Il grande musicista: sento invocare dittature, il 100% dei voti: un’avventura che abbiamo già conosciuto, finita malissimo.
Beppe Grillo “mi ricorda Iago, che nell’Otello dice: ‘Io non sono che un critico…’. Criticare senza dare soluzioni credibili possono farlo tutti”. Così in una intervista al Corriere della Sera il maestro Riccardo Muti, sottolineando che “gli italiani si sono stancati della vecchia politica, ma ora hanno bisogno di vedere una luce in fondo al tunnel, e di qualcuno che li guidi verso la luce. Invece sento invocare dittature, ‘il 100% dei voti’: un’avventura che abbiamo già conosciuto, finita malissimo. E poi questo turpiloquio mi fa orrore. Un segno di abbrutimento”.
“Non voglio dare giudizi sui politici – aggiunge – ma il livello di questi anni è sconfortante” e anche i tagli alla cultura non stupiscono visto che ”ai concerti, i politici non vengono mai” e dell’arte, della cultura “non importa nulla”.
Ora “è evidente che per non precipitare verso il voto anticipato occorre fare un governo di larghe intese, anche se, piu’ dell’aggettivo, mi interessa il sostantivo: intese. Una soluzione non populista”.
Quanto agli artisti saliti sul carro di Grillo “ognuno è libero di seguire quel che ritiene giusto. Faccio notare però che noi abbiamo una idea un po’ distorta, per cui si fa l’artista, mentre nella realtà si è artista. Essere artista non significa fare lo scapigliato, un po’ folle, con la barba e i baffi lunghi e le parole in libertà, sempre ad agitare le mani con violenza e a insultare gli interlocutori”.
31 marzo 2013