I massocapitalisti dell’establishment USA lasciano sempre a desiderare in sincerità e molti statunitensi se ne stanno, pian piano, accorgendo.
Dimostrazione della schizofrenica disonestà del potere USA sono manifestate nelle parole del registra/drammaturgo Oliver Stone nell’intervista sottostante che accusa un forte (e comprensibile) disagio nel dichiarare il suo un paese “democratico“.
Avevamo sostenuto che l’illegalità manifestata dall’establishment USA nei confronti di tutti (concittadini inclusi) era elemento pericoloso perché la NSA “non solo permette e guida ma condivide alcuni sistemi di sorveglianza di massa” con i Paesi Ue. È questa [era] l’ennesima rivelazione dell’ex contractor della Cia Edward Snowden in un rapporto all’Europarlamento. La talpa del Datagate lancia[va] accuse durissime nel documento diffuso dai deputati nell’ambito della loro inchiesta sullo spionaggio degli Usa contro i partner europei. Nel documento si legge che ci sono molti altri programmi di spionaggio “non ancora rivelati che avrebbero un impatto sui diritti dei cittadini europei”.
Massocapitalisti dell’establishment USA che sono indifferenti alla democrazia e che realizza pratiche illegali e contrarie al dettato persino della Costituzione degli Stati Uniti come affermato dallo stesso “giudice Richard Leon del tribunale distrettuale federale del Distretto di Columbia, a Washington, […] accompagnato da considerazioni pesantissime sulla condotta del governo in merito alla sorveglianza dei propri cittadini“.
Cittadini statunitensi che vanno a morire al fronte per gli interessi di un’élite di criminali che si sciacquano la bocca di patria ecc. e, poi, se non sei allineato ti scaricano addosso con i loro media fandonie su fandonie pur di farti uscire di scena come e successo al bravo Snowden.
Chi è il vero criminale?
Chi svela i segreti di una gigantesca bugia che porta alla morte migliaia di persone innocenti ed in buona fede o chi confeziona l’informazione fasulla?
Capiamo ora perché Oliver Stone preferisca l’Italia, con questa Costituzione (antifascista e sociale), al suo paese… Capiamo, anche, perché qualcuno da noi (renziani, Confindustria, Massoneria, ecc.) vogliono renderla una porcata e al servizio del capitalismo. Un ulteriore valido motivo per votare NO ad ottobre.
MOWA
Il caso Snowden secondo Stone: “Perché fa paura questa tipica storia americana?”
Il regista di “Platoon” racconta il suo film sull’ex tecnico della Nsa che diffuse informazioni segrete: “Hollywood non l’ha voluto, ma la verità vince”
di SILVIA BIZIO
LOS ANGELES – Oliver Stone, 70 anni il 15 settembre, non ha perso nulla della verve polemista che lo ha sempre caratterizzato da quando si impose come giovane autore prima come sceneggiatore di Scarface (1982) poi come regista di Platoon (1986). Solo qualche settimana fa al Comic-Con di San Diego sono stati tuoni e fulmini contro Hollywood, i capi degli studios, l’imbecillità dell’industria, persino contro i Pokemon. Il motivo: il suo nuovo film Snowden è stato rifiutato da tutti, per venire poi “salvato” da una piccola distributrice indipendente, la Open Road Films, che lo porterà nelle sale americane il 16 settembre (in Italia lo distribuirà la Bim il primo dicembre).
Il film parla ovviamente di Edward Snowden, il celebre “whistleblower” protagonista della più celebre “soffiata” del terzo millennio, tecnico della NSA (National Security Agency) che nel 2012 – dopo una rocambolesca fuga all’estero, a Hong Kong inizialmente, per poi finire in Russia – rese note al pubblico informazioni super top-secret sul programma di intercettazioni telefoniche/internet e sorveglianza a tappeto operate illegalmente negli Stati Uniti, causando un terremoto nell’intelligence internazionale e nell’opinione pubblica. Nel film è interpretato da Joseph Gordon-Levitt e Zachary Quinto è il reporter del Guardian Glenn Greenwald, il primo a rendere noto quello che Snowden aveva da dire. “Edward sta attraversando un momento molto difficile e doloroso”, ci spiega nel suo ufficio di Santa Monica il regista, che ha incontrato Snowden a Mosca svariate volte prima e durante le riprese del film. “Aveva solo 29 anni quando intraprese questo enorme, epocale passo, ha avuto un enorme coraggio, al suo posto io mi sarei cagato sotto dalla paura. Nei due anni che ho trascorso con lui non l’ho mai visto vacillare né deprimersi. È indubbiamente un uomo di straordinaria integrità morale. Questa è la sua forza”.
Per raccontarlo ha scelto un film che prende alla gola.
“Beh, certo richiede ascolto e attenzione, non è per spettatori distratti, superficiali e ignoranti, come molti nostri simili. Trovo miracoloso che siamo riusciti a finirlo e a “venderlo”. Nessuno voleva toccare questa materia. Ma ce l’abbiamo fatta. La verità alla fine viene fuori”.
Anche senza sostegno.
“Zero, almeno tra le major. Perché non si riesce più a fare film controversi in questo paese? In fondo Snowden è un film su un cittadino americano, è una storia americana, né più né meno di quella di Ron Kovic in Nato il quattro di luglio o Nixon. È la storia di un individuo determinato a dire la verità e a cambiare qualcosa che non va. Una storia tipica americana, giusto? No. Questa storia nessuno la voleva toccare”.
Se Snowden tornasse, come verrebbe trattato?
“Non è possibile che torni. Non potrebbe avere un equo e giusto processo. La sicurezza nazionale e la Difesa sono al di sopra di tutto. Obama è stato durissimo al riguardo. Il mio film non può certo cambiare le cose. Il governo è irriducibile, non sembra umano, guarda cosa hanno fatto a Chelsea Manning! 35 anni di prigione! Sono così stufo di tutto questo. Dovrei venire a vivere in Italia e giocare a scopa e produrre vino e rifarmi una vita lontano da tutto questo”.
Oppure realizzare film meno controversi.
“Non sono d’accordo. Io racconto storie. Sono un drammaturgo. Non avrei problemi a fare una storia d’amore, se bella. Le belve non era controverso, nemmeno Wall Street – Il denaro non dorme mai, o U Turn. Cosa dice?”.
Ma non riesce a evitare le polemiche. Colpa della sua passione per il suo lavoro?
“Sì, ma quando l’avvocato di Snowden mi ha chiesto se volevo incontrare Edward a Mosca, beh, io ci ho messo sei mesi per finalizzare l’accordo. Ero depresso dopo il modo in cui era stato trattato il mio progetto su Martin Luther King, che non mi hanno fatto fare, e non volevo buttarmi a capofitto in un’altra storia così. Sapevo che non sarebbe stato facile e che c’era il rischio di cause legali e così via. Insomma, non è che mi lascio guidare ciecamente dalla pura passione. Io ho cercato di raccontare questa storia come fosse un thriller, intrigante, interessante. Non ho realizzato il film per sollevare un dibattito. Le tematiche non vengono discusse nel film, se non brevemente. Il film parla da solo. Non è un comizio”.
Cosa pensa delle imminenti elezioni presidenziali Usa?
“Mi deprimono. I candidati sono inesistenti, non mi interessa andare a votare. Simbolicamente voterei per Johnson, il candidato libertario. O forse per Jill Stein. Ma che importa… non abbiamo più una democrazia, è tutta una questione di soldi e controllo dei media. I media hanno paura di Trump e vogliono che Hillary venga eletta. Ma hanno controllato bene gli archivi su di lei? È peggio di Obama. Potrebbe portarci in una vera guerra. Peggio di Theresa May. Hillary combinerebbe casini con la Russia. Non voglio stare qui a dire niente di Putin, ma le provocazioni di confine da parte della Nato fanno paura. La crescita dell’Europa nella Nato mi fa paura. La stupidità delle sanzioni contro la Russia mi fa paura. Ci stiamo mordendo la coda. La Russia dovrebbe far parte della comunità internazionale. Sarebbe meglio per tutti. Questo la Clinton non lo vuole, Trump sì, quindi traggo le mie conclusioni”.
Cioè?
“Prendiamo il terrorismo. I russi sono bravi a combattere il terrorismo e potrebbero insegnarci varie cose al riguardo. Noi facciamo schifo nella lotta al terrorismo. Siamo negati. La Russia ha fatto più danni all’Is in pochi mesi che noi in tre anni. L’America non ha fatto niente, perché siamo confusi e volevamo disfarci di Assad, che non dovrebbe essere affare nostro, come i penosi tentativi di cambi di regime in Medio oriente hanno ampiamente dimostrato. Ma questo tipo di approccio neo-conservatore di Hillary Clinton si è alleato alle sue vedute di intervento liberale. È il suo mantra. Cosa farà Hillary, di nuovo la polizia del mondo? Sarà un casino peggiore. E questo casino viene dalla mentalità di George W. Bush. Obama non ha fatto altro che peggiorarla continuando le guerre. Idiozia totale. Allora la questione, in senso lato, è: come faremo per disfarci di questa mentalità?”.
E se Trump riuscisse a convincere la maggioranza?
“Più gente morirebbe. Fuori e dentro il paese. Sarebbe una pazzia”.
Di recente sono stati resi noti documenti sulla relazione tra il governo americano e l’Arabia Saudita, dopo l’11/9. Cosa ne pensa?
“Erano documenti “classified”, segreti. Ma è solo la punta dell’iceberg. L’Arabia Saudita finanzia estremismo da anni e anni, ma è solo quando si sono uniti alla Turchia e hanno deciso di andare contro Assad nel 2012 che le cose sono peggiorate. Stiamo destabilizzando il mondo intero. E non diciamo al popolo americano quello che davvero sta succedendo. È pazzesco che l’Is abbia ricevuto aiuti dalla Turchia. Folle. E adesso s’è rivoltato contro la Turchia, giusto? Abbiamo bisogno di pacificatori nel mondo. Obama avrebbe dovuto essere un pacificatore. Non lo è stato. Per questo sono furioso con lui. Non ha spina dorsale. È un rammollito che ha proseguito le guerre. Ed è stato raggirato da Hillary Clinton e i neo-conservatori in questa ridicola situazione in Afghanistan, Iraq e Siria. Raggirato come un fesso”.
Qualche tempo fa ha scritto un appello sul “New York Times” insieme a Michael Moore per promuovere una petizione contro l’estradizione di Julian Assange.
“Sì. La Svezia si è comportata malissimo con lui, perché fanno il gioco degli Stati Uniti. Lo trovo intollerabile. Anche la Francia è nelle tasche degli Usa. Non è questa la maniera in cui io sono cresciuto. Ricordo che c’era un’Europa indipendente”.
A dare asilo a Snowden alla fine è stata la Russia.
“Ironico, no? L’America lo avrebbe scippato da qualsiasi altro paese. Ma non dalla Russia. E sa perché? La Russia ha mantenuto la sua indipendenza grazie alle armi nucleari. Non puoi fregare la Russia. E questo dimostra che l’unica maniera per rimanere indipendenti dagli Usa è la forza. Gli indiani d’America hanno imparato questa lezione tanto tempo fa: non esiste trattato che non possa essere rotto e disfatto. E gli Usa hanno fatto il bello e cattivo tempo al riguardo. Sono specialisti”.