Foto: Auschwitz, 27 gennaio 1945- l’apertura dei cancelli e l’entusiastica accoglienza dei soldati liberatori sovietici dell’Armata Rossa
Agli eroi dell’Armata Rossa caduti in battaglia gloria e memoria eterna! Il Memoriale Italiano, con la sua falce e martello, ritorni ad Auschwitz!
La vittoria sovietica sul fronte orientale, di gran lunga il più duraturo, vasto e sanguinoso del secondo conflitto mondiale, mette fine al piano di espansione nazifascista e al programma razzista di sterminio dei popoli slavi, degli ebrei, dei roma, dei sinti, dei prigionieri di guerra, degli omosessuali e dei disabili e alla persecuzione di ogni opposizione politica.
A fronte di questi noti funesti avvenimenti e alle coraggiose gesta di chi vi si oppose, assistiamo oggi in Europa a percorsi diversi di rivisitazione e rielaborazione della memoria, che si distinguono per un differente uso politico della storia. Alcuni restano un ammonimento contro il nazifascismo, altri sconfinano nel revisionismo o nel negazionismo altri ancora, come il caso dell’Italia, nell’ignoranza e nell’oblio.
Così in Germania, tragico teatro finale del conflitto mondiale, i memoriali sovietici, intatti e curati con diligenza, restano, nonostante tutto, un feroce ricordo ed un monito perenne contro il passato nazista. A Berlino suonano come un obbligo le parole sul Memoriale ai Caduti Sovietici nel Parco di Treptower, dove riposano 5000 soldati dell’Armata Rossa: “Ora tutti ricorderanno che il popolo sovietico con il suo altruismo ha combattuto e salvato la civiltà europea dai criminali fascisti. Questa è stata una grande conquista del popolo sovietico verso la storia dell’umanità.” Sono un’ode alla responsabilità le parole incise sul Memoriale di Guerra Sovietico in Schönholzer Heide: “Alla memoria eterna degli eroi. … Copriti la testa! Qui sono i soldati sovietici eroi della grande Guerra dal 1941-45, deposti all’eterno riposo … Una grata umanità non dimenticherà mai le loro gesta coraggiose.” Tuonano indelebili le parole di Stalin scolpite sul Red Army Memorial: “La forza dell’Armata Rossa risiede nel fatto che essa non nutre e non può nutrire alcun odio razziale contro altri popoli e quindi neppure contro il popolo tedesco; essa è educata nello spirito dell’eguaglianza di tutti i popoli e di tutte le razze, nello spirito del rispetto dei diritti degli altri popoli.”
Così anche Londra con il Soviet War Memorial che commemora il sacrificio di 27 milioni di vite tra civili e forze armate dell’Unione Sovietica che hanno combattuto con gli alleati contro il nazifascismo.
Così anche a Natanya in Israele con il Monumento all’Armata Rossa che, riprendendo le parole di Peres, “è un’opportunità per ringraziare l’Armata Rossa. Se non avesse sconfitto il mostro nazista senza dubbio non saremmo qui oggi … Nella seconda guerra mondiale l’Armata Rossa ha impedito al mondo di arrendersi”.
Così anche a Zhangjiakou in Cina, il Memoriale ai caduti delle forze alleate sovietico-mongole ricorda: “La nostra liberazione … non può essere separata dal sangue versato dai martiri sovietici della Mongolia; … eternamente commemoriamo il grande contributo da parte delle forze alleate Soviet-mongoli alla causa della liberazione del nostro paese.”
Ben altrimenti, nei paesi dell’ex Unione Sovietica i memoriali all’Armata Rossa sono divenuti impropriamente simbolo del comunismo reale e sono teatro ed oggetto di ingiusti e irrispettosi scontri politici. Così, ad esempio, a Budapest, in Ungheria, il Memoriale per l’Armata Rossa, in Piazza della Libertà, è l’ultimo monumento sovietico rimasto e, ripetutamente deturpato, crea grandi polemiche. A Praga, il Monumento ai Carristi Sovietici, che commemora la liberazione della Cecoslovacchia, è oggetto di polemiche e di ripetuti tentativi di rimozione del carro armato che, per molti, oggi rappresenta il simbolo dell’occupazione sovietica comunista. A Sofia, in Bulgaria, il Monumento all’Armata Sovietica con l’iscrizione, “Per i liberatori dell’armata sovietica da parte del grato popolo bulgaro”, nel 2011 è imbrattato da un gruppo di artisti anonimi che ha trasformato i soldati in fumetti della cultura popolare americana, con la scritta: “Al passo coi tempi”. Così a Taallin in Estonia, il Memoriale all’Armata Rossa è rimosso dalle autorità nel 2007 e una manifestazione in sua difesa provoca feriti, arresti e un morto. Così a Varna in Bulgaria il Parco monumentale all’amicizia Bulgaro-Sovietica con l’iscrizione “Amici per i secoli dei secoli”, è in stato di abbandono e degrado. Così a Varsavia il Memoriale all’Armata Rossa è rimosso dalle autorità polacche.
Ancora diverso il caso dell’Italia, ex paese fascista ed invasore dell’Unione Sovietica, dove revisionismo e negazionismo si accettano con silenziosa indifferenza e finiscono nell’oblio, mancando nel nostro popolo la diffusa consapevolezza che la liberazione dal nazifascismo e dai campi di sterminio sia avvenuta grazie al sacrificio degli uomini dell’Armata Rossa. Nei decenni del dopoguerra e della guerra fredda le preoccupazioni per il presente hanno prevalso e che i principali liberatori dal nazifascismo fossero soldati sovietici dell’Armata Rossa è sottaciuto, persino dimenticato.
La recente rimozione del Memoriale Italiano dal Blocco 21 di Auschwitz è un esempio di questo tanto squallido quanto ignorante e dimentico atteggiamento. Lo spostamento non è dipeso, come qualcuno scioccamente ci vuol far credere, dal presunto scarso valore pedagogico-educativo dell’opera d’arte, non al passo dei tempi e poco esplicativa. Qui la questione pedagogica è irrilevante. Il Memoriale è stato rimosso – nonostante interventi, appelli, interrogazioni parlamentari in difesa della conservazione dell’opera ad Auschwitz e del suo alto valore artistico e di testimonianza – per la presenza del simbolo della falce e martello. Quell’opera, la cui rimozione viola fondamentali diritti umani ma che, in ossequio ai reazionari, qualche furbo adulatore ha rinominato il memoriale viaggiante, vale proprio per il contenuto che esprimono i simboli rappresentati del comunismo, che ritraggono, inequivocabilmente, i liberatori dal nazifascismo che oggi si vogliono dimenticare. Per questo l’opera vale, per questo viene rimossa, per questo va ricollocata ad Auschwitz.
Il silenzioso trasferimento del Memoriale nella periferia di una città qualunque, che avviene con l’imperdonabile complicità dell’attuale Governo Italiano, (di sinistra ?), e con il consenso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, ha reso a tutti evidente che quello di Auschwitz, con i simboli unici ed insostituibili dell’antifascismo, in effetti, non era il Memoriale italiano, e che il Governo non lo ha protetto sì per vigliacca indifferenza, ma anche perché il popolo italiano, senza memoria, non lo ha difeso, non lo ha ricordato, non lo ha persino riconosciuto.
Oggi in Europa assistiamo, impotenti, alla continuazione di razzismo e antisemitismo, di revisionismo e negazionismo o, peggio, di oblio nei luoghi della Memoria, fenomeni questi che si possono combattere proprio con quell’esperienze di resistenza e lotta che i simboli che si vanno cancellando rappresentano. I luoghi della memoria, inclusi i lager nazisti, con interventi che mirano a distorcere o cancellare eventi e risultati della liberazione dell’Europa, vengono inglobati in aree urbane, trasformati in giardini, rimossi, dimenticati. Anche l’Italia, in modo che appare incomprensibile se non per stare, con vanagloria, in carriera per i voti, o al passo con i tempi o per obbedire a indicazioni estranee, contribuisce a spazzare via la memoria dell’antifascismo e accetta di spostare il Memoriale da Auschwitz, proprio come gli altri Memoriali all’Armata Rossa che vengono deturpati o rimossi dalle piazze di Cracovia o di Budapest.
Bisogna fermare vecchi e nuovi tentativi revisionisti ricordando che nell’alleanza di un coacervo di diversi popoli, uniti sotto la bandiera dell’Armata Rossa, è nata una prodigiosa resistenza al nazifascismo che costituisce un unicum nella storia; e che senza l’Armata Rossa, matrice di ogni resistenza europea, non ci sarebbe stata la vittoria contro il nazifascismo, e non ci sarebbero stati sopravvissuti ebrei e rom in Europa.
Chiediamo con forza, vorremmo dire intimiamo, al Governo Italiano, all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e all’Associazione Nazionale ex Deportati di adoperarsi per ricollocare immediatamente il Memoriale nel Blocco 21 e perché l’intero campo di sterminio di Auschwitz sia dedicato al suo unico liberatore, l’Armata Rossa.
Delfina Piu e Valentina Sereni
Gherush92 Committee for Human Rights
gherush92@gmail.com