L’M5s è l’espressione del cambiamento che nulla cambia, di quel “meno peggio” tipico della fragile e mai compiuta italianità. Ci si continua ad affidare alla sorte sperando prima o poi di indovinare.
In queste elezioni in verità hanno vinto le posizioni da bar contro quelle dei circoli di bocce dei pensionati. La politica è distante mille miglia delle persone, e le persone sono distanti mille miglia dalla politica. Essa viene sempre più seguita e praticata come tifo e non con consapevolezza individuale e collettiva. Oggi di fronte a questo show politico-mediatico di infimo profilo il giusto atto è astenersi per mancanza di organizzazioni politiche serie e di rappresentanti veri. In molti l’hanno capito, loro malgrado, e l’astensione dilaga, grave sintomo della sgretolamento della fragile (pseudo)democrazia liberale a favore di una a-democrazia corporativa. I vincitori e le maggioranze, di ogni “colore”, uscite da questa tornata elettorale non sono che espressione minoritaria di un paese che grida vendetta ma che non c’e la fa perché non c’è nessuno ad ascoltare quelle grida di sofferenza e trasformarle in progetto politico. L’unica piccola consolazione è stata la vittoria di De Magistris a Napoli. Oggi Napoli è capitale d’Italia perché politicamente, nonostante i tanti limiti, risulta in piccola parte l’avamposto di quella rivoluzione sinceramente democratica che servirebbe al paese tutto in attesa che il PCI ritorni…
di Domenico Marino
Sezione comunista Gramsci-Berlinguer, Pisa