Foto © Giorgio Barbagallo
di AMDuemila
L’ emendamento che prevede il carcere fino a 4 anni per chi divulga riprese o audio registrati di nascosto ha come risultato quello di “disincentivare il contributo dei cittadini all’accertamento dei reati. Non solo quelli di mafia, ma anche la vasta fenomenologia della corruzione, degli abusi di potere e dei reati dei colletti bianchi commessi in segreto in un’ atmosfera da omertà blindata”. E’ il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ad intervenire sulla questione in un’ intervista pubblicata quest’oggi da il Fatto Quotidiano. In merito alla norma che dà solo tre mesi di tempo al pm per decidere, alla fine delle indagini preliminari, se chiedere il rinvio a giudizio o l’ archiviazione, Scarpinato crede “che abbia un valido fondamento, che potenzi l’ azione penale e che, con qualche ritocco, possa essere ancora migliorata per evitare possibili scompensi’”.
Infatti secondo il Pg se il pm non chiede né l’ archiviazione né il rinvio a giudizio, “le indagini si paralizzano. Il legislatore si è mosso per rimuovere stasi anomale del processo”. Tuttavia, così come è, la legge andrebbe modificata in quanto “bisogna stare attenti a quei casi in cui non è possibile richiedere il rinvio a giudizio entro tre mesi previsti in modo tassativo a causa della complessità degli atti processuali, o del fatto che si attende ancora l’ esito di indagini delegate o ancora per altre circostanze oggettive”. Per questo “un emendamento che preveda che in tali casi eccezionali, da motivarsi e documentarsi adeguatamente, il pm possa essere autorizzato dal giudice ad una proroga del termine, può costituire un correttivo funzionale”.
28 luglio 2015