Pintus– Il ‘tradimento’ di Higuain fa passare in secondo piano un altro voltafaccia di ben altre dimensioni: la fuga degli Agnelli dall’Italia.
Il cerchio si è chiuso e dopo aver usato lo Stato come un bancomat dalla disponibilità pressoché illimitata, la Holding Exor, la cassaforte di famiglia, è stata spostata in Olanda, seguendo Fca e Ferrari.
Tutto naturalmente in un’ottica di “una struttura societaria più semplice, che risponda meglio al crescente profilo internazionale della società e dei suoi business”, come da pomposo comunicato ufficiale e tanti saluti.
Tradotto: andiamo dove si pagano poche tasse.
Eppure, non più di tre anni fa, il putto John Elkann strombazzava, debitamente istruito dal vate Sergio Marchionne “Abbiamo fatto scelte difficili per poter continuare a produrre in Italia”. E poi aggiunse l’anno seguente di essere “contento perché Fiat è ancora più italiana e ha le forze che rendono la componente italiana del gruppo ancora più forte” fino al 25 luglio del 2014 quando in coppia come Renzi disse “Siamo molto orgogliosi di essere qua e di farle vedere come Fca avrà una presenza sempre più forte in Italia”.
Lo stesso Renzi che magnificava l’operato dell’uomo dal maglioncino blu “Ha fatto più Marchionne per l’Italia che tutti i sindacati messi insieme”.
E fine della storia con ben poco da sorridere, gli Agnelli hanno fatto fagotto, e questo non sarebbe un gran male, il problema sta nel fatto che si sono portati via anche la poca argenteria rimasta.