di MOWA
Erich Fromm sosteneva che la condotta umana oscilla tra la volontà distruttiva del semplice “avere” e quella creatrice del sublime “essere” (traguardo dove ognuno di noi dovrebbe propendere) come un pendolo continuo. In realtà la società tecnocratica diventa alienante e soffoca lo sviluppo delle qualità umane. Tutto ciò pesa, ovviamente, sul futuro dell’umanità.
Le basi delle analisi di Fromm sono un rilevante passaggio per tutti coloro i quali sono interessati al pensiero marxiano, e uno spunto di conoscenza riguardo imminenti “personalità” del mondo… in particolare quelle più evidenti del jet set internazionale come i capitalisti, i politici o i sindacalisti.
Sui capitalisti non credo ci sia molto da dire se non, il fatto, che sono la causa principale delle contraddizioni cui sono sottoposti, costantemente, gli esseri umani nella scelta sul prediligere l’essere o l’avere. E, quindi ci soffermeremo sulle vittime che si prestano a diventare, anche, e spesso, carnefici, come in un meccanismo di transfert con il reale carnefice, addirittura ampliando l’effetto del narcisismo, sino a moltiplicarlo a tal punto da diventare, a volte, più nocivo del suo stesso ideatore.
Casi di politici immolati alla causa dell’avere se ne conoscono in quantità industriale e non basterebbero queste poche righe a rispondere alla curiosità del lettore. Poco conosciuti, invece, i casi dei sindacalisti che, per un verso o per l’altro, hanno “beneficiato” del verbo che indica il possesso e si sono lasciati alle spalle il sostantivo “essere” infischiandosene di chi rappresentavano. E se, in un esercizio di memoria, dovessimo chiedere chi ci ricordiamo per situazioni del genere? A tutti tornerebbe alla mente l’episodio eccentrico della famosa scatola di cioccolatini con la quale vennero portati diversi milioni al sindacalista Giorgio Benvenuto.
In verità ci sono molte altre realtà simili che passano, in lungo e in largo, sul suolo italiano (ma non solo, dimostrando, così, che la cultura capitalista e universalmente pericolosa a ogni latitudine) sino a diventare una leva di pressione tra gli stessi lavoratori… O, a “agevolare” la propria famiglia.
Poi, nel mondo dell’avere, troviamo quelli più “raffinati”, che non si espongono se non sono proprio costretti dagli eventi e che vivono nel continuo tentativo di cercare di far tacere o smentire notizie sui propri possedimenti. Possedimenti che, inevitabilmente, cozzano con gli ideali declamati e che, spesso, sono ambito di diatriba sui favorevoli o i contrari alla smisurata ricchezza e sul modo di come si sia prodotta specie se rapportata a chi fatica ad arrivare a fine mese e che, dovrebbe essere rappresentato da costoro. O, peggio, ancora, se pensiamo a chi non ha lavoro e, venendo a sapere ciò, si domanda che razza di socialismo propugnassero costoro.
Che tipo di società possono mai prefigurare questi “compagni infausti” vista l’abnorme sproporzione tra chi percepisce poco o nulla e le continue fortune che piovono “disgraziatamente” addosso a costoro?
Cos’avrà mai fatto l’“infausto” sindacalista/politico di particolare per ingraziarsi le simpatie (e l’eredità) di un siffatto e discutibile personaggio come D’Urso?
Si può dire a questi personaggi che non sempre “una mano lava l’altra… e non sempre entrambe lavano la faccia!”
Foto; Mario D’Urso saluta l’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti (Olycom)