Il sud Italia può trasformarsi in enormi conche di polvere. In aumento immigrazione per cause ambientali
Siccità equivale a povertà crescente. A rischio è un quinto di tutta la penisola italiana, da nord a sud. Se non si inverte subito la tendenza il problema immigrazione si aggraverà. Circa due miliardi di persone vivono già in aree completamente desertiche. Stessa sorte toccherà agli italiani
di Massimo Lauria
Il deserto avanza inesorabilmente. La povertà degli italiani aumenterà di conseguenza. Entro fine secolo sabbia e polvere potrebbero coprire il 40 per cento delle regioni del Sud Italia. A rischio però è l’intero territorio nazionale, perché il fenomeno della desertificazione colpirà anche le regioni del nord. Le conseguenze saranno drammatiche, secondo gli studiosi, perché siccità e condizioni economiche più svantaggiate vanno di pari passo. Se non si inverte subito la pericolosa tendenza il rischio è anche l’aggravarsi del fenomeno immigrazione di massa, che secondo un sondaggio Eurobarometro è il problema numero uno degli europei.
“Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono circa 2 miliardi di persone”, dice Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr. “Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara. Se si guarda all’Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione quasi 21 per cento del territorio nazionale, il 41 per cento del quale si trova nel sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo”.
Ma la desertificazione è solo uno degli aspetti allarmanti. Perché il nostro territorio si sta trasformando in qualcosa di peggio del deserto, ovvero nella formazione di vere e proprie conche di polvere. Il termine usato dagli americani è ‘dust bowlification’. Si tratta di un punto di non ritorno che rende intere aree del tutto inospitali per sempre. Nel deserto, infatti, esiste un 20 per cento di biodiversità ambientale che lo rende, se non abitabile, almeno frequentabile per le popolazioni nomadi. Mentre le conche polverose impediranno di fatto ogni accesso a migliaia di chilometri quadrati di territorio.
I numeri fanno paura. “In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%”. Tradotto milioni di italiani saranno costretti a fuggire dalle loro case, cercando riparo in terre più ospitali. Inoltre il caldo che ha martoriato l’Italia questa estate, secondo gli scienziati italiani, è destinato ad aumentare. Le temperature aumenteranno di 4-6 gradi. Le piogge invece diminuiranno. Le due cose insieme creeranno forte aridità.
Se per mitigare i cambiamenti climatici potremmo intervenire sulle politiche energetiche, per fermare la desertificazione – spiega ancora Cetritto – non basterebbe, perché in ballo c’è una pessima gestione del territorio. Inoltre le terre coltivabili diminuiscono a vista d’occhio e sottrarle ai boschi, abbattendo alberi per far spazio all’agricoltura, non appare una politica lungimirante. Contemporaneamente la diffusione di terre inospitali provoca un aumento dei profughi ambientali che andranno ad aggiungersi ai milioni che già arrivano da altri continenti. In molti fuggono per le guerre, ma moltissimi altri a causa della scomparsa delle proprie terre, che non li accoglieranno più in futuro.
28 agosto 2015