di Franco Astengo
L’iniziativa della “Controbolognina” organizzata per sabato 25 Aprile proprio a Bologna per discutere delle prospettive della sinistra italiana d’alternativa sta raccogliendo significative adesioni.
L’occasione appare essere di quelle di particolare importanza e può davvero valere la pena sollecitare a una riflessione su di un punto che, da tempo, si sta cercando di sollevare e che appare quanto mai necessario e urgente da affrontare: quello di un nuovo soggetto politico della sinistra d’alternativa.
Un nuovo soggetto fondato su alcuni elementi distintivi da definire con il massimo della chiarezza possibile:
1) L’autonomia politica e programmatica;
2) Una collocazione di opposizione rispetto all’attuale quadro politico. Una collocazione all’opposizione intesa come punto di partenza per lo sviluppo di un’alternativa di egemonia. L’obiettivo di medio periodo dovrebbe essere quello dell’apertura di una fase di transizione rispetto al complesso dell’intero sistema politico italiano;
3) Dovranno essere avanzati alcuni punti, sia sul piano dell’analisi, sia sul terreno del programma da considerarsi comuni e prioritari fra tutti i soggetti che intendono partecipare al progetto.
I punti fondamentali di analisi appaiono essere quelli della crisi (nel senso classico di “krisis”) dello Stato – Nazione; la qualità nuova che viene espressa dal quadro economico e dai suoi specifici risvolti europei; il mutamento di paradigma nella concezione dell’agire politico laddove si registra uno spostamento secco e pericoloso verso un regime di natura autoritaria , con l’Italia considerata laboratorio di questo esperimento a livello internazionale.
E’ evidente come si stia verificando uno spostamento e un allargamento nella condizione di “classe” dell’insieme dei soggetti colpiti dall’intreccio delle contraddizioni che agiscono in questa società segmentata e artificiosamente “separata” attraverso l’uso delle novità tecnologiche e dei mezzi di comunicazione di massa.
Appare allora necessario e urgente porre ancora una volta il tema di una nuova soggettività politica della sinistra , in modo da colmare il vuoto e la complessiva insufficienza che i soggetti politici esistenti stanno lasciando e dimostrando nell’insieme delle necessità di elaborazione e scontro politico che l’attualità impone.
Siamo di fronte, infatti, al consolidarsi e al suffragarsi attraverso la legge elettorale della via di un leaderismo presidenzialista eccessivamente accentuato e posto su di un terreno dell’agire politico che si delinea ormai come quello di un vero e proprio Regime.
Proprio l’urgenza di affrontare il tema del Regime dovrebbe imporre di aprire una riflessione sulla necessità di poter disporre di una soggettività politica nuova, frutto dell’incontro tra diverse culture, tradizioni, collocazioni sociali, costruita con l’idea di durare nel tempo, magari capace di fornire già un contributo al superamento di questa fase così drammaticamente negativa .
Per avviare questo itinerario in una forma produttiva andrebbe aperto un dibattito particolarmente spregiudicato, soffermandoci maggiormente sugli elementi di carattere “strutturale” che ci consegna la migliore tradizione della sinistra italiana.
Non si tratta in questo, ovviamente, di limitarci al “caso italiano”, ma di avere la forza e la capacità di guardare avanti, a un quadro internazionale molto complesso
In quest’ambito il social-liberismo (secondo la definizione di Joseph Halevi) risulterà del tutto inefficace: un punto di riflessione, anche questo, che porta alla conclusione della necessità della presenza di una sinistra alternativa capace di produrre cultura politica, iniziativa sociale, presenza istituzionale.
Siamo del resto di fronte, in Italia a una crisi della democrazia tale da minacciare sbocchi imprevedibili e particolarmente pericolosi.
Occorre un nucleo fondativo partendo prima di tutto dall’analisi delle forze sociali in campo, dal riferimento alle “fratture” sia “materialiste”, sia “post-materialiste” da intrecciare in una nuova progettualità alternativa e appare del tutto al di sotto del richiesto l’idea di una semplice “rete” di collegamento o “coalizione sociale” che dir si voglia che lascerebbe inalterato il distacco esistente anche a sinistra tra base sociale e ceto politico
Va affrontato, invece, con grande coraggio il tema del partito politico.
Serve, prima di tutto, una forte mobilitazione dal basso.
Una forte mobilitazione dal basso che dovrebbe sfociare in una ripresa del principio dell’autoconvocazione che, negli anni’80 aveva fornito comunque risultati apprezzabili sia in campo sindacale, sia in campo politico, con l’obiettivo di formare un vero e proprio “nucleo fondativo” che ponga a tutti in termini concreti il tema della nuova soggettività politica.
Un nucleo fondativo che verifichi la possibilità di intraprendere un cammino del genere, con un traguardo parziale davanti
Un traguardo delineato in modo molto preciso partendo dall’idea di un Movimento organizzato per la costruzione di un soggetto politico organizzato.
Si tratta di intrecciare il dibattito fra i temi della prospettiva politica, della democrazia, del rifiuto dell’emarginazione di interi strati sociali.
Una proposta da portare avanti, ben oltre le residue soggettività esistenti, proponendo anche vie nuove dal punto di vista della strutturazione politica quale la ricerca di una “via consiliare” per fornire, dal punto di vista della costruzione politica, una possibilità concreta di interscambio sia sul piano del dibattito sia sul piano dell’organizzazione.