Gioia Ghezzi. La vediamo nel fotomontaggio di apertura sullo sfondo della stazione ferroviaria di Atene
autore: Andrea Cinquegrani“Una coscia di Higuain vale quanto le nostre ferrovie, complimenti”. E’ la battuta di un analista finanziario greco in visita di lavoro a Napoli con un team di colleghi. Mentre è caldo come una sfogliatella il “colpaccio” delle nostre Fs per l’acquisto delle consorelle elleniche, un super saldo da 45 milioni di euro. L’annuncio – guarda caso – arriva all’indomani della tragedia in Puglia, che ci sbatte in faccia, oltre ai morti, lo stato comatoso delle linee regionali, prive di ogni risorsa per sicurezza & innovazioni, mentre a ridere sono solo i maxi appalti per l’Alta Velocità acchiappatutto. E guarda caso lunedì 18 luglio, in terza del Corriere Economia, campeggia a tutta pagina l’intervista “promozionale” rilasciata a una genuflessa Daniela Polizzi dal neo presidente di binari & rotaie di casa nostra, il vertice Fs Gioia Ghezzi, che illustra orgogliosa il fresco shopping estero. Intanto, sul fronte della tragedia per una volta non greca, ma pugliese, in arrivo alcune news su affaristi & faccendieri: altro che capistazione e macchinisti, su cui – al solito – viene sviata dai media l’attenzione del popolo bue, cui può essere tranquillamente somministrata ogni idiozia. Ma proseguiamo con ordine.
Gioia Ghezzi
E ripartiamo dalla coscia del Pipita, contesa a suon di milioni da mezza Europa, Juve in pole position: prezzo d’asta, fissato dal patròn del Napoli Aurelio De Laurentiis, 94 milioni di euro tondi (per la serie, non si accettano contropartite tecniche, solo cash). L’operazione dovrebbe andare in porto a stretto giro. Come in un baleno si è risolto il nodo della privatizzazione delle ferrovie made in Grecia, attivata dall’“Hellenic Republic Development Assett Fund”, il fondo ad hoc partorito nei mari dell’Egeo per “ossigenare” le ormai comatose casse pubbliche.
Ecco come ricostruisce i fatti uno degli analisti greci: “una storia ai confini della realtà, sulla quale non so chi, a questo punto, dovrebbe accendere i riflettori, parlo a livello di indagini. E’ da diversi anni che eravamo in attesa delle famose privatizzazioni, dall’energia, fino all’acqua, passando per i treni. Ebbene, il precedente governo conservatore aveva fissato un tetto minimo, circa 300 milioni di euro, che a tutti parevano una follia, una svendita incredibile. Tra i più scatenati nel denunciare quel maxi saldo c’era in prima fila l’attuale ministro progressista dell’Economia: lo stesso che oggi inneggia alla fresca cessione per 45 milioni di euro. Delle due l’una: o era pazzo allora, come la gran parte di noi, o adesso c’è sotto qualcosa. E i greci avrebbero tutto il diritto di saperlo”. Forse anche gli italiani.
A quanto pare i lavoratori in organico a “Trainose”, la società in vita da quasi mezzo secolo e ora oggetto della “trattativa” andata a buon fine con le nostre Fs, sono sul piede di guerra. E hanno annunciato vibrate proteste. “Tanto non succede niente – continua l’analisi – i sindacati ormai contano come il vostro due di briscola e i lavoratori sono allo stremo, come la gran parte dei cittadini ormai. Quelle privatizzazioni sono state volute dalla Troika e ora vengono attuate dall’esecutivo Tsipras ridotto ad un fantoccio di semplice esecuzione degli ordini di frau Merkel. Altro che il primo Varoufakis…”. Il quale, un mese fa, ha incontrato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, fresco di rielezione e intenzionato a diventare il “Che” de noantri, il leader di un Mediterraneo che vuole allargarsi nel mondo…
VITA, PROGETTI & OPERE DELLA NOSTRA LADY DI FERRO
La stazione ferroviaria di Salonicco
Attenzione, dunque, alle cifre. Aggiudicazione per Fs a 45 milioni, a fronte di prime stime pari a 300. E “salvataggio” da 700 milioni di euro, quanto la Grecia avrebbe dovuto restituire alla Ue se non fosse andata in porto la promessa privatizzazione. In dote, a quanto pare, le rotaie elleniche portano un fatturato annuo da 130 milioni di euro. Cifre e dati che vanno letti in controluce, tenendo presenti i freschi annunci del timoniere Fs, la manager già al vertice di Zurich Eurolife, Gaia Ghezzi: “L’investimento in Trainose – afferma – ci dà l’opzione di giocare sul mercato ateniese della mobilità integrata per servire tutta l’area, visto che sulla capitale gravitano 6 milioni di utenti. La società, poi, è strategica, perchè si trova al centro del nuovo hub del trasporto merci che sta nascendo nell’area, dove i cinesi di Cosco hanno preso il porto del Pireo”. Un altro “colpo” messo a segno da Tsipras & C.: dopo la privatizzazione di ben 14 aeroporti regionali, e prima delle ferrovie, era arrivata quella firmata Pireo, un tempo “il porto” per eccellenza, terminal per quegli armatori che hanno storicamente costituito la spina dorsale dell’economia, con il turismo, “visto che l’industria è morta da un pezzo – viene ancora commentato – da quasi vent’anni e la crisi da noi è esplosa nel 2009, due anni in ritardo rispetto al resto dei paesi, ma con una forza molto più dirompente, perchè da noi l’industria è stata letteralmente rasa al suolo e non ci sono soldi per rinnovare le infrastrutture, che restano quelle di prima”. “Adesso – continua – sugli armatori pesa la spada di Damocle messa della Merkel, e non da Tsipras, in questo caso: evidente la volontà di mettere il Paese in ginocchio, far fuggire gli armatori che piazzeranno le sedi legali delle loro società offshore e poi far un sol boccone di quel che resta della vecchia Grecia. Non resta che mettere all’asta il Partenone e andare in scena con un Eschilo che celebra la nostra tragica, annunciata fine”.
Ma torniamo al Bingo Fs con il colpo “Trainose”. Non c’è solo l’anomalia del prezzo, il super saldo, ma anche la atipica modalità. Racconta l’analista greco: “sui vostri media è uscita la notizia che l’offerta italiana è stata giudicata la migliore. Non è vero. O forse era vero fino a mesi fa, quando si era parlato di avance della russa RZD e poi anche di una cordata di imprenditori ellenici. Ma stavolta il gioco è stato semplice: l’offerta era una sola, quindi altro che sorpresa, come avete scritto, c’era una sola busta, prendere o lasciare! E chiaro che tutto corrisponde a una perfetta, scientifica spartizione tra big, o presunti tali, come l’Italia: tu ti prendi le ferrovie greche, io mi prendo queste altre e tu le altre ancora. Un banchetto sulle spoglie dell’Europa, altro che Brexit!”.
Sprizza felicità da tutti i pori lady Gioia: “Ci sono due direttrici che salgono dal Pireo via treno, una passa attraverso la Fyrom, ossia l’ex repubblica jugoslava di Macedonia, l’altra – attraverso la Bulgaria e la Romania – da Salonicco va verso i grandi porti di Rostock e Amburgo. C’è l’opportunità di creare un polo logistico per le merci verso l’Europa. Salonicco, poi, è vicina a Istanbul e si possono aprire opportunità verso la Turchia”. E aggiunge: “anche sul fronte passeggeri c’è molto da fare: la Atene-Salonicco è lunga come la Milano-Roma ma per percorrerla ci vogliono ancora più di sei ore”.
Un treno della Russian Railways
Torniamo al nostro analista: “Parlare oggi di rapporti in qualche modo greco-turchi è fuori dal mondo, viste le ultimissime vicende e la fuga di alcuni golpisti in una cittadina al confine greco. Poi, la Macedonia è un Paese in grande fermento, e non rappresenta un boccone facile da inghiottire per i padroni del vapore, non abbassa facilmente la testa. Sul dato tecnico, la Atene-Salonicco oggi si fa in sei ore, e c’è una tratta da una dozzina di chilometri che si fa a passo d’uomo, su un solo binario: da tempo erano previsti ammodernamenti, per rendere il percorso più veloce. Sarà questa l’occasione per fare da noi l’alta velocità e vederci piovere addosso tanti miliardi come è successo da voi? Solo che noi, al solito, vedremo le briciole. Non so chi fra voi e la Troika beccherà il malloppo”.
Comunque, le Ferrovie di casa nostra puntano dritte all’internazionalizzazione e ai business esteri. Per veder gonfiare quel portafoglio ordini che oggi rappresenta appena il 13 per cento del fatturato, contro il doppio delle medie europee. Per questo la “cura” Ghezzi è in piena fase di attuazione. E su tanti tavoli. Il Giappone, leader di tecnologie, a quanto pare è incredibilmente affascinato dal nostro “Frecciarossa 1000”, la Ferrari delle Fs. Dalle Russian Railways un pressante corteggiamento per realizzare partnership, sempre a base di innovazioni & tecnologie, il Verbo da portare in alcuni “paesi strategici”, come vaticina Ghezzi; la quale tesse le lodi del gioiellino di casa “Italferr”, negli anni passati al centro di non pochi scandali, al solito finiti in gloria.
Uno dei piatti forti – il contratto a quanto pare è appena stato firmato – potrà essere servito in Iran, altro Paese bollente, per realizzare un sogno da sempre nei cassetti persiani: l’Alta Velocità, di cui noi, evidentemente, siamo maestri, comprese Mazzette & Tangenti di enorme voracità (come documentato nel volume di Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato “Corruzione ad Alta Velocità” del 1999, e nelle ultime inchieste fiorentine e romane). Ecco le calde parole di lady Rotaia: “In Iran le Ferrovie svolgeranno il ruolo di general contractor nel quadro di lavori che valgono 3,7 miliardi di euro e che possono mobilitare grandi gruppi, penso ad esempio al settore delle costruzioni”. Anche l’IRI griffata Romano Prodi, per il decollo della nostra Alta Velocità, prevedeva il “general contractor”: un comodo TAVolo al quale si sono sedute imprese fasulle, faccendieri e soprattutto mafie.
La storica Londra-Edimburgo
Non è finita. Perchè il ricco tour di progetti, lavori & appalti prosegue ancora in Gran Bretagna, alla faccia di tutte le Brexit. Un altro Inno alla Gioia dipinge i futuri cieli delle nostre ferrovie, impegnate “in Europa nella realizzazione di singole tratte per il trasporto passeggeri. La Londra-Edimburgo sarà la prima. La concorrenza futura è il frutto dell’approvazione del Quarto pacchetto ferroviario da parte della Commissione. In Gran Bretagna, dove il mercato domestico è già aperto – chiarisce la nuova lady di ferro e binari – Trenitalia ha un vantaggio, perchè è stata la prima azienda non presente sul mercato inglese ad ottenere il Ppq passport, una sorta di prequalificazione, per concorrere alle gare”.
DALL’OLIMPO DELLA GRECIA AL TITANO DI SAN MARINO
Conclude l’analista finanziario in missione a Napoli. “A quanto pare le vostre ferrovie hanno progetti ambiziosi in mezzo mondo, passando anche per la Grecia. Ne abbiamo sentito parlare, di svariate inchieste sulla vostra alta velocità, e adesso abbiamo saputo della tragedia in Puglia. E ci chiediamo: ma stiamo finendo dalla padella della nostra attuale miseria nella brace dei vostri affari? Si diceva di noi, ‘una faccia una razza’, ma non è vero. Se portano via anche la sedia dove sediamo alla fine ci rialziamo e ci incazziamo. Mi pare che voi siete di reazione lenta…”.
L’incidente sulla linea Andria Corato
Eccoci in Puglia, alle prese con le connection a base di “Ferrotramviaria”, la misteriosa società pugliese che coltiva “affari” in mezzo mondo, dalle rotaie fino ai paradisi fiscali più accorsati, come le isole Vanatu. Con una sfilza di principi, sangueblu & faccendieri al seguito. La famiglia Pasquini, leader della sigla, è infatti un autentico crocevia di paraventi societari, manovre border line, inchieste da brividi: molte delle quali finite sotto i riflettori della magistratura.
Al centro delle trame – fra le tante – una sigla, SMI, che sta per “San Marino Investment”, al centro di vorticosi giri a base di mazzette arcimilionarie, riciclaggi, scudi fiscali, oceanici paradisi fiscali (da Madeira fino, appunto, alle isole Vanatu). Nei suoi percorsi di abbondanti “lavaggi” si ritrovano, lungo il percorso, i fondi neri del Monte del Paschi di Siena: i signori del 5 per cento, i papaveri della finanza senese e non solo che hanno affondato lo storico istituto, hanno già bussato a soldi e ora ribussano; dopo aver derubato migliaia di risparmiatori, come successo anche con le 4 banche (Etruria capintesta) e in Veneto.
I vertici di Ferrotramviaria spa
Nella giungla societaria fanno capolino le consorelle “San Marino International Bank” e la “United Investment Bank”, tanto per gradire. La prima è legata a filo doppio ad un’altra sigla tutta da scoprire, “Amphora”, una fiduciaria creata dall’inossidabile Enrico Maria Pasquini. La seconda è invece parto di un’altra mente finanziaria nata alle falde del Vesuvio e poi sbocciata all’ombra del Titano: quella del nobile napoletano Andrea Pavoncelli, convolato a giuste nozze con Maria Grazia Pasquini, la fortunata erede della dinasty, a sua volta “imparentata” con casa Agnelli.
Il dinamicissimo Pavoncelli ebbe la luminosa idea di far partorire UIB nelle cristalline acque del Pacifico meridionale, nel paradiso ambientale e fiscale di Vanatu, al riparo di sguardi indiscreti e presenze ingombranti. Da quel meraviglioso quartier generale era possibile dar vita alle più rocambolesche performance societarie e finanziarie, ad esempio a base di bonifici sull’asse Italia-San Marino, con una sfilza di clienti da novanta.
Enrico Maria Pasquini
Così ricostruiva alcune vicende sanmarinesi Gianfrancesco Turano per l’Espresso ad aprile 2014. “I pm che indagano per la truffa al Monte Paschi hanno rilevato un passaggio, che risale alla fine del 2009, di 1,4 milioni di euro partiti da un conto della Uib di Vanatu a nome del manager Mps Alessandro Toccafondi, scudati attraverso la Smi di San Marino e la sua controllata italiana, la fiduciaria romana Amphora. Toccafondi è stato il vice di Gianluca Baldassarri, capo dell’area finanza del Monte dei Paschi arrestato dalla magistratura senese, e ha scudato complessivamente 14 milioni. Toccafondi ha sempre difeso le sue operazioni con le società di Pasquini dicendo che si trattava di consulenze da suoi clienti personali e non, come pensa l’accusa, di tangenti ottenute con operazioni che andavano a danno del Monte dei Paschi”. Proseguiva Turano: “La Uib è stata tra gli azionisti della ITI Leasing di Pasquini insieme alle società maltesi Vittoriosa e Verdala Holdings e alle fiduciarie di Madeira Intersmi e Ilha das pontas”.
Un autentico viaggio per il mondo a bordo di fiduciarie, finanziarie e ombrelli societari della più vasta gamma. Ma sapete come è andato a finire, lo scorso febbraio, il processo d’appello sui maxi riciclaggi targati San Marino, con una famiglia Pasquini nel motore? “Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione”. Cin cin. Giustizia l’è fatta, in casa (e cosa) nostra.
Pensate che qualcuno scovi e inchiodi i colpevoli della strage di Puglia? Ma ci sono i macchinisti e la telefonata andata in flop! I mandanti – come insegnano Capaci, via D’Amelio, via Fani e via ricostruendo – restano regolarmente “a volto coperto”. Spesso e volentieri “incappucciato”…
18 luglio 2016