In uno dei tanti momenti difficili della nostra Repubblica arriva una sentenza che fa chiarezza su quali siano le conseguenze a cui vanno incontro i componenti delle Forze di Polizia qualora non rispettino il mandato istituzionale.
Mentre una sentenza democratica arriva a sancire sulla delicata vicenda dell’assassinio di Aldrovandi da parte di alcuni poliziotti in Parlamento viene bocciata la proposta (dai nominati e non eletti) sull’identificazione (matricola sul casco) delle Forze di Polizia.
A questo punto è d’obbligo porci due domande.
Quale sarebbe stato il comportamento dei poliziotti (e dei dirigenti) alla scuola Diaz di Genova, nel 2001, se avessero saputo che potevano andare incontro a una sentenza come quella per il caso Aldrovandi dove la Corte dei Conti ha chiesto il pagamento delle spese giudiziarie e d’immagine della P.A.?
Ci sarebbe stata l’irruzione nella scuola Diaz se ci fosse stato il riconoscimento sul casco?
L’articolo qui sotto testimonia quanto può fare la giustizia contro chi non rispetta la legge e pensa di approfittarne.
La matricola sul casco (il cui numero assegnato ad ogni agente è conosciuto, solo, dai funzionari delle Forze dell’Ordine, Questore e Prefetto) serve solo per distinguere gli onesti da coloro che, infedeli al mandato a cui hanno prestato giuramento alla Repubblica a fine corso di addestramento, compiono atti illegittimi.
Perché è legittimo tutelare chi svolge il proprio lavoro con dignità istituzionale da chi, invece, scarica le proprie frustrazioni personali.
Non ci sono altre scuse per non attuarlo.
MOWA
Caso Aldrovandi, gli agenti devono pagare 560mila euro allo Stato
Lo ha deciso la Corte dei Conti. Patrizia Moretti, la mamma del ragazzo ucciso nel 2005: “E’ la giustizia che va avanti”.
BOLOGNA – La Corte dei Conti ha deciso che gli agenti condannati per il caso Aldrovandi devono risarcire con oltre 560mila euro il ministero dell’Interno, che pagò i danni alla famiglia. Enzo Pontani e Luca Pollastri devono versare ciascuno 224.512 euro, Paolo Forlani e Monica Segatto, 56.128 euro. La Procura aveva chiesto 1,8 milioni. “E’ la giustizia che va avanti”. Così Patrizia Moretti, madre del 18enne ucciso a Ferrara il 25 settembre del 2005 durante un controllo della polizia, commenta all’Ansa la notizia. Per Moretti la sentenza della Corte dei Conti è “particolarmente importante” perché “riguarda tutti e non solo la nostra famiglia. E’ il riconoscimento del male che ha subito la società intera”.
La decisione è della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per l’Emilia Romagna, nel collegio composto dal presidente Luigi Di Murro, dal consigliere Francesco Pagliara e dal consigliere relatore Massimo Chirieleison. I quattro poliziotti, condannati in via definitiva a tre anni e sei mesi – la Cassazione è del giugno 2012 – per eccesso colposo nell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi, 18enne morto a Ferrara il 25 settembre 2005 in un controllo di polizia, erano stati citati in giudizio dalla procura contabile (ed era stato loro sequestrato un quinto dello stipendio).
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I pm contestavano ai quattro un danno patrimoniale per 467.733 euro ciascuno e l’udienza si era tenuta il 28 gennaio. I giudici hanno anche disposto che il sequestro conservativo, autorizzato dal presidente della sezione a suo tempo, si converta in pignoramento per le somme che Pontani, Pollastri, Forlani e Segatto dovranno risarcire. Il danno subito dall’Amministrazione, proseguono i giudici contabili “costituito dalla somma pagata a titolo di risarcimento per il danno subito dagli eredi” del giovane morto nel 2005 “costituisce conseguenza diretta e immediata del comportamento gravemente colpevole dei convenuti”. Ma perché i quattro agenti dovranno versare somme diverse? I giudici lo hanno deciso per marcare “il quantum di danno” dei poliziotti facenti parte del primo equipaggio, rispetto ai componenti della seconda pattuglia, “in relazione alla tempistica dell’operazione di Polizia, così come desunta dagli atti del processo penale, che vedeva gli agenti Pollastri e Pontani intervenuti per primi sul posto”.
L’avvocato degli agenti: “Ministero responsabile al 70%”. “Siamo molto contenti per il fatto che ha avuto conferma la nostra tesi: la responsabilità va individuata nell’organizzazione ministeriale delle tecniche di addestramento e di ammanettamento a terra”. Lo dice l’avvocato Marco Zincani, che assiste nel giudizio davanti alla Corte dei Conti Enzo Pontani, Luca Pollastri e Paolo Forlani, tre dei quattro condannati dalla Corte dei Conti. Per il legale, infatti, avendo la Corte ridotto la richiesta della Procura da 1,8 milioni ad una condanna a 560.000 euro, cioé al 30% della cifra, ha riconosciuto che la responsabilità del fatto è del 70% in capo al Ministero. “Faremo la prossima settimana una conferenza stampa a Bologna – ha detto – in cui renderemo pubblico ciò su cui si produrrà l’appello, idoneo a dimostrare che la responsabilità ministeriale non va limitata al 70%”.
Il legale della famiglia: “Mancanza di preparazione”. Ed è simile il parere di Fabio Anselmo, legale della famiglia Aldrovandi, secondo cui il risarcimento danni “viene economicamente ridotto a fronte del riconoscimento di una indubbia responsabilità del Ministero in tema di mancanza di preparazione, organizzazione e formazione degli agenti”.
27 marzo 2015