Il dibattito sul controllo delle armi da fuoco negli Stati Uniti si è imposto quest’anno nel Festival del Cinema Indipendente Sundance, con quattro pellicole che trattano questo problema che divide la società nordamericana.
Autore: Hugo Rius Blein
Il dibattito sul controllo delle armi da fuoco negli Stati Uniti si è imposto quest’anno nel Festival del Cinema Indipendente Sundance, con quattro pellicole che trattano questo problema che divide la società nordamericana.
I cineasti indipendenti degli Stati Uniti, a differenza della macchina industriale di Hollywood, tentano di diffondere dallo schermo audiovisivo e tra le coscienze del pubblico la realtà delle tragiche stragi di vite umane che continuamente coinvolgono tutta la società statunitense.
Meritano premi e applausi i creatori che guardano con occhio molto critico questo esteso fenomeno di sterminio, sostenuto dagli interessi dell’industria nazionale delle armi, dalle cupole d’appoggio nel Congresso e dalla cospicua National Rifle Association (NRA), che si serve del diritto costituzionale che permette di possedere armi da fuoco.
Un documentario intitolato “Newtown” mette a fuoco le conseguenze del massacro del 2012, avvenuto in una scuola del Connecticut, uno dei tanti massacri che avvengono con tanta frequenza, che ha tolto la vita a 29 bambini e sei adulti, alla cui presentazione ha parlato il padre di una delle vittime, riflettendo l’impotenza delle famiglie.
Il desiderio della regista del filmato, Kim Snyder consiste nel rompere quello che descrive come il ciclo dell’indifferenza sulla vendita senza controllo di armi letali. Uno sforzo immenso di sicuro di fronte a poderosi interessi dietro a questa legalizzata libertà d’uccidere, lontano tuttavia da una sufficiente sensibilizzazione cittadina. E ovviamente lontani da un responsabile consenso della classe politica,
In un altro documentario, “Under Gun”, il narratore comincia avvisando che sicuramente nel tempo che durerà la proiezione, moriranno almeno altre 20 persone, uccise per la stessa causa. E ha detto tutto.
(Traduzione GM – Granma Int.)
9 febbraio 2016