Le comunità indigene paraguaiane sono mobilitate per il pericolo che rappresentano i progetti delle imprese straniere
Javier Rodriguez Roque
Asunción – Le comunità indigene del Paraguay sono mobilitate per il pericolo che rappresentano oggi i progetti delle imprese straniere, tra i quali alcuni di prospezione petrolifera nei loro territori ancestrali.
In questi giorni di commemorazione del Giorno dell’Indigeno Americano, i dirigenti di diverse etnie radicate soprattutto nella zona del Chaco paraguaiano chiedono alle autorità d’ascoltare prima di tutto i residenti originari.
Un’udienza pubblica effettuata a Lagerenza, nel dipartimento dell’Alto Paraguay, è servita per domandare la piena partecipazione del leaders indigeni al dibattito sul tema, considerando il rispetto per questi territori.
Un intervento importante è stato quello di Posorajna, dirigente del popolo ayoreo, che vive a Carmelo Peralta, e che ha sostenuto che solo le organizzazioni sociali e non quelle governative li appoggiano nelle loro richieste, per evitare che di dissacrino i diritti storici degli indigeni.
Posorajna ha citato come esempio il caso del Cerro León, zona Patrimonio dell’Umanità che si trova nel dipartimento e le intenzioni di un’impresa straniera di invaderlo, per localizzare giacimenti di petrolio e procedere poi allo sfruttamento in condizioni di forte reddito per gli imprenditori.
Uno dei pericoli segnalato è il danno all’ambiente e anche ai popoli della selva che lì risiedono e per i quali l’ingresso nella zona di persone estranee è motivo di squilibrio e anche della scomparsa di gruppi che vivono in condizione d’isolamento volontario.
Le richieste degli indigeni e il loro sforzo quotidiano per difendere queste aree dalla voracità degli imprenditori privati stranieri o nazionali, include critiche specifiche alle autorità locali e dei dipartimenti, che mostrano disinteresse verso i popoli originari.
Ora il richiamo è per solidificare l’unità dei settori popolari con i rappresentanti indigeni, per far pesare sempre più l’esistenza dei loro reclami e per la difesa dei loro storici diritti. (Traduzione GM – Granma Int.)
21 aprile 2015