Roma, nel settembre 2013, di un Memorandum bilaterale nel settore Difesa e gli accordi messi a punto con la visita a Mogadiscio, il 10 ottobre 2014, dell’allora Capo di stato maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Contestualmente ha preso il via a Gibuti la missione addestrativa MIADIT dell’Arma dei Carabinieri, “volta a favorire la stabilità e la sicurezza della Somalia e dell’intera regione del Corno d’Africa, accrescendo le capacità nel settore della sicurezza e del controllo del territorio da parte delle forze di polizia somale”. I moduli formativi per 150-200 agenti somali alla volta, hanno una durata di 12 settimane e sono curati da un team di 30 militari dell’Arma. L’ultima fase di MIADIT ha preso il via il 24 febbraio scorso ed è stata estesa pure a 40 elementi delle forze di polizia gibutine con istruttori provenienti dal GIS – Gruppo Intervento Speciale (specializzato in operazioni antiterrorismo), dal 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania” e dai ROS dei Carabinieri. Nell’ambito dell’accordo sottoscritto tra le forze amate italiane e quelle di Gibuti, nel giugno dello scorso anno sono stati consegnati al piccolo paese africano pure sei blindati 4×4 “Puma” e una decina di obici semoventi M-109L da 155 millimetri prodotti da Oto Melara, dismessi in Italia dopo l’acquisto dei nuovi semoventi Pzh-2000.
17 marzo 2015