FOLLIA AMERICANA DOPO LA STRAGE DI ORLANDO. Il senato degli Stati Uniti boccia quattro proposte di legge che avrebbero limitato la vendita di armi. Tra le misure respinte dai senatori, maggiori controlli e limitazioni sull’acquisto di armi per chi è stato schedato come presunto terrorista.
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Come se nulla fosse accaduto. Nonostante la recente strage a Orlando in Florida, dove 49 persone sono state uccise e 53 ferite da un uomo, Omar Mateen, armato da un fucile d’assalto AR-15, la versione civile del mitragliatore M-16 usato nel Vietnam, nulla è cambiato secondo i senatori degli Stati Uniti. Come se nulla fosse successo, al Congresso continua a svolgersi un dialogo tra sordi. Per la gioia della potente lobby delle armi, la National Riffle Association che sostiene economicamente e in modo assolutamente bipartisan le campagne di molti politici.
Il Senato ha bocciato 4 proposte, due presentate dai Repubblicani -larga maggioranza al Congresso- e due dai Democratici che, simili ma con accenti diversi, prevedevano un giro di vite nelle procedure per comperare un’arma. Le proposte democratiche volevano impedire l’acquisto di armi ai cittadini ritenuti sospetti dell’Fbi o sull’elenco dei non autorizzati a salire su un aereo. Le proposte di legge prevedevano anche controlli più severi sui precedenti criminali e mentali per quanti acquistano armi alle tradizionali fiere delle armi e su internet.
I Repubblicani si sono opposti alle misure in nome dell’anacronistico “II emendamento della Costituzione” approvato nel 1791, quando i giovani Usa non avevano un esercito proprio e costituirono milizie cittadine per difendere il Paese dall’eventuale tentativo della Gran Bretagna di riconquistare le ex colonie perse nel 1766. Ecco il diritto a “possedere armi”. «Una vergognosa dimostrazione di vigliaccheria», ha detto il portavoce della Casa Bianca. Il Center for Responsive Politics spiega che nel 2016 la lobby sulle armi ha finanziato i senatori con milione di dollari.
Il canovaccio, osserva Angelica D’Errico su La Stampa, ormai è fisso. Prima la strage, poi le promesse di una stretta sulle armi, infine il fallimento. Anche questa volta il Senato degli Stati Uniti ha bloccato i tentativi di un controllo sulla detenzione di armi. Era già accaduto dopo il massacro di San Bernardino, in California, quando i coniugi Farook uccisero 14 persone in un centro sociale per disabili, dicembre 2015. Stessa cosa, tre anni prima nella scuola elementare di Sandy Hook, nel Connecticut, quando Adam Lanza uccise 20 bambini e sei insegnanti.
Un problema che continuerà, finché il Senato sarà sempre così spaccato e finché la National Rifle Association, una delle più potenti Lobby degli Usa, continuerà a finanziare le campagne elettorali dei senatori, in maniera assolutamente bipartisan. In generale dei 100 senatori 33 sono per il controllo sulle armi. 56 sono contrari: su di loro la Nra, che giudica ciascun senatore con un voto che vale voti e soldi. Più sostieni la corsa privata all’acquisto di armi, più sei bravo. Ma ecco lo schema grafico del senato che governa il Paese più potente e più armato del mondo.
22 giugno 2016