Chi manomette per primo la scena del crimine il 16 marzo 1978? B.B. Apre e chiude le portiere dell’Alfetta della scorta di Aldo Moro, preleva dei giornali dal sedile posteriore, sposta i corpi di Rivera e Zizzi. Quando poi lo interrogano nel 1994, invece di chiedergli perché, gli chiedono se era dei Servizi…
Bruno Barbaro ha ormai 86 anni, dottor Giannini. Non ricorda tanto bene cosa faceva lì in via Fani quella mattina del 16 marzo 1978, e del resto non ricorda nemmeno se suo cognato era un militare dei bersaglieri o un addestratore di gladiatori. Suo cognato, Lei lo ricorderà, era quello che a Capo Marrargiu, scriveva Jannuzzi nel 1976, addestrava giovani dell’ultradestra a gambizzare, mettere bombe, costruire prigioni del popolo, coadiuvato da “due vecchi arnesi provenienti dalle fila militari della Repubblica di Salò”. Suo cognato, come Lei sa, dottor Giannini, era l’allora colonnello (poi generale) Fernando Pastore Stocchi, e abitava dietro via Fani, di fronte a Barbaro, in un palazzo con la facciata principale su via Stresa. Barbaro invece abitava in via Madesimo 40, in un palazzo di proprietà dell’ENPAF, dove hanno avuto sede anche l’”Impresa Bruno Barbaro” e la ditta “Bioedilizia e Diagnostica” intestata a sua moglie, la signora Licia Pastore Stocchi, la sorella del gladiatore, che nella “Barbaro SRL – Impresa Costruzioni Ristrutturazioni Generali” (via Fani 109) era proprietaria al 96, 67%. Bruno Barbaro, il cognato, aveva una quota del 3,33% ed era amministratore unico della ditta.
Guardiamo insieme le foto della mattina del 16 marzo, dottor Giannini. Quando arrivano le volanti, la scena del crimine è già compromessa. Bruno Barbaro ha aperto gli sportelli della Alfetta della scorta di Moro, ha spostato i corpi degli agenti Rivera (morto) e Zizzi (ferito gravemente), nel tentativo di soccorrerli, ha prelevato i giornali dal sedile posteriore ed ha chiuso la portiera da cui è uscito l’agente Iozzino per sparare contro i brigatisti. Qualunque fosse la sua intenzione soggettiva, ha oggettivamente sconvolto la scena del crimine. La postura di Rivera non è più quella originale, e Lei sa quanto è importante contestualizzare la posizione dei corpi in relazione all’ambiente, per definire in modo corretto la traiettoria dei proiettili. Cosa ha fatto ancora Barbaro? Ha spento la radio? Ha dato ordini con la paletta in mano? Era lui quel signore con un giaccone color cammello che si muoveva come un poliziotto?
Oggi Lei, dottor Giannini, si trova di fronte a un vecchio signore di 86 anni, forse un po’ perso, forse no. Certo che quando definisce “farneticanti” le illazioni sui suoi rapporti con i servizi segreti B.B. si inalbera, come se la parola “servizi” avesse per lui un significato osceno. Perché mai? In fondo suo cognato, il colonnello Pastore Stocchi, lo aveva aiutato a metter su la ditta. E noi, dottor Giannini, invece di chiedere a B.B. se era cognato di Pastore Stocchi oppure no, gli chiederemmo, molto più prosaicamente, perché ha richiuso lo sportello dell’Alfetta.
(continua)
Le fonti di iskrae