Lo Squalo martello che si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance), è stato progettato e realizzato negli stabilimenti Piaggio di Villanova d’Albenga (Savona). Si tratta della versione senza pilota del bimotore P.180, utilizzato in ambito civile e militare da numerosi paesi al mondo. Con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. La missione è gestita da una stazione di terra, collegata attraverso un centro di comunicazione in linea di vista e via satellite. Il velivolo è stato dotato da Selex ES (gruppo Finmeccanica) di torrette elettro-ottiche, visori a raggi infrarossi e radar “Seaspray 7300” che consentono d’individuare l’obiettivo, anche in movimento, fornendo le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, o colpendolo direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martellopuò trasportare sino a 500 kg di armamenti).
Nei mesi scorsi l’Aeronautica italiana ha firmato con Piaggio Aerospace un contratto per l’acquisto di tre sistemi completi P-1HH con sei velivoli a pilotaggio remoto e tre stazioni di controllo terrestre (la consegna è prevista entro i primi mesi del 2016). I voli sperimentali del prototipo dello Squalo martello sono però condotti a Trapani Birgi dal novembre 2013, sotto la guida di un’équipe composta da tecnici di Piaggio e Selex-Finmeccanica e dal personale del 37° Stormo dell’Aeronautica di stanza nello scalo trapanese. L’ultimo ciclo dei test in Sicilia era stato annunciato ai piloti di aeromobili lo scorso 29 gennaio con il NOTAM B0443/15: “dal 15 febbraio al 15 aprile 2015, l’aerodromo potrebbe essere chiuso al traffico ogni giorno per 45 minuti previa autorizzazione e contatto radar durante l’esecuzione delle attività già preannunciate dal NOTAM W0191/15 (attività di velivoli senza pilota)”. Due mesi interi, dunque – comprensivi di feste pasquali – di pericoloso asservimento del traffico aereo civile per i profitti finanziari di una società, Piaggio Aerospace, il cui capitale azionario è in manoalla Mubadala Development Company, la società di investimenti strategici del governodegli Emirati Arabi Uniti.
L’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani Birgi è classificato come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i “rischieramenti temporanei” di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica militare, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon per la sorveglianza dello spazio aereo mediterraneo el’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania).
L’infrastruttura siciliana è stata una delle basi più utilizzate dalla coalizione internazionale per le operazioni di guerra in Libia, dal 19 marzo al 31 ottobre 2011:stando alle stime ufficiali, la NATO ha lanciato da Trapani quasi il 14% dei raid aerei contro obiettivi libici. Il conflitto ha comportato lo stop del traffico aereo civile per undici giorni di seguito, con effetti pesantissimi sull’economia e il turismo nella Sicilia occidentale. A quattro anni di distanza, il governo Renzi ha autorizzato l’esborso di una “prima” tranche di 5 milioni di euro a favore della società mista che gestisce lo scalo trapanese, come parziale risarcimento dei mancati guadagni durante la guerra alla Libia. Nel 2014 da Birgi sono transitati 1.598.571 passeggeri: donne, uomini e bambini ignari che un manipolo di militari e costruttori di droni testavano i futuri strumenti di distruzione di massa mettendo seriamente a rischio le proprie vite.