di MOWA
Al teatro Quirino di Roma si è tenuta, il giorno 7 novembre, l’assemblea costitutiva (in diretta streaming) della “comparsa” di un nuovo soggetto politico con il nome di “Sinistra italiana”.
Tra i molti interventi, significativo e decisamente non allineato, quello di Lanfranco Vassallo, fratello di Angelo, sindaco di Pollica ucciso dalla camorra, (“noto come il sindaco pescatore, per il suo passato di pescatore e per l’amore per il mare e la terra”), che apostrofava i suoi interlocutori con frasi che suonavano come un monito alla politica odierna e a buona parte della platea presente, del tipo: “…nella nostra politica non ci deve essere una prima donna […] dimenticate che a Roma c’è mafia capitale […] e che, con i sindaci Rutelli e Veltroni, Roma è diventata 7 volte più grande […] sono stato denunciato da esponenti del PD per quello che ho detto… ma figurarsi se ho paura”.
In quella grande kermesse di “personalità” molti spiccavano, in particolare coloro che si sono resi protagonisti dell’attuale deriva socio-politica. Questa deriva è stata provocata, forse, da “politici” che non sono stati, particolarmente, svegli, oppure lo sono stati troppo e che, per colmare le proprie ambizioni personali, si sono “fiondati” in questo spazio aperto nell’attuale vuoto politico (e qualcuno di più onesto l’ha detto esplicitamente).
Potrebbe essere che, nel recente passato, forse, non si è stati capaci di trovare potenziali alleati? Prima di continuare e lanciarsi in nuovi soggetti, sarebbe indispensabile, interrogarsi per capire dove si è sbagliato.
Sentire i D’Attorre, con un forte calo di voce, scusarsi con quelli presenti in platea e spiegare candidamente di essere quasi afono a causa del comizio tenuto fuori dal teatro e che a tutto ciò “non era abituato” (sic!) ci fa capire di come siano lontane le fabbriche e le scuole, dove ci si dovrebbe (DEVE) confrontare quotidianamente per conquistarsi uno spiraglio per le proprie ragioni di oppresso. Costoro non sono neanche lontanamente paragonabili (anche se citato in quel consesso) ad Enrico Berlinguer che si fermò a conversare con gli operai in lotta alla Fiat a cui esprimeva la sua piena solidarietà improvvisando un comizio.
Ma la verità sull’intento del nuovo progetto la svela Fassina, uno dei promotori della kermesse, quando ha rimarcato ai giornalisti che lo intervistavano che il nuovo progetto politico è su posizioni “keynesiane”.
Fantastico!
Fassina propone nuovamente (rieccoli!) economisti filocapitalisti che hanno ampliato l’aspetto criminale della borghesia.
Quest’ultima è la classe sociale, che ha “infinocchiato” intere generazioni tenendole alla briglia invece di dargli strumenti teorici di liberazione dall’alienazione della loro condizione. Fassina non si è reso conto (o finge di non vedere o, peggio ancora è complice) di quello che c’è intorno a noi nel paese, della sofferenza della classe degli oppressi che pretendono una vera svolta… non a “sinistra” ma verso un progetto socialmente comunista! Non vedono (o fingono di non vedere) i vari Fassina che la loro politica ha portato il paese sull’orlo di un processo difficilmente governabile (non alla Renzi) dove l’instabilità è colpa delle continue flessioni (loro) a vantaggio del capitale, flessioni che hanno prodotto sfiducia nel mandato elettorale e facendo perdere pezzi consistenti di reale resistenza alla deriva autoritaria che oggi sta smantellando la nostra Costituzione.
Allora, si consiglia ai vari Fassina di turno di leggersi, non Karl Marx o Antonio Gramsci per citare qualcuno, ma “Perché i potenti delinquono” ultimo lavoro di Vincenzo Ruggiero (un contemporaneo) per rendersi conto di quanto siano state gravi le parole che ha pronunciato e che è liberissimo di esprimere ma che non devono trarre in inganno chi dall’altra parte, o in platea, si aspettava, invece, qualcosa di realmente e autenticamente di liberazione dai capitalisti.
Un bel buco nell’acqua che ha provocato da una parte felicità borghese sostenuta mediaticamente (in mano ai padroni) ma dall’altra (gli oppressi) tristezza…
Che povertà culturale!