di MOWA
Vorremmo dedicare questo memorabile scritto tratto dall‘introduzione al libro di Karl Marx e Friedrich Engels Manifesto del partito comunista, di Emma Cantimori Mezzomonti (Giulio Einaudi editore 1970), “Confutazione della congiura e dei congiurati” a tutti coloro che, nell’occasione della manifestazione del 1° maggio a Milano, si sono trovati coinvolti negli incidenti voluti e causati dai black bloc.
Vorremmo che le forze di polizia riflettessero su queste poche righe e capissero quale gioco stia facendo il potere sulla loro testa.
Vorremmo che capissero l’assoluta innocenza dei manifestanti, distinti dai cospiratori e come questi ultimi siano veri criminali.
I manifestanti, in sostanza, esprimevano, solo, un diritto democratico di cui tutti sono beneficiari.
Vorremmo che comprendessero, anche, quanto sia difficile separare i black bloc dagli infiltrati se non ci sono regole chiare sugli ingaggi e quanto male possano arrecare alla democrazia quegli “equivoci figuri” tra gli incappucciati come si vedono in queste immagini.
Vorremmo che le persone oneste che manifestavano (o che erano presenti) quel 1° maggio prendessero consapevolezza su chi siano esattamente i black bloc e ne prendessero le distanze in modo radicale e deciso separando, quindi, loglio dal grano; che i manifestanti, in futuro, si tutelassero da questi loschi figuri che con il proletariato nulla hanno a che spartire… e quell’orologio Rolex al polso della black bloc lo testimonia.
Vorremmo evidenziare che molti black bloc che manifestarono il 1° maggio a Milano sono gli stessi che provocarono gli incidenti a Roma il 15 ottobre 2011.
E se ce ne siamo accorti noi…
In ultimo, vorremmo far capire ai cospiratori che potranno, forse, qualche altra volta prendersi gioco degli oppressi che manifestano per ampliare gli spazi di democrazia in questo martoriato paese ma che nulla potranno contro la verità e la determinazione proletaria…
Questa volta quella vera.
E che, soprattutto, non la trascineranno nel tranello della provocazione che fa restringere gli spazi di libertà ottenuti a costo della vita con la Resistenza partigiana al nazi-fascismo ed espressi con la Costituzione italiana, una Costituzione sociale che, se applicata veramente, tutela i diritti di tutti.
Infatti, i cospiratori:
“… alzano le prime barricate e ne prendono il comando, loro organizzano la resistenza, il saccheggio del negozi d’armaiolo, loro capeggiano la requisizione delle armi e delle munizioni dalle case, e nel momento culminante dell’insurrezione compiono quegli audaci colpi di mano che gettano tanto spesso nella confusione la parte governativa. In una parola, essi sono gli ufficiali dell’insurrezione.
“Si capisce che questi cospiratori non si limitano ad organizzare in genere il proletariato rivoluzionario. La loro occupazione consiste proprio nel precorrere il processo di sviluppo rivoluzionario, nello spingerlo ad arte alla crisi, nel fare una rivoluzione su due piedi, senza le condizioni d’una rivoluzione. Per essi, l’unica condizione della rivoluzione è che la loro cospirazione sia sufficientemente organizzata. Sono gli alchimisti della rivoluzione, e condividono completamente con gli antichi alchimisti la confusione d’idee e il gretto attaccamento a idee fisse. Si buttano a far scoperte che debbono compiere miracoli rivoluzionari: bombe incendiarie, macchine di distruzione di efficacia magica, sommosse che debbono operare tanto più miracolosamente e di sorpresa, quando meno razionale ne è la ragione. Indaffarati in tale continuo progettare, essi non hanno altro scopo che quello prossimo del rovesciamento del governo esistente, e disprezzano profondissimamente la attività, di carattere più teorico, consistente nel chiarire ai lavoratori i loro interessi di classe. Quindi il loro dispetto più plebeo che proletario per gli habits noirs, per la gente più o meno colta, che rappresentano questo aspetto del movimento, dai quali però essi non possono mai rendersi del tutto indipendenti, perché sono i rappresentanti ufficiali del partito. Gli habits noirs debbono ogni tanto servir loro anche come fonte di denaro. Si capisce, del resto, che i cospiratori debbono seguire di buona o mala voglia lo sviluppo del partito rivoluzionario.
“ Il tratto principale del carattere dei cospiratori è la loro stessa lotta con la polizia, con la quale essi hanno proprio lo stesso rapporto dei ladri e delle prostitute. La polizia tollera le cospirazioni e, certo, non soltanto come male necessario. Le tollera come centri di facile sorveglianza, dei quali s’incontrano gli elementi rivoluzionari più violenti della società, come officine della sommossa, – la quale in Francia è diventata un mezzo di governo necessario tanto quanto la polizia stessa, – e infine come luogo di reclutamento per le proprie spie politiche. Proprio come i più capaci accalappia-mariuoli, i Vidocq e consorti, vengono presi dalla classe dei bricconi dell’alto e del basso, dei ladri, degli scrocconi e dei bancarottieri fraudolenti e spesso tornano a ricadere nel loro primitivo mestiere, allo stesso modo la bassa polizia politica viene reclutata fra i cospiratori di professione. I cospiratori mantengono un interessante contatto con la polizia, e vengono ad ogni istante a collisione con essa, dànno la caccia a loro. Lo spionaggio è una delle loro occupazioni principali. Nessuna meraviglia, dunque, che si faccia tanto spesso il piccolo salto aiutato dalla miseria e dalla prigione, da minacce e promesse. Di qui nelle cospirazioni l’infinito sistema di sospetti che acceca completamente i loro membri, e fa loro riconoscere nei loro uomini migliori delle spie, e nelle vere spie gli uomini degli di maggior fiducia. Si capisce che queste spie arruolate fra i cospiratori si mettano con la polizia, per lo più credendo in buona fede di poterla ingannare, che riesca loro per un certo tempo di far il doppio gioco, finché soggiaciono sempre più alle logiche conseguenze di quel primo passo, e che spesso la polizia venga realmente ingannata da loro. Del resto, che un tale cospiratore cada nei lacci della polizia, dipende da circostanze puramente casuali e da una differenza più quantitativa che qualitativa di saldezza di carattere.
“ Questi sono i cospiratori che lo Chenu ci presenta spesso con grande vivacità e il cui carattere egli ci dipinge ora con intenzione, ora senza volerlo. Del resto egli stesso è il ritratto più somigliante d’un cospiratore di mestiere, fino ai suoi non del tutto chiari legami con la polizia del Delessert e del Marrast.