Ricorsi alla Corte Costituzionale e Referendum per bloccare l’Italicum, la nuova legge elettorale che minaccia la nostra democrazia e i nostri diritti di cittadinanza
L’approvazione il 4 maggio scorso della legge elettorale “Italicum” rappresenta un gravissimo attacco all’assetto democratico della Repubblica.
Come già il “Porcellum”, la nuova legge “Italicum” attraverso il meccanismo del ballottaggio (che scatta se nessuna lista supera al primo turno il 40% dei voti), trasforma una minoranza in una maggioranza, che potrebbe essere smisurata, se teniamo anche conto dell’astensionismo in crescita esponenziale, rispetto ai voti effettivamente ottenuti al primo turno. Per di più questo enorme premio di maggioranza viene attribuito a un solo partito invece che a una coalizione. Così il principio costituzionale dell’eguaglianza del voto è demolito. Il voto che va al partito che prevarrà sia pure di poco conterà molto di più di quello attribuito a tutti gli altri: il partito che prevarrà al ballottaggio avrà automaticamente 340 seggi, tutti gli altri partiti dovranno dividersi i restanti 290 seggi. Grazie a questi numeri la falsa maggioranza (in realtà una minoranza) potrà arrivare a scegliersi un futuro Presidente della Repubblica di suo gradimento, influire pesantemente sulla composizione della Corte Costituzionale e il Consiglio superiore della Magistratura. Così gli organi di garanzia saranno in mano al capo del governo.
Con questa legge avremo una Camera i cui due terzi saranno nominati dalle segreterie di partito invece che scelti dai cittadini. Gli eletti, che dovranno l’elezione al capo del loro partito, gli obbediranno ciecamente quando sarà capo del governo e si realizzerà così ciò che Leopoldo Elia aveva chiamato “premierato assoluto”, riducendo drasticamente il potere legislativo del Parlamento, attribuiti poteri senza limiti e senza controllo al Governo e in particolare al presidente del consiglio. Si cambia la forma di governo fino a distorcere la forma dello Stato.
La maggioranza parlamentare potrà ignorare il confronto con le parti sociali e in particolare con il sindacato come è già accaduto in questi mesi imponendo i propri provvedimenti al paese. Questa inaudita concentrazione di poteri finisce con il mettere in seria discussione la stessa prima parte della Costituzione perchè meccanismi istituzionali accentrati e autoritari possono essere il veicolo per rimettere in discussione anche i valori e i diritti che dovrebbero presiedere alla vita della nostra Repubblica. La partecipazione alle scelte politiche nazionali sarà resa assai più difficile dalle modifiche costituzionali in corso di approvazione, di cui i punti più preoccupanti sono la sostanziale riduzione del Senato ad una sorta di dopolavoro di lusso per consiglieri regionali, l’accentramento nelle mani del governo di poteri importanti delle regioni e degli Enti locali.