Foto: Il palazzo in via degli Alfani, nel centro storico di Firenze, dove si trova l’appartamento abitato dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio 2014 da Matteo Renzi
Come nei gialli più intriganti, dove non si sa mai chi è il colpevole sino alle ultime righe del libro, la vicenda Renzi & C. sta assumendo gli stessi contorni. La causa dell’intrigo, sembra, partire da una casa…
Qui, però, non si capisce chi sia esattamente il “maggiordomo” che deve presentarsi in tribunale.
A voi scoprirlo seguendo la prima udienza Renzi (querelante) contro Maiorano (querelato) che dovrebbe tenersi il 15 giugno.
MOWA
Matteo, la pensione e il pasticciaccio brutto di via degli Alfani
La casa. E la pensione. Nulla di più caro agli italiani. Nulla di più scivoloso per un politico italiano.
E infatti…
… sulla casa sono scivolati in tanti. Prima Massimo D’Alema, con Affittopoli . Poi Claudio Scajola, con l’appartamento vista Colosseo. Quindi Gianfranco Fini, con il pied-à-terre di Montecarlo. Infine Giulio Tremonti, ospite in pieno centro storico della Capitale.
E ora…
… ora scivolone per Matteo Renzi.
Anzi, doppio scivolone: affitto pagato (nel cuore di Firenze), pensione (da dirigente privato) pagata (con denaro pubblico).
Andiamo con ordine e cominciamo dalla casa.
Indirizzo (potete ridere): via degli Alfani 8. Angelino non c’entra. C’entra, invece, Marchino, ossia Marco Carrai, 39 anni, il più caro amico di Matteo (era a fianco della signora Maria Agnese Renzi in tribuna a Montecitorio il giorno della fiducia) nonché spin doctor del premier e un sacco di altro cose molte delle quali all’ombra e nell’orbita di Renzi.
E’ Carrai che firma il contratto di affitto dell’appartamento.
E’ l’allora sindaco di Firenze che lo abita, al punto di fissare lì la sua residenza (non quella di moglie e figli). Per la precisione, dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio 2014, un mese esatto prima di essere nominato premier.
Chi ha pagato la pigione?
Carrai, che ha speso circa 37 mila euro.
Che cosa c’è di male se un amico ti paga la casa?
Nulla.
Ma, nella fattispecie, Carrai non è solo un amico.
Amministratore delegato di Florence Multimedia (su cui indaga la Corte dei Conti). Amministratore delegato di Firenze Parcheggi (fino al 9 maggio 2013). Presidente dell’Aeroporto di Firenze. Consigliere dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze… Mai formalmente nominato dall’amico, Carrai, con Renzi al potere (prima in Provincia, poi in Comune), accumula cariche pubbliche di rilievo. E, da imprenditore privato, ottiene per la sua società C&T Crossmedia, questa volta da Muse, l’associazione dei musei comunali, il servizio di audio e videoguide destinato ai visitatori di Palazzo Vecchio, sede del municipio, pochi mesi dopo aver prestato l’appartamento a Matteo.
Non basta. Francesca Campana Comparini, 26 anni, fiorentina, fidanzata di Carrai (si sposeranno a settembre) è tra i curatori della mostra dedicata a Michelangelo Buonarroti e Jackson Pollock per la quale il Comune sborserà 375mila euro.
“Se una ragazza di 26 anni, laureata in filosofia e senza alcuna esperienza curatoriale, riceve l’incarico di curare la principale mostra di un grande comune italiano, è perché conosce qualcuno o perché conosce qualcosa?” hanno polemizzato Ornella De Zordo di perUnaltracittà e Tommaso Grassi di Sinistra Ecologia Libertà (SEL), ricevendo un piccata risposta della futura signora Carrai.
Lui, invece, Marchino, dopo che la Procura della Repubblica di Firenze, attivata dal nemico storico di Renzi, Alessandro Maiorano, 54 anni, dipendente comunale, ha aperto un’indagine sull’appartamento di via Alfani 8, ha deciso di mettere in vendita la sua quota nella società Crossmedia in cui è socio con Federico Dalgas. Che, parlando di quel contratto per Palazzo Vecchio, ha detto:“Forse era meglio non farlo, potendo tornare indietro non lo rifarei”.
E veniamo alla pensione.
Nell’estate 2003, l’anno prima di diventare presidente della Provincia di Firenze, Renzi è inquadrato come collaboratore nell’azienda di famiglia, la Chil Srl (oggi la società si chiama Eventi 6). In autunno, cambia tutto, per lui e per i parenti, come racconta il Fatto quotidiano:“(…) il 17 ottobre 2003 il “libero professionista” Matteo Renzi e la sorella Benedetta cedono le quote della Chil Srl ai genitori; il 27 ottobre 2003, dieci giorni dopo avere ceduto il suo 40 per cento, Renzi diventa dirigente della stessa Chil Srl, amministrata dalla mamma; il 7 novembre 2003, solo 11 giorni dopo l’assunzione, l’Ulivo comunica ufficialmente la candidatura del dirigente alla Provincia; il 13 giugno 2004 Renzi viene eletto presidente e di lì a poco la Chil gli concede l’aspettativa. Da allora Provincia e Comune versano alla società di famiglia una somma pari al rimborso dei suoi contributi. Se Renzi non avesse ceduto le sue quote nel 2004, sarebbe stata una società a lui intestata per il 40 per cento a incassare il rimborso: una situazione ancora più imbarazzante di quella attuale, con le quote intestate a sorelle e mamma”.
Capito? Quando il carico previdenziale pesava sull’azienda di famiglia, Renzi era un semplice collaboratore parasubordinato. E costava, in termini contributivi, pochissimo. Avuta la certezza che sarebbe divenuto presidente della Provincia (la vittoria dell’Ulivo era largamente annunciata) Matteo è stato promosso dirigente. L’azienda di famiglia lo ha retribuito per meno di otto mesi. Al resto hanno provveduto i contribuenti italiani. Da allora fino a oggi.
Fanno 9 anni e (secondo i calcoli più attendibili) circa 300 mila euro di versamenti.
Lo prevede la legge, certo. Di cui spesso, però, si abusa, come hanno ben raccontato nel best seller La casta Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. E, infatti, per una…mossa analoga a quella di Renzi, l’attuale presidente Pd della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, fu denunciato dal Partito Radicale a Roma (inchiesta archiviata) mentre l’ex ministro Pd Josefa Idem (costretta a dimettersi in seguito a una questione immobiliare) è ora sotto indagine a Ravenna.
Come si difende il premier da accuse e sospetti?
Martellato per giorni e giorni da Libero sulla casa e da il Fatto quotidiano sulla pensione; incalzato in rete da Beppe Grillo; “processato” a Servizio pubblico da Maurizio Belpietro e Marco Travaglio, Renzi si è deciso a replicare scegliendo la strada del comunicato soltanto quando, con un paginone, il Corriere della sera ha dato in esclusiva la notizia dell’apertura dell’indagine da parte della Procura di Firenze sul pasticciaccio brutto di via degli Alfani 8.
Famoso per l’uso logorroico della rete, questa volta Matteo ha scelto il silenzio digitale assoluto: non c’è la minima traccia delle due storie sul sito del Governo, sul sito personale, sulla pagina Facebook e sull’account Twitter.
Caso chiuso con il comunicato? No.
Vicenda giudiziaria aperta, vicenda politica anche: infatti, il Movimento 5 stelle ha depositato a Montecitorio una interrogazione rivolta al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, con richiesta di risposta scritta.
E, così, mentre Maurizio Crozza lo fa a pezzettini su La7 e Scajola, invece, solidarizza su Sky, vecchi e nuovi nemici del premier si sono accomodati sulla riva del fiume…
Avranno soddisfazione? Staremo a vedere.
Massimo Donelli
26 marzo 2014