da La Stampa del 2 luglio 2016 (articolo di Alessandro Alviani):
L’azione penale è «inammissibile» in quanto il suo stato di salute non gli consente in modo duraturo di sostenere un processo. Inoltre non è stato possibile dimostrare concretamente il suo ruolo nel reato che gli viene contestato. Con queste motivazioni la procura di Stoccarda ha archiviato le indagini contro Wilhelm Kusterer, il 94enne che era stato condannato all’ergastolo in Italia nel 2008 per l’eccidio di Marzabotto e l’anno scorso aveva ricevuto da una città tedesca una medaglia al merito, che aveva poi riconsegnato sull’onda delle polemiche.
Polemiche riemerse ora di fronte alla chiusura del procedimento, che era stato aperto dalla procura di Stoccarda il 24 luglio del 2013 con l’ipotesi di reato di omicidio. È una notizia «molto grave», ha spiegato il parlamentare del Pd ed ex sindaco di Marzabotto Andrea De Maria, che sta lavorando con altri deputati a un’iniziativa istituzionale, da presentare nei prossimi giorni, relativa all’esecuzione in Germania e in altri Paesi delle sentenze dei tribunali militari italiani sulle stragi nazifasciste. Il presidente del gruppo Pd alla Regione Emilia Romagna, Stefano Caliandro, spiega che oggi, come a marzo, il sentimento è di «sconcerto e indignazione profonda». A marzo era emersa la notizia che la città di Engelsbrand, nel Sud-Ovest della Germania, aveva assegnato l’anno scorso a Kusterer una medaglia per il suo impegno in diverse associazioni musicali, ginniche e di canto. Un riconoscimento dal «carattere simbolico», aveva spiegato allora a La Stampa il sindaco Bastian Rosenau, secondo il quale il consiglio comunale non era al corrente del suo passato all’epoca della consegna. La medaglia era stata riconsegnata dallo stesso Kusterer a metà marzo.
Ora l’ennesima delusione per i parenti delle vittime. Secondo una nota della procura di Stoccarda, una perizia medica richiesta dalla stessa procura giunge alla conclusione che Kusterer, che ha bisogno di continua assistenza, non è in grado, a causa del suo stato di salute, di rappresentare a dovere i suoi interessi, di difendersi e di rilasciare dichiarazioni in sede processuale. Indipendentemente da ciò non è possibile attribuirgli, in qualità di colpevole, complice o partecipante, tutti o almeno una parte degli omicidi di cui la 16esima divisione granatieri corazzati “Reichsführer SS” si rese responsabile nell’autunno del 1944 in Italia. La sola appartenenza a un’unità nel periodo considerato, che è bastata ai giudici italiani per il loro verdetto di colpevolezza, nell’ordinamento tedesco non è sufficiente per giungere a una condanna, ricorda la procura. Si tratta della stessa motivazione con cui la procura di Monaco I archiviò nel 2009 un procedimento simile che vedeva coinvolto tra gli altri lo stesso Kusterer.
Il commento di Smuraglia:
Ho già avuto occasione di occuparmi del caso dell’ex militare tedesco Kusterer, condannato in Italia all’ergastolo come partecipe della strage di Marzabotto, con sentenza definitiva. Come sempre accade, la Germania rifiutò l’estradizione e non diede corso alla sentenza. Così passarono gli anni e Kusterer, come si ricorderà, conquistò una medaglia civica dal suo Comune, che però la revocò di fronte alle corali proteste di chi conosceva il passato del predetto e in particolare della comunità più colpita (Marzabotto).
Adesso siamo venuti a sapere che è stato “archiviato” tutto, in Germania e questo anche a seguito di una sentenza della corte di Karlsruhe, che aveva dichiarato illegittima la sentenza italiana, perché emessa in un processo svoltosi nella contumacia dell’imputato; che peraltro ebbe tutte le garanzie di difesa nel corso del non breve procedimento (due difensori, uno italiano e uno tedesco).
Era già chiaro che non si sarebbe ottenuta giustizia, nonostante ogni sforzo; ma che finisse tutto con una sorta di beffa (tale è l’archiviazione e tale era il sapore della sentenza tedesca del 2013), appare davvero insopportabile, in quanto ennesimo vulnus ai diritti umani.
Il dolore di chi ha perduto familiari e la tragedia di un intero Paese praticamente azzerato, erano e sono insanabili. Talora la giustizia può costituire, almeno, un modesto lenitivo. Ma quando non si ottiene neppure quella, resta solo la dolorosa constatazione che la barbarie può perfino sopravvivere al tempo e produrre i suoi effetti nefasti anche a distanza di tanti anni dal misfatto.
Tutto questo determina e giustifica anche interrogativi profondi per il futuro. Come si “vaccina” l’umanità dalla barbarie e come si può pensare di costruire una memoria storicamente diffusa e comune dei fatti più gravi avvenuti durante una guerra, se non si esalta e si realizza il valore della verità, della giustizia e dei diritti umani? A mio parere, tutti gli Stati e i Governi dovrebbero porsi questo problema, se vogliono davvero che in avvenire certe atrocità non si possano ripetere. Continua invece a prevalere l’interesse all’oblio ed alla cancellazione dei misfatti sulle ragioni, che dovrebbero essere determinanti e predominanti sempre, del rispetto e della tutela dei diritti umani.
Dobbiamo dunque chiedere a tutti (Governi compresi, ad anzi prima di ogni altro) di adoperarsi perché prevalgano infine la verità e la giustizia, perché sta anche in questo il baluardo della nostra umanità.
dal n.209 di ANPInews (5/12 luglio 2016)
6 Luglio 2016