Foto: Profughi siriani fuggono dai criminali dell’Isis finanziati e armati da Usa, Arabia Saudita, Qatar e Israele
Domenico Marino
Segretario sezione comunista Gramsci-Berlinguer di Pisa
La storia dell’umanità è stata caratterizzata fin dai suoi albori da fenomeni migratori di massa, che hanno avuto come causa scatenante la fuga da condizioni ostili: carestie, cambiamenti climatici, guerre; quindi ricerca di condizioni di vita migliori.
Negli ultimi trecento anni, con l’avvento dell’era industriale capitalistica e del colonialismo questo fenomeno si è molto accentuato poiché lo sviluppo diseguale e predatorio del modo di produzione capitalistico ha portato impoverimento nelle campagne e nelle periferie del mondo con conseguente esodo di masse di “nuovi poveri” dai luoghi di origine per soddisfare, nei centri più sviluppati e nei paesi più ricchi, l’esigenza del grande capitale di manodopera sempre a più basso costo.
In epoca di globalizzazione del mercato – caratterizzata dal continuo e spasmodico flusso mondiale di merci tra le quali soprattutto la merce più preziosa per il capitale: il lavoro del proletario – questo fenomeno ha raggiunto livelli proporzioni allarmanti; non per i paesi “cosiddetti ricchi”, sia ben inteso, presi d’assalto da questa nuova “orda barbarica”, ma per i paesi da dove questa massa di sfortunati e perseguitati proviene, che sono sempre più teatri di guerre, sfruttamento e povertà. Gli Stati nazione in base a questa fredda attitudine di mercato rifiutano la persona, alla quale tolgono ogni diritto sociale e individuale sulla base del reato indegno di clandestinità, ma ne utilizzano la merce, il lavoro, che egli rappresenta in ultima istanza.
Senza fare questo tipo di premessa sistemica è pleonastico quanto pretestuoso e fuorviante affrontare la questione dell’immigrazione. Le campagne mediatiche, sempre più subdole, contraddittorie nonché mistificanti, a rimorchio di una politica sempre più aggressiva nei confronti del proletariato, sono create ad hoc per scatenare una guerra intestina tra poveri e quindi sedare la lotta di classe “naturale” dal basso verso l’alto; d’altro canto, quest’opera di falsa propaganda (P2 verrebbe da dire), è utile a distogliere la pubblica attenzione dallo smantellamento dei diritti sociali, dei diritti dei lavoratori e della Costituzione, fondata sulla pace, l’accoglienza e il lavoro per tutti.
L’atteggiamento politico dominante, e di seguito quello delle masse obnubilate, si basa su contraddizioni macroscopiche:
chi si oppone all’immigrazione è paradossalmente sempre a favore delle guerre imperialistiche e predatorie – che forzano l’immigrazione di massa – portate avanti dall’Occidente iper-capitalistico e alle quali l’Italia ha partecipato (al di fuori dei dettami costituzionali) negli ultimi decenni, dando il suo ignobile contributo alla distruzione di paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia; e sta proditoriamente contribuendo alla destabilizzazione della Siria. Tutti paesi, questi, da dove provenivano gran parte dei profughi morti in questi giorni tragici. Sventurati che vanno incontro a morte “quasi certa”, in nome di un po’ di speranza, per evitarne una “sicuramente certa”, priva di speranza alcuna, in paesi d’origine dilaniati dalle guerre da noi (occidentali) appunto fomentate. Chi è contro gli immigrati è a favore, in ultima analisi, degli imprenditori schiavisti che utilizzano questa manodopera a bassissimo costo per lauti profitti. Esercito di riserva che questi imprenditori locali senza scrupoli preferiscono utilizzare al posto dei “concittadini” italiani, i quali con le loro proteste anti-immigrazione non fanno altro che favorire l’abbassamento ulteriore del costo della prestazione lavorativa anche a loro discapito; e che così facendo rimangono senza lavoro e senza dignità. Si spara a zero sugli immigrati – che a loro dire – ruberebbero il lavoro, invece di lottare fianco a fianco con loro per ottenere pari diritti e salari, contro il vero nemico di classe: l’imprenditoria negriera.
Molto spesso poi coloro che insinuano malignamente che gli immigrati rubano il lavoro, fomentando campagne d’odio, quasi sempre hanno poca o nessuna voglia di lavorare o peggio non hanno mai lavorato in vita loro (vedi Salvini). Chi non vuole l’immigrazione è comunque per il capitalismo che con le sue multinazionali sottrae per pochi soldi la terra e il lavoro ai contadini dei paesi poveri, per sfruttarne il sottosuolo o per impiantare colture intensive sul latifondo, destinate poi al mercato dei paesi occidentali: a noi in buona sostanza, che stra-consumiamo e deprediamo cibo, il quale per un terzo finisce mestamente in discarica, alla faccia del problema della fame nel mondo. Multinazionali che in nome del profitto inquinano, sfruttano, disboscano, sterilizzano la terra e armano sedicenti ribelli per cacciare masse di poveri dalla loro terra e avere così mano libera.
Chi non vuole l’immigrazione perché gli ambulanti senza licenza, che “invadono” le nostre strade, sono causa delle difficoltà delle piccole e “legali” attività commerciali locali, poi finisce mestamente e contraddittoriamente per riempire i locali della grande distribuzione straniera come Ikea, Media World, Carrefour, Lidl, McDonald’s, ecc. che di fatto sono la vera causa della chiusura delle piccole attività che non possono reggerne la spietata concorrenza.
Chi non vuole gli immigrati perché questi ultimi vendono la droga per le vie della città, non dice, non fa, nulla contro le mafie italiane che danno agli stranieri allo sbando la droga per spacciarla al dettaglio. Buona parte di coloro che non vogliono gli immigrati perché sporcano e creano degrado nelle città, poi, non hanno nei fatti nessuna sensibilità e rispetto nei confronti dell’ambiente. Sono gli italiani, soprattutto attraverso l’industria, l’agricoltura industriale e la speculazione edilizia a inquinare e maltrattare i meravigliosi paesaggi italiani, non certo gli immigrati.
Chi sbraita che gli immigrati hanno più diritti (casa, scuola, lavoro, sanità, mense, ecc.) degli italiani non sa sostanzialmente quali siano davvero i propri diritti, tantomeno è mai sceso in strada per lottare, difendere e ottenere quegli stessi diritti che cita a sproposito. Inoltre, quasi sicuramente, non ha mai varcato la soglia di una casa popolare e di una mensa per poveri per poter affermare con cognizione di causa se davvero gli immigrati hanno più alloggi degli italiani o se davvero rifiutano il cibo che gli viene offerto. D’altro canto non viene detto che gli immigrati versano annualmente allo Stato italiano 16 miliardi di euro, attraverso il proprio lavoro, mentre ne ricevono in servizi e assistenza poco più della metà. Mentre invece si dice che questi affollano le carceri, omettendo il fatto che gran parte di loro finisce in galera per piccoli reati, soprattutto furti, legati a doppio filo con la condizione di clandestinità, che è assurdamente, già di per se un reato. Chi perdesse, ad esempio, il lavoro in base alla maldestra e razzista legge Bossi-Fini è subito passibile penalmente per reato di clandestinità e da clandestini è impossibile trovare lavoro regolare. Questi e tanti altri sono i paradossi politici, sociali, culturali che caratterizzano la nostra società escludente e individualista.
Finiamo sempre più spesso, inabili a pensare e a fare associazioni elementari, col ripetere “papagallescamente” menzogne piene di contraddizioni che politici senza scrupoli, più attenti allee proprie ambizioni personali che al buon governo per il popolo, ci imboccano attraverso media fasulli e prezzolati.
Bisogna ribellarsi a questo stato di cose; rompere le catene dell’inerzia mentale, toglierci il bavaglio che comprime la nostra condizione, e scendere in piazza, con in mano la Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, per gridare insieme a questi nuovi poveri, diseredati della propria terra e cultura, che il problema del mondo non solo loro ma la grassa, untuosa e razzista borghesia che lei sì, ci ruba lavoro e ricchezza e ci priva della libertà, costituzionale, fondamentale: quella di vivere in pace, eguaglianza e dignità.
Proletari di tutto il mondo uniamoci contro il vero problema: il grande capitale!