di MOWA
Che le banche siano il “gestore occulto” delle politiche di molti Stati non è sicuramente una novità, ma che facciano le “gnorri” quando vengono “pizzicate” dalle autorità giudiziarie è, sinceramente, troppo.
La borghesia, per conservare il suo potere, utilizza anche le banche, copre i propri affari e lucra sulla povera gente usando la tecnica dei vasi comunicanti. Con questo sistema (c.d. scatole cinesi) diventa difficile arrivare al bandolo della matassa perché è strutturato in modo da far conoscere solo alcuni dei passaggi effettuati, così non è mai veramente chiaro né chi siano i veri proprietari dei beni nè chi manovri dietro le quinte.
Tutto ciò influisce, anche, sulle politiche nazionali e internazionali dei vari paesi.
E, dopo il caso delle “ultime” banche fallite (CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria), diventa indispensabile rilanciare la parola d’ordine su chi deve gestire il denaro, di come debba essere controllato e, non ultimo, le finalità etiche che devono avere i depositi.
Infatti, volendo capitalizzare i nostri sudati risparmi, quante volte ci siamo ritrovati a doverci fidare del direttore di banca di turno e diventare, così, con i nostri stessi depositi, inconsapevoli benefattori dei produttori di armi rimanendo, nostro malgrado, coinvolti nel sostegno di chi ha fabbriche di morte perché dalle banche ricevono fondi e dunque anche i nostri sudati risparmi?
Quindi diventa importante avere il controllo dei nostri depositi attraverso la trasparenza ma, soprattutto, eliminando la gestione privata (che, se osservato come verbo transitivo, significa: rendere qualcuno o qualcosa sprovvisto di altro, togliendoglielo) perché abbiamo bisogno (com’è successo per quest’ultima vicenda bancaria) di maggiori garanzie senza lasciare che i singoli banchieri, prescindano da obblighi e prerogative sociali. Depositi che dovrebbero servire per creare lavoro invece di creare realtà che lo tolgono. La cosa migliore sarebbe non una battaglia per l’eliminazione delle banche ma averne una pubblica, sganciata dall’impero dei banchieri come i Rothschild che si sono costruiti un regno di banche (quote azionarie) che, come una ragnatela, intesse i fili dei loro stessi interessi.
Dobbiamo sempre rammentare che ogni qualvolta versiamo del denaro nelle banche, la borghesia, attraverso i suoi lacchè, aziona processi di speculazione/accumulazione che arricchiscono i soliti noti… Se poi entriamo nel dettaglio dell’organizzazione di alcune banche scopriamo che la massoneria ha avuto un ruolo non indifferente nelle politiche di gestione e che alcune città italiane si sono prestate maggiormente a consacrare questo sistema come nel caso di Arezzo:
“comune toscano di più di 100mila abitanti, noto alle cronache dei misteri d’Italia per un cittadino illustre, quel Licio Gelli, ex maestro venerabile della P2, che all’inizio degli anni ’80 fece tremare la politica e soprattutto gli apparati militari più importanti dello Stato. Forse è inevitabile, forse no, sta di fatto che la storia di Banca Etruria s’interseca con quella di Arezzo, provincia di democristiani di ferro (a Pieve Santo Stefano nacque Amintore Fanfani ndr) e in particolare della Propaganda 2, la loggia massonica del Grande Oriente d’Italia nata nel 1976 che la Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi definì come «una vera e propria organizzazione criminale». E proprio tra le carte della commissione si possono scoprire i legami tra il Gran Maestro Venerabile e l’istituto negli anni ’80, dove Gelli disponeva del «conto Primavera», ma anche di suicidi sospetti fino agli anni ’90.
La Toscana è terra di banche, di esponenti della Democrazia Cristiana finiti nelle liste della P2, di misteri e di massoneria.”
In questo modo dovremmo parlare, anche, di come
“… era forte il nerbo dello storico presidente Elio Faralli: banchiere simbolo di un mondo considerato vicino alla massoneria, è stato per trent’anni il padre-padrone di Popolare Etruria, pilota della sua espansione in Umbria e Lazio e «garante» degli interessi comunali nei palazzi romani.
La stessa loggia ufficiale cittadina dista peraltro poche centinaia di metri dalla sede storica dell’istituto mutualistico. Faralli era inoltre decano e «generale in comando» della potente lobby delle banche popolari, quelle che ora il governo di Matteo Renzi vuole spazzare via trasformandole per decreto in società per azioni.”
E, poi, dovremmo parlare del Monte dei Paschi di Siena (MPS) che ha avuto come quadro amministrativo Denis Verdini che di massoneria, sicuramente, se ne intende.
Dovremmo parlare di come alcuni parlamentari o ministri (legati alla massoneria) che gestiscono la cosa pubblica e si sciacquano la bocca con parole altisonanti come “democrazia”, “interessi comuni”…, abbiano, invece, poi, privatizzato a tutto spiano i beni della collettività facendo sì che gli articoli costituzionali diventassero carta straccia pianificando, anche, lo stravolgimento dell’unica Costituzione sociale esistente (nata dalla Resistenza partigiana contro il nazi-fascismo) per modellarla su misura dei capitalisti e di come siano arrivati alle poltrone istituzionali. Tutto ciò anche coll’inconsapevole favoreggiamento di chi, noi-il proletariato, non ha compreso l’importanza di costruire un tessuto sociale coeso e capillare capace di formare la visione di essere, noi-il proletariato, una classe antagonista ad un sistema capitalista (che lo è sino al midollo) che sta, come un topo in un granaio, rosicchiando via, via tutte le conquiste democratiche conquistate negli ultimi decenni attraverso lotte e sacrifici, con l’obiettivo di accentuare il divario tra il ricco ed il povero. In questa società il povero (senza una visione collegiale egualitaria di futuro) non potrà che diventare l’inconsapevole preda dei rigurgiti autoritari e ben giostrati (e finanziati) dalla stessa borghesia come avvenne con Hitler, Mussolini e…, oggi, da altri loro replicanti.
Avremmo dovuto ascoltare di più chi, come Bertolt Brecht sosteneva: “Svaligiare una banca sia, in fondo, ben poca cosa rispetto al fondarne una”, ponendo, con questa frase, sullo stesso livello i due soggetti poiché, tra loro, non v’è alcuna differenza.