L’assassino era armato con una Beretta 98 calibro 9 con 15 colpi e aveva più caricatori. Perché è possibile?
Funerali di Stato per due delle vittime della strage tribunale di Milano dove il killer accusato di bancarotta era entrato armato. Si discute sulla sicurezza attorno ai tribunali e non sulla ormai incontrollata diffusione delle armi personali che ci stanno facendo troppo simili agli Stati Uniti.
di Ennio Remondino
Funerali di stato per due le vittime della strage del tribunale di Milano. Presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che prima delle cerimonie richiama a qualche riflessione e ‘ad un impegno più deciso contro la proliferazione di armi’. Già, finalmente una autorità morale che ha il coraggio di porre il problema della proliferazione del ‘porto d’armi’ senza sostanziali controlli su necessità dell’arma ed l’equilibrio mentale del detentore. Nei giorni scorsi aveva provato a dirlo anche Giorgio Beretta, dell’organizzazione ‘Unimondo’ contro le armi ed era stata attacco duramente.
I fatti di Milano letti sul fronte armato. Claudio Giardiello ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre due con una Beretta, modello 98, calibro 9×21 alimentata da un caricatore da 15 colpi’. Ma di caricatori ne aveva molti. Un’autentica potenza di fuoco che Giardiello si portava in giro grazie a un porto d’armi rilasciato contro il parere dei Carabinieri. “Armi, caricatori e fan delle armi” introduce Giorgio Beretta. Che ci propone la pagina facebook di “Firearms United – Italia, organizzazione comunitaria che si dice parte delle ‘Firearms United’, ‘Worldwide confederation of gun owners’.
Interessante il post di ‘Firearms United – Italia’ pubblicato dopo la strage di Milano. Eccolo: “Chi vuole disarmarci, vuole trasformare l’Italia in una gigantesca “gun-free zone”, ove solo i corpi dello stato hanno le armi. Loro e i criminali…”. Fanatici e basta? Nelle scorse settimane Firearms United si è fatta paladina di una preoccupante iniziativa. Ha inviato una lettera a tutti i parlamentari e ha promosso una petizione online per chiedere la modifica di un testo di legge sulle armi che definisce, “Cavallo di Troia ideale per far passare restrizioni che il fronte anti-armi italiano cerca da tempo”.
Ma quali sarebbero le ‘restrizioni’ alle minacciate libertà da Far West? Uno di questi demonizzati emendamenti prevede ‘l’obbligo di denuncia di detenzione dei caricatori [.] di capacità superiore ai 15 colpi per le armi corte e ai 5 colpi per le armi lunghe’. ‘Denuncia’ e non divieto di detenzione. A chi servano dei caricatori con capacità superiore ai 15 colpi? Utilissimi certamente per rapinatori e malviventi vari. Per ‘difesa personale’ non bastano 15 colpi? Sulla questione dei caricatori con più di 5 colpi per le armi lunghe, a Beretta parte la battuta: ‘immagino siano utilissimi per il tiro al fringuello….’.
Queste ed altre amenità quasi offensive nella tragedia di Milano. A preoccupare di più è la presa di posizione della vera lobby italiana delle armi, l’ANPAM, l’Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni, che rappresenta i maggiori produttori di ‘armi, munizioni ed esplosivi comuni e militari’. Tono e stile più compassati di Firearms United e degli shooters, i tiratori, ma simile nei contenuti. Stessa lamentazione del decreto governativo, anche se non vengono date spiegazioni tecniche alle loro critiche. L’industria delle armi lascia fare i polveroni a ‘Firearms United’ e agli shooters, osserva Unimondo.
14 aprile 2015