La Russia ha ragione quando afferma che gli Stati Uniti hanno violato le promesse relative all’allargamento della NATO, scrive l’analista americano di questioni di sicurezza internazionale Joshua Shifrinson in un articolo per il “Los Angeles Times”.
Secondo lui, mentre gli occidentali denunciano le “provocazioni” della Russia e sostengono che minacci l’Europa, Mosca racconta una storia diversa.
Dal suo punto di vista, la Russia è la parte lesa, costretta a pensare alla propria difesa. I funzionari russi affermano che, nei negoziati con l’Unione Sovietica del 1990, gli Stati Uniti avevano assicurato che la NATO non si sarebbe allargata militarmente verso est.
“L’Occidente ha protestato con forza, sostenendo che non era stato sancito alcun patto in merito. Tuttavia, centinaia di note, rapporti e trascrizioni degli archivi americani indicano il contrario,” — scrive l’analista.
Secondo lui, questi documenti “non fanno di Putin un santo”, ma dimostrano che non è giustificata la tesi secondo cui la Russia sia “un predatore”.
Dopo aver studiato questi documenti, Shifrinson ha ricostruito questo quadro.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, è stata sollevata la questione su quale alleato avrebbe avuto la Germania: gli Stati Uniti, vale a dire la NATO, l’Unione Sovietica, ovvero il Patto di Varsavia oppure sarebbe rimasta neutrale. Allora l’amministrazione Bush aveva deciso che la Germania unita sarebbe dovuta diventare parte della NATO.
Nel febbraio 1990 gli Stati Uniti avevano fatto una proposta alla Russia, il cui contenuto è indicato in una trascrizione dei negoziati a Mosca. Secondo il documento, l’allora segretario di Stato James Baker aveva dichiarato la sua disponibilità a fornire “garanzie di ferro” all’URSS in base a cui l’Alleanza Atlantica non si sarebbe allargata di un “pollice” in cambio del sostegno alla posizione americana sulla Germania.
In meno di una settimana Mikhail Gorbaciov aveva accettato.
Nessun accordo formale è stato sancito, tuttavia, per entrambe le parti, era ovvio che si trattava di un ” do ut des”: Gorbaciov sostiene l’alleanza della Germania con l’Occidente, mentre gli USA limitano l’espansione della NATO.
Nondimeno i memorandum interni e le registrazioni dei rappresentanti dell’amministrazione Bush hanno dimostrato che già nello stesso mese gli Stati Uniti avevano cambiato idea ed avevano deciso di rifiutare l’espansione della NATO in quanto non nel loro interesse.
Già ad ottobre era stata discussa la questione su come far capire alle “democrazie dell’Europa orientale” che la NATO sarebbe stata pronta ad accoglierle. Allo stesso tempo sembra che gli americani avessero continuato a cercare di convincere i russi che in questa situazione gli interessi di Mosca non sarebbero stati presi in considerazione.
“Quindi non vi è nulla di sorprendente nel fatto che la Russia sia rimasta indignata quando la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, i Paesi Baltici ed altri Paesi sono stati invitati alla NATO a partire dalla metà degli anni ’90,” — chiarisce Shifrinson.
L’analista ritiene che l’espansione della NATO non giustifichi “la belligeranza di Putin”, tuttavia i fatti indicano che il malcontento della Russia è giustificato e la politica degli Stati Uniti ha contribuito ad aumentare le tensioni in Europa.