di Carlo D’Adamo
Fra le tante esternazioni di Francesco Cossiga voglio ricordarne una che si collega al nostro argomento, la montatura che trasformò un antico cimitero (scoperto nella località Poggio di San Giovanni in Persiceto alla fine di settembre 1962) in una fossa comune, prova di una strage partigiana. Parlando delle Brigate Rosse, Cossiga afferma:
È noto che nell’immediato dopoguerra i partigiani comunisti ritenevano di dover completare la Resistenza. Ritenevano cioè possibile, anzi, doveroso, continuare a combattere per imporre il comunismo con la forza delle armi. Volevano riuscire laddove i loro padri avevano fallito. Be’, Togliatti dovette recarsi personalmente nel triangolo della morte, la zona compresa tra Castelfranco Emilia, Piumazzo e Marzolino [sic] dove a guerra ormai finita i partigiani continuavano a massacrare il nemico di classe (preti, borghesi, proprietari terrieri…), e, con la chiarezza che gli era propria, disse: “Ora basta!”. Quelli obbedirono, ma la loro bandiera fu in seguito issata dalle Br, che infatti sostenevano di voler, appunto, “completare la Resistenza”.
Queste sono le fonti di Cossiga: l’anonimo autore dell’articolo del 23 ottobre 1962 sul quotidiano della curia l’Avvenire d’Italia (“Venti scheletri in una fossa comune triste richiamo al triangolo della morte”), che invita gli inquirenti a ipotizzare il reato di strage a scopo di rapina; Giuliano Zanotti, autore di un raccapricciante articolo (sul Giornale d’Italia del 23 ottobre 1962) sulle “foibe” del triangolo della morte, esteso fino a Persiceto; Vinicio Araldi, che riprende le farneticazioni di Zanotti, estendendo il triangolo della morte da Manzolino a Carpi a Persiceto. Questa geografia variabile, fatta di triangoli con perno ovunque e un vertice a Persiceto, serviva ad accreditare la montatura clerico-fascista della strage partigiana nella località del Poggio: una palese montatura che però ha avuto successo ed è diventata Storia. Ma il battage contro il movimento partigiano era iniziato immediatamente dopo la Liberazione con una vera e propria campagna di diffamazione condotta dalla stampa governativa. Effetto di quella campagna di diffamazione, che continua ancora oggi con dovizia di mezzi, è anche la disinvolta citazione di Cossiga, del triangolo della morte compreso fra Castelfranco Emilia, Piumazzo e Marzolino… Ci sono voluti 50 anni per smascherare la montatura.
Araldi Vinicio, Emilia Rossa, Roma 1964, pag. 19
Cangini Andrea, Cossiga Francesco, Fotti il potere. Gli arcana della politica e dell’umana natura, Reggio Emilia 2010, pag. 146
Conti Stefania, La repressione antipartigiana. Il “triangolo della morte” 1947-1953, Bologna 1979, pag. 10
Stella Gianfranco, I lunghi mesi del ’45 in Emilia Romagna, Ravenna 2005, pag. 47