Prima considerazione.
Perché Putin dovrebbe mettere i soldi in una banca di un paradiso fiscale, come Panama (nello scandalo Panama Papers), quando sa benissimo che moltissime aziende e tutte le banche del mondo ad eccezione di quelle di nove Stati, come Cina, Russia, Iran, Venezuela, Ungheria, Siria, Cuba, Islanda e Corea del Nord, dipendono, o meglio, sono sotto il diretto controllo dei Rothschild?
Infatti, nell’operazione sporca che stanno realizzando a livello planetario, compaiono sui media (sempre più asserviti alle veline), immagini di Putin senza che questi compaia nella lista all’ordine del giorno dello scandalo dei paradisi fiscali.
Seconda considerazione.
Come ci si può fidare di uno staff informativo, come quello statunitense, quando sono stati capaci di inventarsi, nei paesi che avevano in mente di occupare militarmente, attacchi all’antrace, depositi di gas nervino, ecc. in organismi importanti come l’ONU?
Ecco, qui sotto, cosa dicevano qualche tempo fa in Russia…
MOWA
Panama Papers, Mosca: “Il nome di Putin per volere della Cia”
di Alessandra Caparello
MOSCA (WSI) – Anche il nome del presidente russo Vladimir Putin nei Panama Papers in cui è stata ricostruita la cassaforte privata della famiglia. Ma molti analisti oltre allo stesso leader del Cremlino, non nascondono i dubbi su un possibile coinvolgimento dei servizi segreti degli Stati Uniti. E’ lo stesso portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ad ammettere:
“Sappiamo bene chi fa parte di questa cosiddetta comunità giornalistica ci sono molto giornalisti la cui occupazione principale non è il giornalismo, ci sono molti ex rappresentanti del dipartimento di Stato, Cia e altri servizi speciali”.
Ma già qualche giorno prima che scoppiasse lo scandalo Panama Papers, Mosca aveva avvertito dell’arrivo di “un pesante attacco mediatico nei confronti del presidente Putin, costruito su falsità e calunnie totalmente inventate”.
A bene vedere però nei Panama Papers il nome di Putin non compare. Vi è invece il nome meno noto di Serghei Roldugin, amico fidato di Putin da vent’anni che avrebbe creato e gestito per conto del presidente una serie di società offshore dove sono depositati in un paradiso fiscale 2 miliardi di dollari. Tra gli altri nomi spunta quello di Jurij Kovalcjuk, presidente della Banca Rossija con asset per 13 miliardi di euro, Gennadij Tymchenko e i fratelli Rotenberg.
5 aprile 2016