di MOWA
In Italia abbiamo, senza alcun dubbio, un Governo fatto di picconatori della democrazia e di destabilizzatori delle regole di equilibrio sociale. Infatti, l’ex dirigente del Fmi, ex consulente della Bce, nonché, ex vice segretario dell’Ocse, ed ora Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan (probabile amico del picconatore Cossiga), con la scusa populista di abbassare la pressione fiscale, ha lanciato un’altra preoccupante trovata quella di voler eliminare l’IRPEF. Quello stesso Padoan, che “spinse l’Argentina nell’abisso“.
Ma cos’è, esattamente, l’IRPEF?
Lo illustriamo in modo semplice attraverso le righe di un ben documentato sito giornalistico.
“L’Irpef è un’imposta progressiva: vuol dire che la quota percentuale di reddito assorbita dall’imposta aumenta in proporzione al reddito stesso. Ad esempio nel caso di un lavoratore dipendente se il reddito è di 20.000 euro l’imposta dovuta è pari a circa il 17 per cento, mentre con 50.000 euro si arriva a oltre il 30. Questo risultato è ottenuto con l’applicazione di aliquote crescenti sui diversi scaglioni di reddito ed inoltre di deduzioni dal reddito e detrazioni d’imposta.
Come si applica il meccanismo delle aliquote?
L’imposta lorda viene calcolata applicando ad ogni scaglione una diversa aliquota di prelievo. Le aliquote nominali attualmente in vigore sono il 23 per cento fino a 15.000 euro, il 27 oltre 15.000 e fino a 28.000, il 38 fino a 55.000, il 41 fino a 75.000 e il 43 oltre questo livello. Così ad esempio su un reddito imponibile di 25.000 l’imposta lorda è uguale al 23 per cento dei primi 15.000 euro (3.450) più il 27 per cento per i restanti 10.000 (2.700) quindi 6.150. Su 90.000 l’imposta lorda è pari a 31.870 (15.000 X 0,23 = 3.450 + 13.000 X 0,27 = 3.510 + 27.000 X 0,38 = 10.260 + 20.000 X 41 = 8.200 + 15.000 X 0,43 = 6.450)…“
Questa proporzionalità non è frutto dello sghiribizzo di un politico o economista improvvisato ma dall’articolo 53 della nostra Costituzione che recita:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.“
Un impianto Costituzionale che vanta un sistema sociale, impostato dai nostri padri Costituenti, su argomenti sostanziali di aiuto ai meno abbienti e che rinfranca solidarietà e collettività.
Togliere l’IRPEF, quindi, vuol dire agevolare, ancora una volta, i ricchi.
Possiamo dichiarare che a questo Governo piacciono a dismisura i ricchi. Altro che essere sotto attacco dai poteri forti come aveva dichiarato la Boschi ma di esserne una sua propalazione, altrimenti come si giustificano i massoni al proprio interno.