Promesso dalla fine dell’anno, il ‘Libro Bianco della Difesa’ è stato presentato dalla ministra Pinotti al Consiglio Supremo di Difesa che ne avrebbe approvato i contenuti. Quali? Poche indicazioni e molti dubbi. Molto simile ‘Defence Reform’ britannico del 2011: tutto forze armate e poco civile.

di Ennio Remondino

Chi si attendeva dal documento programmatico del ministro del governo Renzi indicazioni sul numero di F-35, di navi e mezzi militari resterà deluso. Un po’ perché certe cose si fanno ma non si dicono. Poi perché non era questo lo scopo del ‘Libro Bianco’. Ma vediamo di cosa si tratta. Una sessantina di pagine di ‘indirizzi politici e di politica militare’ lasciando allo Stato Maggiore Difesa la messa a punto entro quest’anno un documento più tecnico sui singoli aspetti e contenuti del documento. Vago, decisamente troppo vago. E con molto punti deboli a parere di critici politici e militari.

Un ‘forte cambiamento’ lo definisce qualcuno. Mano libera a generali e industriali, ribattono altri. Critiche spassionate dalle organizzazioni pacifiste. Interventi soprattutto nel settore organizzativo e delle acquisizioni degli armamenti (la nota dolente) dove i governi sono troppo spesso limitati a ratificare e finanziare decisioni assunte dagli apparati burocratici, militari e industriali. ‘Priorità politica’ si afferma. Il Libro Bianco prende atto che non possiamo essere una potenza globale e al centro della Difesa nazionale c’è l’area euro-mediterranea. Quasi una ovvietà a dimensionare troppe ambizioni.

Per il futuro margini più limitati per missioni in aree più lontane al seguito degli alleati. E qui la prima contraddizione, con la decisione del governo Renzi di accogliere la richiesta statunitense di 700 militari ancora schierati in Afghanistan. Uno scambio dei ‘favori’ per la Libia? E quali? Poi la conferma dei numeri previsti dalla ‘Riforma Di Paola’: 150 mila militari nel 2024 (170 mila a inizio 2016) ma spinge per reclutare più giovani con contratti a tempo determinato (Volontari a Ferma Prefissata) a istituire una ‘Riserva operativa’ con il personale volontario disponibile a essere richiamato.

Un apparato militare ancora a metà dalla leva al professionismo. Reggimenti di fanteria composti da 40enni e invecchiamento delle forze armate che con la riduzione dei ranghi ottenuta tagliando i nuovi arruolamenti, ma non i ruoli di comando. generali. Nel 2024 le forze armate italiane avranno un’età media tra i 48 e i 50 anni. Una vera Riserva e una integrazione interforze (Esercito, Marina, Aviazione), con più potere al Capo di Stato Maggiore della Difesa. Per intenderci: non saranno più possibili operazioni a gestione diretta degli stati maggiori di forza armata come, ad esempio, Mare Nostrum.

Anche per i soldi si cambia. Bilancio Difesa diviso tra ‘Personale, Operatività e Impiego’. Fine delle voci affidate alla Presidenza del Consiglio per le missioni ‘speciali’ ancora dette d’oltremare. Tutto chiaro nel bilancio Difesa, senza trucchi, promettono. Secondo Gianandrea Gaiani, di Analisi Difesa, il Libro Bianco prende molto dal ‘Defence Reform britannico del 2011′, soprattutto dove si parla degli aspetti interforze, e indica una strada che certo incontrerà non poche resistenze in divisa ma che per gli specialisti appare inevitabile se -affermano- ‘si vuole evitare la paralisi totale dello strumento militare’.

Ovviamente tutto ora dipende da Parlamento, dello Stato Maggiore Difesa e del governo. Gran parte delle misure del Libro Bianco e in particolare l’arruolamento di volontari in ferma prefissata e una Riserva Operativa richiederanno risorse importanti. Improbabili in un contesto dove il 73% per cento del bilancio Difesa è assorbito dalle spese per il personale. Poi le opposizioni interne alla Forze armate. Marina ed Aeronautica ancora non digeriscono la nomina di Claudio Graziano (Esercito), a capo dello Stato Maggiore Difesa che ha fatto saltare la tradizionale rotazione. Prebende, ruoli e carriere.