La ricostruzione della Storia è un accurato processo di ricomposizione degli accadimenti contro gli innumerevoli tentativi di revisione o comoda rimozione da parte di chi non vuol imparare dal proprio passato.
La dimostrazione di una falsa interpretrazione dei fatti accaduti sul territorio di confine la troviamo descritta qui sotto.
Potremmo dire, anche, di un bieco tentativo di ricostruzione della Storia (non l’unico) che non merita di essere bistrattata così da imbelli opportunisti che, spesso, lavorano per chi, invece, ha fatto “soldi a palate” sulle disgrazie costruite sulla pelle di poveri oppressi.
Falsità che hanno arricchito pochi soggetti che scagliano altre pietre contro le vittime elogiando i carnefici, nel tentativo di fare ulteriori soldi.
Nel tempo, la manipolazione delle immagini o di scritti, se non difesi con la dovuta diligenza (ne va della salute mentale) per una legittima ricostruzione storica, possono subire sconvolgenti usi arbitrari come nel caso sottostante… Sino ad arrivare a creare confusione in figure istituzionali che non hanno avuto la forza di documentarsi prima di censurare iniziative di chiarificazione, come successo a Gorizia nei giorni scorsi.
Quelle immagini fasulle le avevamo sbugiardate anni fa ma, come si dice, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire“.
Al leader de La Destra italiana unita diciamo: “A France’ manco gli italiani sai riconoscere”.
MOWA
Foibe, Storace su Twitter: “La sinistra dimentica”. Ma nella foto sono gli italiani a fucilare gli jugoslavi
Il leader della Destra e candidato sindaco di Roma rilancia sul social un post che denuncia l’oblio sul “sangue italiano”. Ma i Wu Ming smascherano il falso in cui era già incappata anni fa Porta a porta: i carnefici sono del nostro Regio esercito, le vittime contadini sloveni
Guardate come i titini fucilavano gli italiani. Ma la foto è un falso storico: quelli con le spalle strette e la testa china, pronti a ricevere una raffica di colpi nella schiena, sono cinque contadini sloveni. A imbracciare le armi è l’Esercito italiano. Clamorosa “gaffe” de “La Destra italiana unita”, che nel Giorno del Ricordo, sui social, commemora le vittime delle foibe manipolando l’immagine, subito ritwittata dal leader de La Destra e candidato sindaco di Roma Francesco Storace. “Foibe. Il sangue italiano che la sinistra dimentica! Ma noi no!” scrivono sulla foto, persino ritoccata: il plotone è contrassegnato da falce e martello, un tricolore tinge le schiene dei condannati a morte.
“Fotomontaggio squallido e ripugnante”, “Mentono e sanno di mentire” twitta Wu Ming Foundation, il collettivo di scrittori, autori di numerosi romanzi storici, pronto a citare le vere fonti della foto. Lo scatto è del 1942, noto agli storici fin dall’immediato dopoguerra. La foto compare infatti già in alcuni libri degli anni ’40, tra i quali “Ventinove mesi di occupazione italiana nella provincia di Lubiana” di Giuseppe Piemontese, del 1946. La divisa e l’elmetto dei soldati sono identici a quelli di tante altre immagini del nostro Esercito alle prese con l’occupazione di Slovenia e Croazia tra il 1940 e il 1943. Con ogni probabilità, la foto ritrae la Divisione Granatieri di Sardegna, attiva nella provincia di Lubiana in quel periodo.
Scattata da un fotografo a seguito del nostro esercito, la foto, il cui originale è conservato all’Istituto di Storia Contemporanea di Lubiana, la capitale della Repubblica slovena, fu confiscata insieme ad altre nell’immediato dopoguerra dal fotografo e partigiano di Gradisca d’Isonzo Erminio Delfabro, entrando così nella sezione fotografica dell’ufficio Stampa della presidenza del governo della Repubblica popolare di Slovenia a Lubiana.
Si sa tutto dello scatto. La data: 31 luglio 1942. Il luogo: monte Križna, vicino al villaggio di Dane, nel sud della Slovenia. Le vittime della fucilazione si chiamavano Franc Žnidaršič, Janez Krajc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec (da sinistra nella foto).
Non è la prima volta che i soggetti della foto vengono invertiti. A sbagliarsi, in buona o cattiva fede, non solo politici, ma anche istituzioni scolastiche e giornalisti. Clamoroso il caso di Porta a Porta, che la usò in modo errato nel Giorno del Ricordo 2012. La trasmissione provocò una protesta pacifica davanti all’ambasciata italiana nella capitale slovena. Una ventina di veterani chiese a Giorgio Napolitano di “dire la verità agli italiani”. Il caso finì persino in Senato con un’interrogazione mossa dal Pd, mentre l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di liberazione, l’Irsml di Trieste, diramò una circolare ad altri istituti storici perché non ci fossero più fraintendimenti: “Segnaliamo – scriveva l’Irsml – la seguente foto che rappresenta un’azione di rappresaglia attuata dall’Esercito italiano”.
10 febbraio 2016