Faccia da mostro: dal terrorismo nero a via D’Amelio
di Enza Galluccio
In ogni fatto storico c’è sempre qualcuno che deve risolvere le faccende sporche e le stragi di Palermo fanno parte di queste.
Faccia da mostro è descritto come un uomo dal volto deturpato da diversi testimoni e viene messo in relazione con omicidi e stragi. Essi ne citano la presenza nei luoghi chiave e nelle incursioni in case poi svuotate di documenti e prove, vedi il caso dell’agente Nino Agostino.
Il suo volto viene fatto corrispondere all’ex poliziotto Giovanni Aiello. Recentemente anche Enzo Agostino, padre di Nino, lo ha riconosciuto in un confronto all’americana come l’uomo che pochi giorni prima dell’omicidio si era presentato a casa sua in cerca del figlio; in quell’occasione si era presentato come “collega”.
Aiello è un uomo dalle strette relazioni con i servizi segreti che i magistrati di ben quattro procure stanno indagando da alcuni anni; sono quelle di Palermo, Caltanissetta, Catania e Reggio Calabria. Quest’ultima, in particolare, ultimamente ha raccolto nuove conferme sulle responsabilità dello stesso in merito all’omicidio del giudice Borsellino.
È stato il pentito Nino Lo Giudice a parlare. Secondo le sue dichiarazioni, il presunto 007 avrebbe premuto il pulsante che ha scatenato l’esplosione in via D’Amelio. Il boss di Reggio Calabria afferma di aver ricevuto tali informazioni nel carcere dell’Asinara da Pietro Scotto, a sua volta condannato e poi assolto per le intercettazioni telefoniche di casa Borsellino che hanno contribuito alla realizzazione della strage.
Ma non solo, Lo Giudice dice di aver avuto poi conferma di quanto detto anche dallo stesso Aiello, che avrebbe ammesso altri omicidi oltre a quello dell’agente Agostino e della moglie Ida. Tra i molti, su di lui peserebbero anche l’attentato all’Addaura, l’omicidio di Ninni Cassarà e dell’undicenne Claudio Domino, tutti realizzati negli anni ’80 e ’90. Non mancherebbero sue presenze anche nella strage di Capaci.
Ma chi è questo misterioso poliziotto? Ufficialmente non risulta nel ruolo di 007, ma i suoi rapporti con l’intelligence sono stati piuttosto stretti. Lo si narra spesso accompagnato da una certa Antonella, una donna bionda dall’accento calabrese “militarmente addestrata” che comparirebbe anche tra gli esponenti di “Gladio, l’organizzazione paramilitare clandestina italiana promossa dalla Nato.
Faccia da mostro è in pensione da un po’e dice di dedicarsi alla pesca. Dichiara un reddito medio-basso, ma in una perquisizione a suo carico trovano titoli per un miliardo e diversi milioni di vecchie lire. La sua è una vita apparentemente tranquilla, ma spesso scompare misteriosamente per lunghi periodi.
È accusato da molti come Vito Lo Forte del clan Galatolo che lo definisce “un sanguinario che non aveva paura di uccidere”. Per altri, faccia da mostro era anche un uomo di Contrada.
Un esecutore eccellente, quindi, che non si è fatto mancare neanche legami con l’eversione nera degli anni ’70, come si suppone per i suoi legami con Pierluigi Concutelli testimoniati dal consulente finanziario Francesco Marullo, frequentatore di Lo Forte.
Oggi la figura di faccia da mostro potrebbe essere fondamentale nella ricostruzione di tanti pezzi di storia italiana, la prova vivente delle relazioni tra lo Stato e la criminalità, dalla mafia al terrorismo.
Poliziotto, agente segreto, killer di professione, un uomo inquietante dalle conoscenze più torbide.
Un uomo trasversale a servizio dello Stato evidente e dello Stato parallelo.
09 Agosto 2016