Nel corso di un lungo intervento a Frangy-en-Bresse, Yanis Varoufakis ha spiegato l’avversità dell’attuale Unione Europea nei confronti della democrazia
di Carlo Perigli
L’Unione Europea di oggi è contraria alla democrazia. Questo, in sintesi, il pensiero espresso domenica 23 agosto da Yanis Varoufakis nel corso di un lungo intervento a Frangy-en-Bresse insieme a Arnaud Montebourg, ex ministro dell’Economia francese ed esponente del Partito Socialista. Un discorso particolarmente articolato (il cui testo integrale è disponibile tradotto sia inglese che in francese), nel quale l’ex ministro delle finanze greco ha parlato della complessità della crisi greca, ripercorrendo gli ultimi sette mesi sia dal punto di vista internazionale, attraverso i vari incontri dell’Eurogruppo, sia da quello interno, con il cambio di rotta di Tsipras e la conseguente rottura tra i due.
Tutto il discorso di Varoufakis gravita intorno ad un pensiero, che ne è allo stesso tempo premessa e conclusione: “Il principale nemico dell’Europa ufficiale è la democrazia europea“. Un pensiero che l’ex ministro delle Finanze maturò già nel corso del suo primo incontro dell’Eurogruppo a febbraio, nel corso del quale richiese un punto di convergenza tra il programma di austerità della troika e quello portato avanti dal nuovo governo greco. Lampante – ha ricordato nel corso del suo intervento – fu la replica del ministro delle finanze tedesco Wolfgan Schauble: “Le elezioni non possono cambiare nulla! Se ogni volta che c’è una tornata elettorale le regole cambiano, l’Eurozona non può funzionare!”
“Ma se è vero che le elezioni non possono cambiare nulla – spiega Varoufakis riportando quanto replicò in quell’occasione – dovremmo essere onesti con i cittadini e dirglielo. Forse – ha proseguito nel suo intervento – dovremmo modificare i trattati europei per inserire una clausola che sospende il processo democratico nei paesi costretti a prendere prestiti dalla troika. Sospendere le elezioni finchè la troika non decide che possono essere indette nuovamente [..] È questo ciò a cui la nostra gente ha aderito?“
“In ballo però – ha argomentato Varoufakis – non c’è la democrazia greca, ma quella “francese, spagnola, italiana, la democrazia dell’Europa intera. La Grecia era e sfortunatamente rimane un laboratorio all’interno del quale il potere distruttivo della controproducente austerità è stata testata. La Grecia non è mai stato il problema per la troika e i suoi lacchè. Voi lo siete“.
Pertanto, l’obiettivo dei creditori non sarebbe la restituzione dei loro soldi da parte della Grecia, o fare in modo che Atene realizzi le riforme, ma “confermare la massima di Schauble secondo cui le le elezioni non possono essere autorizzate a cambiare alcunchè in Europa. Che la democrazia finisce dove inizia l’insolvenza [..] E così l’Europa si tra trasformando dalla nostra casa comune alla nostra cella d’acciaio”. Un cambiamento che per Varoufakis è rappresentato “dall’interesse di Draghi, Juncker e Schauble nel dettarci le condizioni della resa. Condizioni che hanno messo fine alla primavera di Atene. Condizioni che hanno spazzato via il sorriso da quelli che in Europa ci guardavano e speravano che una nuova politica fosse possibile. Condizioni imposte da creditori che, incredibilmente, garantiscono che noi, il debitore, non potremo mai restituire i nostri debiti, vecchi e nuovi.
D’altronde, prosegue Varoufakis, la sintesi della mancanza di democrazia sta proprio nel Dna dell’Eurogruppo, emerso al più tardi nell’incontro del 27 giugno, pochi giorni dopo l’annuncio del referendum in Grecia. “In quell’incontro, Dijesselbloem annunciò che avrebbe convocato una seconda riunione quella sera senza di me; senza che la Grecia venisse rappresentata. Replicai che non poteva escludere di sua volontà un ministro delle Finanze di uno Stato membro dell’Eurozona e chiesi un parere legale sulla questione“. Invece, a quanto pare, una simile decisione non gli era preclusa, in quanto, come lo informò il Segretariato poco dopo, “l’Eurogruppo non esiste nel diritto europeo. È un gruppo informale e, pertanto, non ci sono regole scritte che limitano il suo Presidente“. “Queste – commenta Varoufakis – sono le istituzioni che decidono per voi e per me, per i vostri figli come per i miei.
Una settimana dopo ci fu il referendum, e, nonostante la chiusura delle banche, la vittoria del No con larga maggioranza. La festa si trasformerà presto in tragedia, a seguito dell’imposizione di un accordo che Varoufakis descrive come “le condizioni di resa del nostro governo“. “Qualsiasi cosa voi pensiate del nostro governo, e nonostante le divisioni tra di noi generate da quella resa, questo episodio rimarrà nella storia europea come il momento in cui l’Europa ha dichiarato guerra alla democrazia europea. La Grecia si è arresa ma è l’Europa ad essere stata sconfitta.
26 agosto 2015
1 Comment
Si, la democrazia europea è finita.
Ma il problema è: come farla risorgere?
Se risorgerà non la si potrà riproporre come era prima.
Proprio come nel 1945 non si volle ritornare alla vecchia liberaldemocrazia prefascista, non potremo ritornare semplicemente alla democrazia che abbiamo conosciuto fino ad ora. Dovremo pensare a qualcosa di più avanzato, che impedisca il ritorno dell’ attuale oligarchia.