PD e CasaPound?
Un PD sempre più lontano da chi, illuso, credeva nella continuità di questo partito con il PCI dei Togliatti, Longo e Berlinguer.
Un PD che cala definitivamente la maschera sulla sua componente interna e che rende pubbliche le sue intenzioni sul significato della “deforma” costituzionale del prossimo ottobre e del nascente Partito Nazione.
Il PD, un partito dei poteri forti che ha avuto mandato di smantellare le conquiste sociali degli ultimi 70 anni in Italia e che non si rassegna a fare una figuraccia dietro l’altra con la popolazione, men che meno, con il suo elettorato.
Un PD che avevamo identificato (da subito) come un avversario di classe e a 360 gradi già dal suo costituirsi come PDS.
Noi stiamo dalla parte dei partigiani dell’ANPI “senza se e senza ma“.
MOWA
Bolzano, prove d’intesa fra Pd e CasaPound. Ma l’Anpi insorge
Scontro nel capoluogo altoatesino fra i partigiani e il sindaco dem che apre ai consiglieri neofascisti: “Siamo distanti, ma nessuna preclusione a priori”
di PAOLO BERIZZI
BOLZANO – Ha ancora salde radici a sinistra un partito che elegge un sindaco che, in nome del “fare”, appena insediato apre a un movimento dichiaratamente neofascista? Se lo stanno chiedendo in molti, in questi giorni, a Bolzano. In primis l’Anpi locale, che esprime “allarme” e “sconcerto”. La storia è questa. Il primo cittadino Renzo Caramaschi, Pd, eletto con il 55,2% alle recenti amministrative grazie anche al sostegno di Svp e Verdi, sdogana CasaPound, l’outsider della tornata elettorale che in consiglio comunale è riuscita a piazzare ben tre consiglieri (cinque anni fa era uno solo). “Nessuna preclusione a priori, sono stati eletti”, ha dichiarato il sindaco a margine della sua seconda giunta. Durante la seduta, a riprova del “disgelo” tra la guida dem di Bolzano e i “fascisti del terzo millennio” come amano definirsi i militanti di CasaPound Italia, era emerso un dato sorprendente: anziché votare contro la maggioranza che sostiene il sindaco, i tre consiglieri “neri” si sono astenuti. Un voto insomma non sfavorevole che ha fatto pensare ad accordi sottobanco. Subito esclusi da Caramaschi: “Si, il voto mi ha sorpreso. Ma non c’è nulla…”.
Il primo cittadino si è subito affrettato a rimarcare le differenze e la distanza con CP: “I nostri valori di riferimento sono distanti come il Polo nord e il Polo sud”. Ma dietro le dichiarazioni di facciata ci sono i fatti. Il primo nell’amministrazione a aprire a CasaPound per ricucire la città divisa è stato il vicesindaco Christoph Baur (Svp): “Voglio capire la ragione del loro successo nei quartieri, e, perché no, parlare anche con i loro consiglieri. E scambiarci impressioni”. È seguito lo sdoganamento da parte di Caramaschi. Loro, i neofascisti casapoundini, non aspettavano altro. Sentite il capogruppo Maurizio Puglisi Ghizzi, già candidato sindaco che alla prima seduta del consiglio si è presentato in camicia nera: “Se il comportamento del sindaco Caramaschi o del vice Baur è costruttivo, se da settimane non ci sbattono la porta in faccia come altri in passato, perché non dobbiamo collaborare?”. E dunque, ecco l’astensione di CasaPound. Tre “no” in meno per la giunta. Una sorta di indiretto appoggio esterno. Insomma nella città che ha versato un doloroso tributo di vittime alle dittature, l’aria sembra cambiata. In nome del “fare” e del superamento delle divisioni ideologiche. “Siamo la giunta del “fare”, aveva detto il sindaco. E se qualcuno propone di “fare qualcosa” perché non ascoltarlo anche se marcia sul Comune, decidendo di volta in volta se merita una convergenza?”… (continua)