Natalino Bruzzone
Una storia tutta americana. Il che significa un frullato di verità, realtà, mito, leggenda, capitale e religione. Ma nel caso di Scientology altri due elementi rimangono sullo sfondo: Patria e il peso di Dio.
Già, perché l’importante sarebbe esplorare e capire l’Essere Umano più che le intenzioni del Creatore, ripulire la sua mente e condurlo, attraverso un ponte mistico, al massimo livello di potenzialità spirituale tale da consentirgli di staccarsi dal suo corpo oltre il tempo e lo spazio. Solo così potremmo godere di un universo senza follia, senza crimini e senza guerra. Ma dopo aver assistito al documentario “Going Clear: la prigione della fede”, da giovedì nelle sale, si spalanca un’ulteriore deriva: la ricostruzione di Alex Gibney, sulla base del best seller firmato da Lawrence Wright, muove un suggerimento e una curiosità da sondaggio che l’epoca Nixon aveva reso fondamentali per comprendere lo scandalo Watergate e la medesima figura del Presidente, «Seguite i soldi!» e «Comprereste una macchina usata da quest’uomo?». “Scientology” ha un patrimonio miliardario da corporation multinazionale mentre è guardando i volti dello scomparso fondatore L.Ron Hubbard e di David Miscavige, suo successore indiscusso e dall’irresistibile ascesa, che si dovrebbe rispondere al quesito sull’apertura di credito. C’è chi questa fiducia l’ha data e continua a mantenerla, come Tom Cruise e John Travolta, e c’è chi tra i fedeli, come è stato per 30 anni il regista Paul Haggis, e tra i massimi dirigenti fuggiti dall’organizzazione, l’hanno ritirata, ripudiata e aperto il sacco delle confidenze davanti alla macchina da presa. Travolta, Cruise e Miscavige, invece, si sono sottratti all’intervista e hanno inviato confutazioni affidate al diniego dei loro legali. Dopo una lunga contesa “Scientology” ha avuto ragione anche del Fisco Federale, la temutissima amministrazione delle imposte (che era riuscita a mandare in galera ad Alcatraz l’evasore Al Capone) , ottenendo la classificazione-condizione di “esentasse” che viene elargita solamente alle fondazioni religiose. Dunque, non una setta, ma una delle facce della libertà di Fede sancita dalla Costituzione. Fede fondamentalista? Certamente, nelle ricerca di donazioni in denaro, nella pratica del convincimento, nelle punizioni rivoltanti da schiavitù (pulire i water con uno spazzolino da denti o lustrare il pavimento del bagno con la lingua), nell’obbligare a lavorare per una manciata di centesimi, nel dettare l’ordine della disconnessione familiare quando un padre, una madre, una moglie, un marito, un figlio tradiscono la causa.
I testimoni convocati da Alex Gibney non nascondono nulla di infamie, moltissime miserie e pochissime nobiltà. Non celano neppure le proprie colpe o la propria generosità sconsiderata, come Paul Haggis che ha sganciato circa 250.000 dollari.
Allo spettatore, anche se in un’impalcatura ridondante di non fiction, sembrerà di ripercorrere, in maniera più cruda, le sequenze di “The Master” di Paul Thomas Anderson. Dopo “Mea Maxima Culpa” sugli abusi sessuali all’interno della Chiesa Cattolica, Alex Gibney torna a mordere quanto non ha un amen da spartire con l’esperienza trascendentale e svincolata dalla libidine e dall’avidità.
Un atto di accusa da scatenato giornalismo investigativo, dove un video di Tom Cruise apre il cassetto irridente dell’arroganza paranoica mentre si racconta come siano state le manovre ordinate da Miscavige ad allontanare il divo dalla moglie Nicole Kidman, intercettata, pedinata e spiata ( e non solo lei, ma qualsiasi accusatore o fuoriuscito secondo la regola dell’attaccare chi ti attacca) perché valutata pericolosa e in grado di minacciare il rapporto tra la star-simbolo e la Chiesa.
“Going Clear”, pur nella sua lunghezza probabilmente dilatata e nella ripetitività di alcuni passaggi, non fa sconti neppure e tanto meno al fondatore L. Ron Hubbard, autore di oltre mille libri tra narrativa e saggistica, la bibbia “Dianetics” è ovviamente il titolo che gli ha permesso il salto di qualità, presunto eroe e presunto ferito durante il secondo conflitto mondiale in marina contro i giapponesi, mentre al suo attivo non ci sarebbero l’affondamento di sottomarini nipponici, bensì il bombardamento di un tronco d’albero, di alcune rocce e l’annientamento di un’innocente isoletta messicana che gli sarebbe valso non medaglie, ma l’esclusione dal servizio attivo. Come se non bastasse pure l’intromissione della magia, l’Hubbard scrittore di fantascienza per giustificare l’impalcatura della sua teologia avrebbe immaginato la Terra, molto ma molto tempo fa, quale sorta di pianeta prigione nell’impero di uno spietato dittatore alieno. Ma allora, chiosa Paul Haggis, «tutto questo che cazzo è?». Non esiste una domanda di riserva.
25 giugno 2015