La vicenda riportata sotto sembra la parodia della canzone di Branduardi “Alla fiera dell’est”. Canzone che testimonia come l’avidità umana (coltivata sapientemente, in ogni dove, dalla borghesia) porti a svendere tutto quello che c’è di buono.
Infatti, con la politica si potrebbero fare un sacco di cose buone se ci fossero dei politici seri e ci fosse un controllo (partecipazione) popolare. Purtroppo, negli ultimi decenni, stiamo assistendo allo scempio perpetrato da molti politicanti a manomissioni sia della Costituzione che dei sistemi elettorali post-resistenziali (a proposito: nessuno parla più della sentenza della Corte Costituzionale sul ripristinarle com’erano prima del “Porcellum“?) che ci hanno portati verso questo schifo. Schifezza, tra l’altro, che porterà i demagoghi “cavalca-popolo” a estremizzare i concetti (frutti anch’essi della borghesia) verso quell’avversione al controllo della “cosa pubblica” facendo, così, alla borghesia, l’ulteriore, regalo di privatizzazioni… Come venne propagandato e fecero, tra l’altro, al tempo dei fascisti con l’inqualificabile frase sintetizzabile con: “la politica è una cosa sporca“. Oppure, come spinsero molti dirigenti dei movimenti extra-parlamentari degli anni ’70. Il tempo, poi, ci rese consapevoli dei “favori” che fecero al paese sia i fascisti (prima) che molti dirigenti extra-parlamentari (dopo) sia con la privazione o la semplice riduzione della democrazia!
Passaggi storici che rivelano di come la borghesia si sia mossa per tempo nel voler arrivare allo “schifo” odierno e testimoniato (episodio descritto sotto), anche, dalla provenienza politica del deputato Gianfranco Miccichè: Lotta Continua. Organizzazione che si autodefiniva (ma non lo era affatto) comunista e che aveva nella propria redazione del giornale, nientemeno, che agenti della CIA.
Seguire la carriera politica dei vari Miccichè di turno è importante per comprendere le dinamiche delle giravolte politiche e dei trasformismi, come si addicono ai “portatori d’acqua” della borghesia.
Ricordo, a quei politicanti, che la canzone di Branduardi finisce in modo poco edificante:
“E venne il macellaio
che uccise il toro
che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.”
MOWA