di Franco Astengo
In conclusione dei diversi sviluppi d’analisi intorno agli esiti delle elezioni regionali 2015 si può ben affermare come, valutato l’esito delle liste di sinistra e il nuovo aumento dell’astensione, appare evidente l’esistenza di uno spazio politico per una formazione adeguatamente strutturata a sinistra.
Ben inteso le ragioni di questa, che è una vera e propria, necessità e urgenza risalgono non tanto e non solo al quadro dei numeri elettorali ma alla realtà di una situazione economica e sociale sempre più drammatica per le classi lavoratrici e i ceti maggiormente tartassati dalla gestione capitalistica e da una situazione internazionale contraddistinta da pericoli di guerra e dal ruolo soffocante dell’Europa.
In Italia inoltre è ormai in funzione un Regime che, attraverso la nuova legge elettorale e le modifiche costituzionali, punta a consolidarsi come “Partito Unico” gestito da una minoranza assetata di potere ed espressione del “peggio” che si è accumulato negli anni della controffensiva di destra avviatasi fin dagli anni’80 del XX secolo.
Una minoranza che tollera il razzismo ma non le lotte dei lavoratori.
Una minoranza che tende a perpetuarsi indipendentemente dal consenso popolare quale vero e proprio braccio armato di una feroce gestione del ciclo fondata sull’intensificazione dello sfruttamento (job act) e il segno di un “comando” diffuso a tutti i livelli (com’è nella cosiddetta “buona scuola”).
Non ingannino i dati sull’occupazione: segnale, appunto, del processo di intensificazione dello sfruttamento in corso.
Opposizione, Alternativa, Partito Comunista: sono questi i punti sui quali far ripartire il confronto a sinistra.
Il tema è quello dell’ autonomia culturale e politica, della tensione verso l’espressione di egemonia, del progetto di alternativa di società, dell’opposizione complessiva alla ferocia capitalistica, dell’unità politica da realizzarsi sulla base della riconoscibilità delle fratture sociali materialiste e post-materialiste.
Un tema che è necessario svolgere anche e proprio nel campo della rappresentanza politica, perché è la rappresentanza politica che si intende definitivamente cancellare per sostituirla con il “segno del comando” del Capo e della sua corte che parlano direttamente alle masse.
Il discorso riguarda il complesso dei corpi intermedi attivi in una democrazia avanzata e progressiva.
L’idea di un rilancio del Partito Comunista si colloca, dal nostro punto di vista, proprio al centro di questa articolazione del confronto permanente tra società e politica, esprimendosi appunto sul terreno di una rappresentanza di carattere generale, identitaria, non corporativa.
Un tema che abbiamo cercato di sollevare con forza, nel corso di questi anni, in varie sedi e che va ripreso con altrettanta forza e urgenza.
Si tratta di non disperdere del tutto il grande patrimonio teorico e politico accumulato dal movimento operaio italiano nel corso della sua storia e assieme di ricercare la capacità, oggi, di ritrovare nella lotta le basi teoriche e politiche necessarie per innovare questo percorso ritrovando identità, forza organizzativa, capacità di espressione politica a tutti i livelli e in tutte le sedi possibili, compresa quella delle istituzioni e della vocazione unitaria con l’insieme dei soggetti politici di opposizione e di alternativa che vorranno mettersi in campo nel corso di questo difficile frangente storico.