Tre dipendenti della Desa e un militare. Secondo le prime notizie diffuse dalla magistratura honduregna di Tegucigalpa, sarebbero stati loro a compiere l’omicidio di Berta Caceres, ambientalista mesoamericana nota per le sue battaglie in difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni lenca e trucidata con 8 copi di arma da fuoco. La polizia dell’Honduras, al momento, si limita a parlare di sospetti. Ma, nel frattempo, Douglas Geovanny Bustillo, Mariano Diaz Chavez, Sergio Rodriguez Orellana e Edilson Duarte Meza sono finiti in carcere.
Sono arresti che parlano. E che confermano, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che dietro l’assassinio dell’ambientalista s’annidano ragioni d’opportunità politica. E forti interessi economici. Gli stessi cui l’azione della Caceres stava infliggendo duri colpi. In particolare, nel mirino c’è l’imponente progetto Agua Zarca, pensato sul Rio Gualcarque, fiume sacro nella cosmogonia lenca, finanziato dagli Usa con 24 milioni di dollari e finalizzato (nelle intenzioni) all’approvvigionamento idrico degli abitanti della foresta pluviale. Ma che, contrariamente ai dettami costituzionali honduregni, non è passato al vaglio delle comunità indigene.
Tra i quattro arrestati, spicca il nome di Bustillo, capo della sicurezza del progetto. In un’intervista rilasciata a un’emittente danese nel 2013, Berta aveva pubblicamente denunciato di aver ricevuto da questi esplicite minacce, via sms, di violenza sessuale