La storia della liberazione di Parigi, agosto 1944, con altri eroi, diversi da quelli solitamente raccontati
Un 22 di agosto non caldo come questo, verso sera. La colonna blindata della ‘France Libre’ entra nella Parigi insorta. La potenza americana alle spalle di De Gaulle, e antifascisti spagnoli della guerra civile in prima linea. Al comando il ‘colonnello Rol’, bretone comunista a capo degli insorti
Giovanni Punzo
Erano circa le nove e mezza di sera del 22 agosto 1944, quando la colonna blindata della «France Libre», i francesi che combattono a fianco degli anglo-americani entra nella Parigi insorta e raggiunge l’Hotel de Ville, il Municipio della capitale: è l’inizio della Liberazione della città dopo quattro anni di occupazione tedesca e la conclusione della battaglia di Normandia iniziata il 6 giugno con lo sbarco. De Gaulle è riuscito nel suo intento politico e cioè far si che fossero dei francesi a liberare la capitale, sia pure con il sostegno di una divisione americana e nonostante la liberazione della città non fosse tra gli obiettivi militari alleati. Con il tempo – a partire soprattutto dalla Quinta Repubblica – i gaullisti diventeranno protagonisti indiscussi della Liberazione e compariranno in tutte le manifestazioni ufficiali, anche se le cose in realtà andarono un po’ diversamente.
Proprio quella prima compagnia entrata a Parigi, pur essendo comandata da un francese, nella stragrande maggioranza era composta da repubblicani spagnoli, antifascisti ed ex combattenti della guerra civile. Se i francesi avevano l’abitudine di scrivere sui loro carri armati nomi di battaglie napoleoniche, altrettanto facevano gli spagnoli riferendosi però alla guerra civile: non solo «Austerliz» o «Rivoli» dunque, ma «Madrid», «Guadalajara», «Brunete» e «Guernica».
Una partigiana repubblicana di Barcallona de ‘la Nueve’
Un tardivo omaggio a questi spagnoli indomabili è stato tributato nel giugno di quest’anno dal comune di Parigi che ha intitolato un giardino cittadino ai combattenti ‘de la Nueve’, ovvero la nona compagnia del reggimento di marcia del Ciad di cui facevano parte nel lontano 1944. La targa è stata scoperta alla presenza della coppia reale di Spagna che – pur non venendo dal Ciad – con questo gesto ha dimostrato di avere fatto forse altrettanta strada.
Altra vicenda relativa alla Liberazione di Parigi, oggi definitivamente chiarita, è stata quella del ruolo svolto dal ‘colonnello Rol’. Henri Tanguy (1908-2002), nato da una famiglia bretone con una marcata tradizione marinara, dopo il servizio militare nelle truppe coloniali alla soglia degli anni Trenta, lavorò nelle prestigiose officine Breguet e alla Renault impegnandosi come sindacalista e militante del Pcf, senza per questo trascurare la grande passione per il ciclismo che praticò a livello agonistico con discreti successi.
Quando scoppiò la guerra civile in Spagna Tanguy non ebbe dubbi e vi accorse come volontario assumendo poco dopo il comando del battaglione ‘Commune de Paris’: annientato il reparto nella battaglia dell’Ebro, dopo pochi giorni riattraversò il fiume con meno di trecento uomini per continuare a combattere.
Fu Henri Tanguy, divenuto il ‘colonnello Rol’ nella resistenza e comandante della zona della capitale, a dare uno scossone nelle riunioni politiche a favore dell’insurrezione e a tenere un infiammato discorso nel cortile della prefettura ai poliziotti di Parigi in sciopero. Solo una decina di anni orsono gli sono state riconosciute pubblicamente capacità militari fuori dal comune nella preparazione dell’insurrezione e nella sua condotta, ma meno si è parlato della vicenda personale.
Ammesso ‘a domanda’ nel nuovo esercito francese con il grado di tenente colonnello e dopo aver combattuto a Colmar contro i tedeschi, rimase in servizio attivo anche nel dopo guerra, senza incarichi operativi (e sotto osservazione per ovvi motivi nel clima della guerra fredda), ma presso il ministero della difesa e infine ai magazzini militari di Versailles congedandosi nel 1962 con lo stesso grado ottenuto nel 1945.
Fino al 1987 fece parte del comitato centrale del Pcf, senza svolgervi un ruolo di rilevo, ma difendendo sempre appassionatamente la resistenza di fronte agli attacchi revisionisti non solo della stampa. Una storia come tante, se si vuole, e un’ulteriore conferma che a volte i buoni soldati non escono solo dalle accademie.
22 agosto 2015